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Tasse alte su salari bassi

In Italia continua a crescere il peso delle tasse sugli stipendi, mentre resta in fondo alla classifica Ocse sui salari. Secondo quanto rilevato dall'Ocse, il cosiddetto cuneo fiscale, che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore, in Italia è al 46,9%.

L'onere del fisco nel nostro paese, secondo quanto diffuso dall'istituto con sede a Parigi nel rapporto “Taxing Wages” per il 2010, è aumentato dello 0,4% rispetto al 2009, quando si attestava al 46,5%. Nella classifica dei paesi membri dell'Ocse, aggiornata alla fine dello scorso anno, l'Italia sale dal sesto al quinto posto per peso fiscale sugli stipendi, sorpassando l'Ungheria (46,4%), ma restando dietro a Belgio (55,4%), Francia (49,3%), Germania (49,1%) e Austria (47,9%). Per quanto riguarda i salari l'Italia resta in fondo alla classifica Ocse, ma sale dal 23° al 22° posto, superando la Grecia. Il salario netto medio di un single senza figli a carico in Italia è stato di 25.155 dollari nel 2010. La cifra è inferiore sia alla media Ocse (26.436 dollari), che a quella dell'Unione europea a 15 (30.089). Il salario lordo è stato invece di 35.847 dollari, lievemente superiore alla media Ocse (35.576), ma inferiore a quella europea (42.755). In questa classifica l'Italia è al 19° posto.

Secondo la Cgil, i due dati diffusi dall'Ocse, forniscono “una significativa sintesi” del panorama italiano: “siamo fra gli ultimi posti per il valore dei salari e contemporaneamente tra i primi posti per il peso del fisco su di essi” ha dichiarato Danilo Barbi, segretario confederale Cgil. Il rapporto “Taxing Wages”, conferma il crescente squilibrio tra tassazione e salari dei lavoratori, un problema che la Cgil denuncia da tempo e che, come sottolineato da Danilo Barbi “si aggrava di giorno in giorno, senza una redistribuzione della ricchezza”.

“C'è una relazione tra i due dati che va interrotta - ha proseguito il dirigente sindacale - rilanciando l'economia del paese e spostando l'asse fiscale dal lavoro alle grandi ricchezze improduttive e parassitarie, penso - ha concluso Barbi - all'evasione e alle grandi rendite”.

I commenti più votati

  • Di Strangelove (---.---.---.19) 13 maggio 2011 14:13
    Strangelove

    Le proposte del PD e della CGIL, proposte sposate anche da Casini, per un aumento della tassazione delle rendite finanziarie sono una solenne presa in giro.

    Aumentare l’aliquota al 12,5% facendola crescere al 20 o al 25 significa soltanto aumentare le tasse sui piccoli risparmiatori. Grazie a holding lussemburghesi e a residenze delle persone fisiche in paradisi fiscali i grandi patrimoni di confindustria sono al riparo dal fisco italiano e non pagano neppure il 12,5%.

    In pratica la sinistra chiede di tassare i risparmi dei ceti medio bassi.

    Se a questo aggiungiamo il fatto che Bersani non perde giorno di promettere a confindustria sgravi fiscali, ben si capisce come mai i miliardari di confindustria siano tutto un applauso per le proposte della CGIL e della nostra evanescente "sinistra", tutta dedita a compiacere De Benedetti e Caltagirone.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.223) 13 maggio 2011 12:13

    se pagassero meno i dirigenti, automaticamente si abbasserebbero i costi del lavoro.

    aumentando gli stipendi dei lavoratori
    l’economia si risveglierebbe. 

    l’entrate tributarie grazie hai lavoratori
    che sono tassati alla fonte, aumenterebbero.

    mi fermo, perchè quello che vorrei dire,per quanto riguarda, il pagamento delle tasse dei datori di lavoro e la classe dirigente sarebbe utopia. VITTORIO

  • Di Strangelove (---.---.---.19) 13 maggio 2011 14:13
    Strangelove

    Le proposte del PD e della CGIL, proposte sposate anche da Casini, per un aumento della tassazione delle rendite finanziarie sono una solenne presa in giro.

