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Stupri ambientali

Inquinamento delle acque, deforestazione, esaurimento delle risorse naturali. Problematiche che richiedono un'azione locale, ma una soluzione globale.
Stupri ambientali

 

Rischio desertificazione, problemi di riserve di acqua potabile, dal contenimento dell’aumento dell’innalzamento delle temperature entro i due gradi al riscaldamento globale, effetto serra, buco nell’ozono e deforestazione.

18 anni sono trascorsi dalla firma del Protocolllo di Kyoto. Protocollo che aveva l’obiettivo di limitare i danni del riscaldamento globale indicando, contemporaneamente, una via maestra d’uscita dall’attuale crisi dell’ecosistema. Nonostante i vari accordi firmati a livello internazionale  i disastri ambientali continuano (Il disastro del Golfo del Messico, quattro anni dopo) e le emissioni globali di CO2 sono ancora in aumento toccando quota 32.2 mld di tonnellate facendo così tristemente trionfare la Cina, dato che è la seconda classificata per la quantità emessa di CO2 (dopo gli U.S.A.) .

L'attenzione sulle tematiche ambientali è stata posta anche dal Pontefice nella sua nuova Enciclica “Laudato sì”.

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Il meccanismo introdotto da diversi anni dei cosiddetti “Carbon Credit”. Queti rappresentano i diritti di emissioni tra stati ed aziende, dove queste ultime possono acquistare i crediti di aziende virtuose, ambientalmente parlando, per poter inquinare al di sopra della quota predestinata e hanno istigato a creare corruzione. D’altro canto paesi come gli Stati Uniti si sono sempre mostrati contrari e scettici nei confronti di questo meccanismo per paura di veder ostacolata la propria crescita economica e ridotta l’ambigua “libertà” di consumare.

Attenzione dei problemi ambientali che, molte volte, fa rima con il cambiare l’attuale politica consumistica deleteria, auspicando così, economicamente parlando, un cambiamento di rotta e di visione.

Il coadiuvare la rinnovazione e la trasformazione dell’attuale paradigma economico basato sull’aberrante fenomeno del consumismo con l’attuale rivoluzione tecnologica può avere degli effetti gratificanti non solo dal punto di vista ambientale.

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La diversificazione delle fonti energetiche, dando importanza al mondo delle rinnovabili e, perché no, all’autoproduzione energetica famigliare, può essere una mano di forza nel tentativo di girare il timone verso un’altra direzione tendando di cambiare rotta. Una spinta che può permettere al paese a stelle e strisce di concretizzare la meta del 100% di ecosostenibilità energetica entro il 2050. Il tutto senza dimenticare, senza pregiudizi, la ricerca sul nucleare ed in particolar modo sulla fusione nucleare.

Energia da democratizzare, auspicando, in contemporanea, una futura e probabile internet dell’energia, come illustrato in questo articolo.

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Non bisogna ovviamente dimenticare l’implementazione di sistemi di smart grid e di efficienza energetica che gestiscono logicamente e in maniera “intelligente” la rete elettrica evitando o riducendo i problemi di sovraccarico o di interruzione dell’ energia, aumentando così la qualità, introducendo il concetto di flessibilità sia nella domanda e sia nell’offerta. Flessibilità tanto cara al mondo delle rinnovabili, dato che quest’ultime non sono programmabili.

Inoltre la ricerca nel settore dell’immagazzinamento energetico e l’invio di input nel trovare combustibili o vettori (Auto a idrogeno: quale futuro?) energetici sostenibili potrebbero spronare la ricerca di un mondo vivibile, essendo una sorta di “Santo Graal” dei futuri sistemi energetici.

Un mondo vivibile supportato dalla creazione di smart city che consentano di mettere in relazione le infrastrutture materiali delle città con il capitale umano e quindi con i cittadini.

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Altro problemi di vitale e fondamentale importanza è rappresentato dalle riserve di acque potabili, dove queste ultime, onde evitare situazioni di siccità o di scarsità di riserve idriche, dovranno avere una miglior distribuzione e minor spreco.

“Se le guerre del Ventesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del Ventunesimo avranno come oggetto del contendere l’acqua”.

Ismail Serageldin, vicepresidente della Banca Mondiale,1995.

Non è da dimenticare ad ogni modo la necessità di desalinizzazione dell’acqua dove la tecnologia, in particolar modo l’innovativo materiale che promette di migliorare molte scienze tecnologiche: il grafene sta raggiungendo mete abbastanza mature come illustra questo articolo.

Il tutto senza dimenticare di cogliere la sfida nanotecnologica, dove quest’ultimo neo settore potrebbe diventare un futuro gigante della sostenibilità ambientale.

Cambiamento di politica ambientale che può provenire anche dal rifinanziamento delle povere e piangenti casse dello stato, grazie dalla cosiddetta Carbon tax: un esempio di ecotassa sulle risorse energetiche che emettono biossido di carbonio.

Problematica ambientale che richiama, come scritto in precedenza, diversi modelli economici non basati sull’uso sfrenato di risorse. Ciò significa per esempio il non guardare con occhi indispettiti il cosiddetto fenomeno della sharing economy.

 

Problematica ambientale che può offrire, nonostante tutto, un’occasione di cambiamento e di mutamento, da affrontare senza paura.

Obiettivo: evitare ad ogni costo un suicidio collettivo.

Suicidio collettivo che fa rima con estinzione delle specie viventi e non solo.

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Ma ovviamente è molto più semplice attendere il punto di non ritorno, negando, in contemporanea, la propria incapacità.

Per non fare scalpore, per non fare scandalo alle future generazioni.

Meglio tacere.

Politica permettendo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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