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Testamento Biologico: Cosa fare di fronte a una legge liberticida

È ripreso oggi l’esame parlamentare del ddl Calabrò. In discussione c’è una proposta che, in nome della laicità e del testamento biologico, stravolgendone il significato (come ha sottolineato molto bene ieri Carlo Flamigni) mira esplicitamente a introdurre una legge clericale che viola l’autodeterminazione dell’individuo. Purtroppo, tutto porta a pensare che il dibattito sarà breve, perché la legge è voluta da troppi: dalla Chiesa cattolica, ovviamente, ma anche da Berlusconi, dall’UDC, dai rutelliani, dai popolari del PD. Solo un’improbabile caduta del governo potrà fermarne l’iter. Siamo in campagna elettorale, se non si fosse capito, e un argomento come le scelte di fine vita è in grado di compattare la maggioranza e dividere l’opposizione.

Di fronte a un tale schieramento di forze poco si può fare, ma molto si deve fare. Quantomeno continuare a ricordare a voce alta che il ddl Calabrò recepisce ossequiosamente la dottrina cattolica, specialmente in materia di nutrizione e idratazione: nessun Dio ha chiesto questo, semmai qualche papa. Ed è indispensabile non dimenticare che il provvedimento sposta la libertà di scelta dall’individuo ad altri individui: i medici che dovranno prendere la decisione finale, i politici che attribuiranno loro tale responsabilità, i vescovi che hanno loro chiesto di approvare una legge che rappresenta un pugno in faccia al principio di autodeterminazione. Che, del resto, il magistero ecclesiastico nega: «la vita appartiene a Dio», dicono. Infine, indossare qualcosa di arancione, anche un solo fiocchetto, come ha chiesto il Coordinamento Nazionale Laico: un piccolo gesto, utile a informare e a far parlare quanto più possibile i cittadini.

Saranno molto probabilmente i tribunali (se l’Italia continuerà ad avere un ordinamento giudiziario autonomo) a dire la loro sulla legittimità o meno di un testo così illiberale. Ma già ora è impossibile negare che questa legge non solo sfregia la libertà di scelta, trasformando il cittadino da soggetto a oggetto, ma nega altresì la sua responsabilità individuale, ritenendolo incapace di comprendere le implicazioni di quanto vorrebbe sottoscrivere. Una legge paternalista, che mette nero su bianco che vescovi, medici e politici capiscono meglio del diretto interessato quali sono i suoi reali desideri.

Sarebbe già molto riuscire a ribadire tutto questo in ogni sede possibile. E ancora più importante sarebbe ribadirlo anche all’interno della cabina elettorale. Se tutti gli italiani favorevoli al testamento biologico (tre quarti della popolazione, dicono i sondaggi) smetteranno di votare chi contribuirà ad approvare un simile scempio, l’Italia sarà un paese incomparabilmente migliore. «La sovranità appartiene al popolo», recita l’articolo 1 della Costituzione.
Esercitatela.

 

di Raffaele Carcano, Studioso della religione e dell’incredulità, curatore di Le voci della laicità, coautore di Uscire dal gregge, segretario UAAR

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