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The D-ark Tower of Power

 Mi sia concessa una geometrica re-torica domanda. Chissà forse una domanda originata da quel generativo ‘centrale’ fragen di cui diceva Heidegger. O, il che è lo stesso, dal luogo centrale del toro, dal suo re o dalla sua regina. 


E, insieme al domandare, mi sia altresì concesso di ‘bacchettare’ un po’ i lettori annoiati e disattenti. a rischio di diventare più antipatico di quanto già non possa risultare con certa mia invero artificiosa ‘supponenza’.

 

Cosa hanno in comune Stephen King e Jacques Derrida? 
Il romanziere americano ed il filosofo franco/algerino in comune sembrano davvero avere il solito cacciariano Ni-ente.


Eppure i due autori almeno una cosa la condividono, insieme alla grande notorietà nel rispettivo dominio, Il filosofo ed il romanziere condividono un rombo del tutto particolare: il rombo nel quale i numeri da 1 a 100 sono distribuiti da un vertice all’altro della figura. 

 

Ne La Disseminazione Derrida si premura anche di associare quel rombo all’ideogramma cinese che ne rappresenta la stessa logica ‘distributiva’, ma di questo non ci interessa rilevare qui la pertinenza ‘globale’. Una pertinenza relativa ad un cosiddetto “unico conto in formazione” del quale ha parlato anche un altro romanziere francese, Philippe Sollers, nel suo Numeri.

 

La pubblicità di un noto istituto di credito italiano recitava “Conti perché non sei solo un conto”. A proposito di re-torico fragen, chissà cosa contano i ‘contatori’ della Dark Tower di cui parla l’omonimo romanzo di Stephen King? E chissà Cosa centra quel condiviso numerico rombo con la derridiana disseminazione? 

L’interfusione, la nuova forma di comunicazione di cui profetizzano Gerken e Benetton nel loro Addio al Marketing, potrebbe forse illuminarci circa l’intima R&S di questa particolare geometria.


A proposito, sempre in-ter-fondendo, la de-nominazione Ka che caratterizza una vetturetta della Ford, avrà per puro caso qualcosa a che spartire con l’omonimo dio del romanzo di Calasso?

 Da: Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione

 

pag. 47 - I grandi poteri finanziari ed industriali non producono solo merci, ma anche soggettività. Producono soggettività agenti nel contesto biopolitico: producono bisogni, relazioni sociali e cervelli; in altri termini producono i produttori. Nella sfera biopolitica, la vita è fatta per lavorare per la produzione e la produzione lavora per la vita. E’ un grande alveare in cui la regina sorveglia notte e giorno la produzione e la riproduzioneMano a mano che scende in profondità, l’analisi trova - a livelli di intensità crescente - gli assemblaggi interconnessi delle relazioni interattive.

Da questo punto di osservazione la produzione biopolitica dell’ordine risulta immanente ai nessi immateriali della produzione del linguaggio, della comunicazione e dei simbolismi che vengono sviluppati dalle industrie della comunicazione. L’evoluzione delle reti comunicative è in relazione organica con l’emergere del nuovo ordine mondiale, in altri termini è, a un tempo, causa ed effetto, produttore e prodotto. La comunicazione non solo esprime, ma soprattuttoorganizza il movimento della globalizzazione. Lo organizza moltiplicando e strutturando delle interconnessioni attraverso retiEsprime il movimento econtrolla sia il senso sia la direzione dell’immaginario che corre lungo queste connessioni comunicative. In altre parole, l’immaginario viene guidato e canalizzato all’interno della macchina comunicativa. Ciò che le moderne teorie del potere erano costrette a considerare trascendente, e cioè esterno alle relazioni produttive e sociali, oggi si forma all’interno, nell’immanenza di queste stesse relazioni. La mediazione è stata assorbita nella macchina produttiva. 

 

pag. 67-68 (...) non vi è alcuna lingua cosmopolitica in cui si possano “tradurre” i linguaggi particolari di ogni singola lotta. (...) questo indica un importante compito politico: costruire un nuovo linguaggio comune che faciliti la comunicazione.

 

pag. 68-69 L’Impero si presenta come un mondo superficiale il cui centro virtualepuò essere violato immediatamente da ogni punto che giace sulla sua superficie. Se questi punti costituiscono qualcosa di simile ad un nuovo ciclo, esso non è caratterizzato dalla estensione comunicativa delle lotte, quanto piuttosto dalla loro emergenza singolare, dall’intensità espressa da ognuna di loro. (...) Per acquistare una certa importanza ,ogni lotta deve attaccare il cuore dell’Impero nel punto dove è concentrata la sua forza.

 

pag. 115-116 (...) A essere totalitario è il fondamento organico della società e dello stato, e il fatto che venga ad essi imposta un’unica origine. (...) Sieyès denunciò “la malvagità dei piani volti a costituire una re-totale (ré-total), anziché una re pubblica (ré publique).

 

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