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Sul voto e sul non voto

Dopo i risultati del 4 marzo ho avuto un sogno angosciante. Ho “incontrato” uno degli ultimi degli ultimi tra i tanti oppressi presenti nel mondo, uno a noi vicino (logisticamente), un annegato in mare, vicino alla Sicilia.

 

I colori erano sfumati, non si capiva se fosse bimbo/a o adulto. Emergevano solo in maniera vacua i contorni del solo viso, straziato e afflitto... un enorme ammasso di migliaia e migliaia di corpi sfatti si intravedevano emergere dal fondo del mare. 

Con voce fioca mi chiese se i recenti risultati elettorali in Italia potevano mutare il pessimo quadro legislativo in essere che regolamenta i salvataggi in mare, l’accoglienza, la solidarietà, l’inserimento nel contesto sociale, che incentiva l’odio razziale, profuso a pieni mani. 

Se, altresì, il risultato elettorale poteva contribuire a mutare lo status operativo della fortezza Europa, dove si stanno consolidando sempre più le destre di sempre con “mutate spoglie” e sentimenti razzisti trasversali.

Angosciato risposi NO, la situazione andava tutto al peggio, compreso le espulsioni di massa minacciate dai vincitori che, tra l’altro, esaltavano il disprezzo ai “taxi del mare”, e del “difendiamo i sacri confini patri”, provenienti dalla stessa fattura.

La gran parte degli italiani (martellata da una ossessiva propaganda gestita a più mani) guardava solo al proprio egoistico e razzista ombelico, con voto e senza voto. In più da tanto tempo ormai erano finiti i tempi eroici di “nostra patria è il mondo intero nostra legge è la libertà ed un pensiero ribelle in cor ci sta…..”.

Ha vinto il nuovo nazionalismo del “prima gli italiani”, recitato a più voci, difformi nominalmente, ma eguali nella sostanza. Risorto dalle ceneri delle decine di milioni di giovani europei fatti sacrificare sull’altare di osanna alla “patria”, come avvenuto proprio cent’anni addietro, fatti ammazzare nelle laide trincee. 

Nel sogno improvvisamente è apparso il viso di un deportato morto in un lager, un insegnante di Licei condannato a 18 anni di carcere dal fu regime (oggi molto caro a diversi vincitori) per avere espresso la sua condanna alla guerra di aggressione fascista tramite bigliettini. Non si poteva votare, liberamente: si poteva solo scegliere la lista unica. La libertà di voto, repressa per oltre vent’anni, ( ...parziale, le donne non potevano votare) era stata distrutta a colpi di mitraglia.

Poi, dal sacrificio di tanti italiani, uomini e donne, che conquistarono le libertà represse dal fascismo, nacque la nuova Italia. Tante le contraddizioni, certo, anche violente, come emerso via, via, nello scorrere degli anni. Non era ancora (la nuova Italia) quella sospirata da tanti in “libertà, fraternità ed uguaglianze, ma il vento del cambiamento soffiava forte.

Con i nuovi equilibri, negli anni a seguire, a forza dei voti espressi, accompagnati dai grandi movimenti di lotta popolari: si cacciarono i Re e le case regnanti (fonte primaria dei mali), si ebbe il voto per le donne, si conquistarono le riforme agrarie, la legge Pio La Torre (per la confisca dei beni mafiosi), lo Statuto dei Lavoratori (oggi propagandato come odio classista), nuovi diritti civili nacquero. Voti, voti, voti, per tanti importanti referendum che resero meno sacrificata la vita di tanti italiani.

Poi improvvisamente mi svegliai, con un immenso frastuono erano apparsi tanti visi, parecchi li conoscevo direttamente – erano del mio territorio, “amici, compagni” -, erano contenti del loro non voto. Allora un grande sdegno mi assalì!

Queste passività erano già insorte in altre fasi recenti della nostra storia, tutte finite in grandi tragedie.

Si Lotta e si Vota. Si Vota e si Lotta. Le due dinamiche sono inscindibili. Lo insegna, tra l’altro, la storia del movimento operaio (dei tecnici e degli impiegati). 

Dalle elezioni dei Consigli di Fabbrica, ieri, alle elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, oggi.

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