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Temere gli esami? No, grazie

Con le prove orali alle porte, l’ansia dei maturandi cresce a dismisura.

A chiunque sarà capitato o capiterà nella vita di affrontare il tanto temuto Esame di Maturità.

Non tutti però, lo hanno vissuto anche da spettatori. Ieri, ore 8, mi ritrovo ad assistere ad una scena abbastanza consueta (o almeno credo) per gli “addetti ai lavori”: una decina di studenti circa, quelli che affronteranno l’orale della propria maturità, fanno avanti e indietro nell’ingresso di una scuola che ad inizio luglio sembra meno cattiva, stressata ma anche interessante di quanto non lo fosse almeno un mese fa.

I maturandi vivono infatti l’ultimo anno e in particolare l’esame, come il momento della “resa dei conti”.

Come se non contasse come ci si è preparati fino a quel giorno (cosa che purtroppo o per fortuna accade), in quell’ora di colloquio, ci si gioca tutto.

E allora ecco abbracci di gruppo, riti scaramantici, invocazioni in lingue sconosciute a Santi altrettanto sconosciuti, sedute spiritiche e tanto altro che -intendiamoci - non serviranno assolutamente a nulla, ma almeno rendono meno nervosi i “poveri fanciulli”.

Ma perché tutto questo accade? Perché non siamo/siamo stati in grado di affrontare quest’esame solamente con la giusta ansia che la serietà dell’evento non deve far mancare?

La realtà è che non siamo abituati ad essere sotto esame come invece accade in altri Stati. Per esempio, negli Stati Uniti o in Inghilterra, terminato ogni trimestre o ogni anno scolastico, gli studenti sono tenuti a sostenere un esame per ogni corso seguito.

Non basterebbe semplicemente questo a ridurre almeno del 50% l’ansia pre-esame?

In fondo, tutti i neo-maturati, una volta lasciata quell’aula, descrivono il proprio esame come “una stupidaggine” o comunque affermano di non averlo trovato così terrificante come pensavano. E basta un anno perché quegli stessi studenti, ora universitari o (miracolosamente) inseriti nel mondo del lavoro, guardino all’evento come un semplice gradino di una scala che non è ancora diventata ripida.

Allora che fare? Continuare a temere gli esami? No, grazie. Basterebbe fare in modo che vengano considerati una consuetudine facilmente affrontabile - se ci si impegna.

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