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Telese presenta "Pubblico" in Sardegna. Per una ricostruzione etica e sociale del paese

Libri e quotidiano: in arrivo il Teleciclone. Dal buen retiro sardo Luca Telese affila le armi per l’autunno rovente. Lavoro e cultura i cardini della nuova sfida. L'editoria e la comunicazione, già volatili nell'era digitale, polverizzano nella pausa estiva nuove occasioni di rilancio. Pronte al germoglio nelle kermesse balneari, vetrine adeguate per i diversi protagonisti iperattivi nel riposo del guerriero.

Ne sa qualcosa Luca Telese più che operativo in questi giorni di riposo nel nord Sardegna. Il giornalista, romano d'adozione sardo d'origine, è “in onda” (in questi giorni è sostituito da Filippo Facci nel popolare talk televisivo serale) dividendosi fra le acque cristalline del golfo dell’Asinara e la Nurra sassarese. Nel familiare buen retiro sardo, il conduttore del Tetris La7 e cofondatore de Il Fatto Quotidiano sta ultimando la preparazione all'imminente debutto autunnale. Che lo vedrà impegnato in più fronti professionali, primo fra tutti: la direzione del nuovo quotidiano da lui stesso fondato. Il primo numero cartaceo (è già attivo nel web la versione on line) di Pubblico sarà in edicola il prossimo 18 settembre. L’annuncio lo ha dato lo stesso Telese lo scorso 9 agosto a Porto Torres in un caloroso bagno di folla presso la libreria Koinè. L’occasione si è data con la presentazione del suo ultimo saggio: “Gioventù amore e rabbia”. Il libro, edito da Sperling & Kupfer con una particolare copertina fortemente voluta dall'autore (evoca una metafora cinematografica del 1962: lo start up sessantottino britannico), ha un sottotitolo che è più di una dichiarazione programmatica.

Telese imbraccia con il noto ardore l'attuale crisi italiana (“volevo raccontare questa crisi anche se l'immagine sofferente della copertina venderà meno copie delle attese”) incontrando la propria passione professionale, quella di un «giovane quarantenne», raccolte dall'osservatorio privilegiato del cronista. In quest'ambito Telese motiva la decisione della sua nuova avventura editoriale che ha sancito la sua uscita dal Fatto di Padellaro e Travaglio. Una professione di fede ai temi delle ricostruzione etica e sociale del Paese già esplicata nel suo tour nazionale e approfondita nella sua isola. All'Argentiera (Sassari) dieci giorni prima aveva tenuto banco insieme a illustri colleghi della stampa nazionale, circa la necessità di svelare le storie della gente comune: tornare al centro della solitudine tragica di chi è abbandonato a se stesso dopo la perdita del lavoro. “Con Il Fatto abbiamo compiuto una cosa straordinaria in Italia, rompendo il monopolio informativo berlusconiano”.

A Porto Torres nei locali gremiti del Corso turritano intorno alla mezzanotte approfondisce gli obiettivi del suo progetto. “Dopo la caduta del berlusconismo, ci siamo chiesti in redazione quale era la svolta, è stato l'assunto, forse anche legittimo considerate le 50 mila copie vendute al giorno”. La ricostruzione sociale e culturale del Paese frantumato in ammassi di macerie è il target che s'intesta il neo direttore di Pubblico. Che avverte in modo chiaro: “Chi appoggia l'attuale Ministro del lavoro e l'esecutivo Monti, non leggerà il mio libro né acquisterà Pubblico”. Da questa precondizione parte l'analisi del cronista politico, accreditato a Palazzo Chigi e nelle vertenze più delicate degli ultimi anni ai tavoli negoziali dei ministeri romani. Ne deriva una narrazione fluviale e accattivante. Nelle visioni tragicomiche dei ministri ultimi alternatisi ai dicasteri dello sviluppo economico (Scajola, Romani, Passera) emerge la figura opaca di Marchionne e del suo straordinario mandato nel patrimonio industriale italiano e nel corpo delle relazioni industriali. Un processo di svuotamento del know how tecnologico italiano totalmente opposto alle politiche dei principali partner europei. Impegnati nella estrema tutela dei propri marchi industriali (Renault, Opel nel settore auto), ancor di più per i propri lavoratori nel picco più grave della tempesta monetaria, economica.

Sono seduti in prima fila i reduci Vinyls: i cassintegrati dell'Asinara. Un'esperienza di lotta per il lavoro (perso) irripetibile. Sembrano ricordi di un film dello scorso secolo. Eppure dopo oltre due anni di presa dell'isola, decine di collegamenti televisivi dedicati, tre libri pubblicati, un portale web aggiornato allo scorso marzo per ricordare i mancati avvii delle bonifiche promesse da ENI (nessuno in sala, riesce a ricordare che i 135 colleghi di Porto Marghera proprio qualche giorno prima sono stati tutti riassunti dall'Oleificio Medio Piave di Treviso), al prossimo ottobre scadranno gli ultimi spiccioli delle indennità di cassa integrazione. Proprio per questa ricchezza di fame e disoccupazione sull'isola che ha in scadenza una serie di vertenze drammatiche: Eurallumina, Alcoa, E.On, Keller per citare le più note, Pubblico sbarcherà in Sardegna con una pagina dedicata.

Un'avventura nella sfida considerato che l'approdo sardo è già inibito a diversi quotidiani nazionali per i costi proibitivi: che di fatto esautorano i Sardi di ulteriori diritti primordiali ad una corretta e plurale informazione. Non manca l'intervento migliore nell'ennesima notte bianca in libreria: una lavoratrice rappresentante i precari (da sette anni) dei centri per l'impiego della provincia di Sassari. Il paradosso estremo: il lavoro negato a chi lavora per dare lavoro. “...Proviamo ad aggiungere qualche elemento di paradosso. Vediamo.. un’Amministrazione di SINISTRA che, preoccupata di non alimentare nei lavoratori l’illusione di un lavoro precario, preferisce sbattere 31 operatori dei Centri per l’Impiego in strada e li tiene in piazza per 3 mesi, arrabbiandosi e pestando i piedi perché quelli no, non si rassegnano!, e continuano a manifestare pubblicamente le loro ragioni.. razza di impudenti!! Già, ma la storia finisce male e ridiventa seria, perché la Corte dei Conti dà ragione ai lavoratori e costringe la Provincia a riassumere quei cattivoni (di certo raccomandati)!”.

Quando il testo della dottoressa psicologa scopre l'evidente incoerenza fra i dettati programmatici a tutela dei lavoratori professati da SEL e l'azione ostativa della stessa forza politica presente nella giunta locale, l'agenda settembrina di Telese 's'infittisce: impegnato già il secondo numero del quotidiano e probabilmente il palinsesto di nuovi antichi infuocati talk televisivi.

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