    Aumentare l’aliquota al 12,5% facendola crescere al 20 o al 25 significa soltanto aumentare le tasse sui piccoli risparmiatori. Grazie a holding lussemburghesi e a residenze delle persone fisiche in paradisi fiscali i grandi patrimoni di confindustria sono al riparo dal fisco italiano e non pagano neppure il 12,5%.

    In pratica la sinistra chiede di tassare i risparmi dei ceti medio bassi.

    Se a questo aggiungiamo il fatto che Bersani non perde giorno di promettere a confindustria sgravi fiscali, ben si capisce come mai i miliardari di confindustria siano tutto un applauso per le proposte della CGIL e della nostra evanescente "sinistra", tutta dedita a compiacere De Benedetti e Caltagirone.

  • Di pv21 (---.---.---.28) 13 maggio 2011 18:58

    Shopping elettorale >

    Berlusconi qualifica come “terrificante” il programma elettorale del centrosinistra.
    Sono quelli, ci spiega, che “dichiarano di voler ridurre il debito pubblico che loro hanno contribuito, con i governi di compromesso storico, a moltiplicare per otto volte, dal 1980 al 1992”.

    Sorprende sentir liquidare con “governi di compromesso storico” le coalizioni DC,PSI,PSDI,PRI,PLI succedutesi in quegli anni.
    Sconcerta soprattutto il riferimento ad un periodo che vede al vertice del PSI proprio quel Bettino Craxi che, nel 1984, con apposito Decreto, autorizza la neonata Fininvest a trasmettere su scala nazionale.
    Lo stesso Craxi che, da Presidente del Consiglio, in soli 4 anni (1983-87) raddoppia il Debito pubblico.
    C’è di più.
    Dal 1993 ad oggi, le centinaia di miliardi di debiti accumulati dai vari governi Berlusconi equivalgono a 1/3 dell’intero ammontare del Debito.
    In sintesi.
    Sono ascrivibili al solo duo Berlusconi-Craxi quasi metà degli oltre 1800 miliardi di Debito pubblico.

    E’ vero. Tutto fa “spesa” quando serve alimentare il Consenso Surrogato di chi è sensibile all’imprinting mediatico …

  • Di pv21 (---.---.---.28) 13 maggio 2011 19:15

    Tabu fiscale >

    Di aumentare la tassazione immobiliare ora ce lo suggerisce anche l’Ocse. Per Berlusconi si tratterebbe di un “grande esproprio”.
    Tremonti, che ha mutuato dal governo Sarkozy la legge “antiscalate”, non vuol sentir parlare del modello francese di “patrimoniale” sulle grandi ricchezze.

    Consiste in un’imposta aggiuntiva ( 1%) per le famiglie con una ricchezza “accertata” di almeno 1 milione di euro. Si prescinde dal reddito Irpef e la franchigia lieviterebbe pro quota con l’incremento del patrimonio.
    Un esempio di possibile applicazione.
    Una famiglia con abitazione da 600mila euro, seconda casa da 250mila euro e titoli finanziari per 250mila euro pagherebbe al mese un’imposta di circa 80 euro.
    Imposta che salirebbe sui 2800 euro per un patrimonio da 5 milioni di euro.

    Detta “patrimoniale” riguarderebbe meno del 5% delle famiglie italiane e per l’erario sarebbe un extra gettito annuo di almeno una dozzina di miliardi di euro.
    Risorse sufficienti per dare ossigeno all’economia.

    A cominciare dalla rimozione di quella Tagliola Tributaria che corrode il potere d’acquisto di dipendenti e pensionati …

  • Di yepbo (---.---.---.98) 13 maggio 2011 22:34

    Tante belle parole e tante belle teorie. Ma, la realtà é solamente una.

    Piaccia o meno, ci deve essere qualcuno che si sacrifica e paga per mantenere appetibile (ossia alto) il tenore di vita dei politici.

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