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Tagli sanitari: anziani soli, emarginati e senza assistenza

E’ emergenza per gli anziani nel nostro Paese. Sono sempre più numerosi, sempre più emarginati, sempre più poveri, sempre più soli

La loro presenza, in costante aumento, ha superato i 12 milioni, crescendo, dal 2005 al 2010 di 768 mila unità, 207mila soltanto al Sud. Di pari passo è cresciuta la composizione ed il numero delle persone non autosufficienti, che ha toccato quota 2 milioni e 600mila; di questi 2 milioni sono anziani. Ma la quota è in costante aumento e nei prossimi anni toccherà i 3 milioni.

Sono, in poche parole, i risultati del rapporto dello Spi-Cgil sull’assistenza domiciliare integrata (Adi), sulla non autosufficienza e sui servizi sociali rivolti in particolare alla popolazione anziana. Lo Spi-Cgil rivela un fenomeno preoccupante all’interno dell’attuale sistema nazionale sanitario. Le continue decurtazioni, effettuate dal Governo Berlusconi negli anni passati, hanno decretato una situazione di stallo e paralisi. I servizi offerti, non potendo più usufruire dei finanziamenti pubblici, sono del tutto indeboliti e carenti. La spesa sociale nel nostro Paese ne risulta del tutto annullata.

Il Fondo per le politiche sociali ad esempio, è passato da 930 a 43 milioni di euro. Anche altri tipi di finanziamenti, previsti per assistere le persone non autosufficienti, sono risultati azzerati o fortemente ridotti. E’ il caso, ad esempio, del Fondo per la non autosufficienza di 400 milioni di euro, che è stato cancellato con un colpo di spugna. Ritardi e riduzioni si registrano anche per i Fondi di Premialità, che in particolare riguardano le Regioni del Sud, con 345 milioni destinati all’Assistenza domiciliare integrata (Adi).

Dal rapporto Spi-Cgil risulta che l’Adi coprirebbe attualmente soltanto il 4,1% della domanda di persone anziane, praticamente soltanto un anziano su cinque. Il sistema sanitario di assistenza in genere mostra la sua disomogeneità all’interno del territorio nazionale. In particolare a riguardo del partenariato, ossia il confronto tra diversi soggetti nella realizzazione di interventi atti alla promozione dello sviluppo economico e per l’integrazione sociale. In questo frangente, la situazione risulta particolarmente frammentata, con una regolarità ed un’offerta diversa da Regione a Regione.

Ad una sostanziale riduzione della spesa per i servizi sanitari per l’assistenza alle persone non autosufficienti, corrisponde un’altrettanto pressante domanda di servizi. I cittadini non autosufficienti, anziani e non, che si rivolgono agli enti preposti, trovano del tutto disattesi i loro bisogni e le loro esigenze. Il risultato è il notevole incremento del servizio di assistenza privata.

Il welfare sociale pubblico quindi, del tutto scorporato nella sua struttura e privo delle risorse economiche necessarie, viene di fatto soppiantato dai servizi di cura “familiare” o dal ricovero presso strutture residenziali private. L’assunzione di 780mila collaboratrici familiari (colf), attualmente disponibili su tutto il territorio nazionale, sembra proprio sopperire le carenze del servizio sanitario pubblico.

Il sistema sociale di assistenza sembra dunque essere lo specchio di un Welfare state sempre più in crisi e sempre più inesistente. I continui tagli allo Stato sociale ed ai servizi che esso dovrebbe garantire, si scontrano sempre di più con il bisogno di una domanda crescente per ogni tipologia di servizio da parte dei cittadini. Questi ultimi sembrano trovarsi in una palude stagnante di profonda sofferenza, abbandonati a loro stessi da un servizio sanitario sempre più lontano e negligente.

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