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 Home page > Tribuna Libera > Talleyrand e la profezia sulla Rivoluzione Francese

Talleyrand e la profezia sulla Rivoluzione Francese

Una storia misteriosa, che suscita curiosità, riflessione in alcuni o ilarità in altri, veniva riportata da Talleyrand nelle sue memorie. Talleyrand non riportava nomi di persone, né di luoghi, rimaneva molto generico. L’allora Vescovo di Autun riceveva da parte di un sacerdote delle testimonianze su dei fatti straordinari. Eravamo nei primi mesi dell’anno 1789, già la tensione in Francia era abbastanza sentita, le aspettative e il fermento ribollivano in ogni Ordine sociale (Clero, Nobiltà e Terzo Stato).

Un giorno Talleyrand, da poco consacrato Vescovo, riceveva un sacerdote il quale era portatore di una lettera. Nella missiva vi era la presentazione a firma del suo superiore, il quale attestava l’onesta della persona e la veridicità della sua confessione.

Talleyrand, dopo aver congedato i suoi segretari, chiamava il sacerdote facendolo accomodare invitandolo a parlare di questi fatti particolari.

Il sacerdote esordiva parlando che ciò che avrebbe detto era frutto di un ponderato esame di coscienza e non di debolezza o di superstizione. Così iniziava a parlare che un giorno, dopo un’ incontro con un Barone, il quale era andato a chiedere consiglio su un’ eredità, presso la sua stanza dove egli abitava trovava una persona vicino al camino, seduto con le mani che gli ricoprivano il volto e vestito da una lunga tunica.

Dopo i primi momenti di paura e stupore il povero sacerdote facendosi forza decideva di entrare nella sua camera. Notava come i suoi passi e la sua presenza non scalfivano l’atteggiamento dell’uomo seduto, questi sembrava in profonda meditazione. Dopo qualche minuto di silenzio il sacerdote a voce alta esclamava verso il suo misterioso interlocutore: “Ebbene, Signore, a che cosa pensate con tanta perseveranza?”. L’uomo rispondeva adducendo di stare in guardia dal dare cattivi o leggeri consigli in vista di quello che sarebbe accaduto in Francia. Al sentire questa risposta il sacerdote aveva ancora più paura perché riconosceva la voce di un suo amico: era un curato che conosceva bene ed era morto cinque anni prima. Dopo questa prima visione il sacerdote riceveva una nuova visita da parte del Barone, questi era visibilmente agitato e preoccupato perché il figlio, di quindici anni, gli aveva confidato di aver visto il curato defunto. Davanti a questa singolare coincidenza i due rimanevano basiti e decidevano di pregare insieme.

L’indomani la presenza del curato defunto ritornava con un messaggio più esplicito nel quale annunciava le minacce che avrebbe subito la Chiesa di Francia e la fine della regalità: “Son qua, ascoltatemi; grandi sventure minacciano la Chiesa di Francia; i lupi rapaci si sono cacciati in mezzo ai pastori; i baccanali di Babilonia stanno per ricominciare; non avrà templi che la follia, il clero perirà sotto il ferro, il fuoco e l’acqua; i morti non avranno pace nei loro sepolcri, mani sacrileghe ne gli strapperanno , e si giuocherà alla palla col cranio di Enrico IV e con la testa di Luigi XVI”.

Poi, alla domanda del sacerdote sull’accadimento, aggiungeva: “Prima di quattro anni!”.

Gli ammonimenti si sarebbero conclusi con un invito del curato defunto al sacerdote di celebrare una messa. Il sacerdote parlava di essere stato in mezzo ad una moltitudine di persone e della presenza di una grande croce, inoltre, riferiva che all’atto iniziale notava come quelle persone avevano la sembianze di scheletri, ma che si rianimavano e illuminavano all’atto della Consacrazione. Dopo il rito eucaristico il curato defunto gli parlava della ricompensa per coloro che avrebbero perseverato nella fede e gli rivelava; : “Dio ha salvato gli eletti dalle abominazioni che quanto prima profaneranno in Francia i cimiteri; il tuo coraggio è accetto a questo Dio vivente, né temere i mali che ti ho annunziati, imperocchè il paradiso ti sarà aperto il giorno medesimo nel quale il tuo vescovo si farà apostata”.

Talleyrand avrebbe ricordato questo colloquio quando, poco dopo la consacrazione, da egli diretta, dei nuovi vescovi civili, riceveva una lettera che gli comunicava la morte del sacerdote nel giorno stesso della sua apostasia.

 

Salvatore Falzone

Foto: Wikimedia

 

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