• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Teatro: luci ed ombre

Teatro: luci ed ombre

La Calabria come dice il rapporto Svimez è fra le Regioni più povere d'Italia. Un primato che le spetta da molto tempo acuitosi maggiormente con la crisi in atto che sta impoverendo il già debole tessuto economico e sociale.

A voler compiere un passo indietro, possiamo affermare che uno dei mali atavici calabresi è dovuto ad una mentalità che invece di premiare le idee le affossa, specie se provengono da soggetti che non sono legati a nessun carrozzone massone o politico. Nel corso degli anni abbiamo assistito a promozioni di rampolli della casta, destinato posti ad uomini provenienti anche da fuori purchè in linea con il pensiero dominante, ignorando che proprio questo modo di fare e d'agire avrebbe significato indebolimento e mancanza di strumenti idonei per affrontare le sfide.

Stesso destino è toccato al settore culturale e teatrale. Ci sono stati negli anni programmazioni teatrali, specie nel territorio crotonese, che hanno fatto registrare la presenza di compagnie che si esibivano anche a livello nazionale con ritorno d'immagine da parte della provincia nonché notevole risparmio per come venivano gestite le cose, anche quando i quattrini c'erano ma non venivano certamente sperperati. Ma come succede sempre da queste parti, politici ignoranti e corrotti hanno deciso un bel giorno di appropriarsi dell'idea e, tramite un "prode" dotato di agganci con ambienti ministeriali, il teatro è stato gestito come la gallina dalle uova d'oro privando il territorio di un servizio e di una crescita culturale necessaria ed importante in questi avamposti di periferia.

Tramite i soliti maneggioni e speculatori si è dato vita al Teatro Stabile della Calabria per la seconda volta dopo che a Cosenza era abortito per via della solita gestione clientelare e per una "esterofilia" che vedeva in chi veniva da fuori il giusto aggancio per indossare un abito vecchio tirato a nuovo. Una gestione, quella dello Stabile calabrese, da dimenticare per via delle mene di un attore che, recitando bene la propria parte, aveva creato la compagnia dei saltimbanchi e dei mariuoli.

Certo è che se in quei giorni qualcuno avesse avuto la forza di spulciare carte e vigilare su quanto stava avvenendo ne avremmo viste delle belle! Ma come si sa, la verità quaggiù quando è scomoda bisogna silenziarla, occultarla, stendere intorno un velo per tenerla velata e non visibile. Chiaramente quando i finanziamenti regionali e nazionali terminarono il commediante di ventura smontò tutto ed andò via insieme a nani e giullari che lo avevano aiutato ad arte nella commedia del vincere facile ed a tutt'oggi, non essendo state svelate le magagne antiche, basti che arrivi qualcuno capace di attingere a qualche congruo finanziamento e parte la giostra ed il banchetto a cui siederanno i commensali.

Cosa rende ultima una regione o una realtà? Forse la capacità di riscattarsi lavorando per ciò in cui si crede o trasformarsi in squali e corvi per appropriarsi indebitamente di quanto c'è sul tavolo? D'altronde non è un caso se anche in Italia il metodo Carminati ha scoperchiato un modo d'agire mafioso ed omertoso. A grandi livelli, ma anche in settori che sembrerebbero sfuggire a un tale modo d'agire, la cultura ed il teatro non sono esenti da simili metodi.

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità