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Steve Workers è a Napoli: "Magnammece o’ padrone"

Da quasi un mese un nuovo spettro si aggira per le manifestazioni; è quello di Steve Workers, l'icona antagonista del fondatore della Apple.

La firma di Giovanni Lavoratori ha iniziato a circolare nelle strade battute dagli Indignados del 15 ottobre, lo si è visto a Roma, ma anche Parigi, a Napoli come a Bologna o in Val di Susa.

Slogan dell'anti-Jobs è il geniale capovolgimento della frase must del guru della Apple: "Stay foolish: fight capitalism. Stay hungry: eat the rich!" e la sua filosofia ha iniziato a diffondersi a macchia d'olio contaminando twitter, facebook, blog e altri siti sparsi nella rete.

La pratica politica è nodo centrale del pensiero di Steve Workers; nascono allora progetti paralleli, spontanei e del tutto autonomi, perchè Giovanni Lavoratori è di tutti, perchè la critica del potere riguarda tutti.

A Napoli, ad esempio, "Eat the rich" diventa "Magnammece o' padrone", rabbioso grido di studenti e lavoratori che vogliono parlare fra di loro, fra quel 99 per cento che si interroga sul presente e si mobilita.

Il messaggio non vuole diventare l'ennesimo Comitato o un nuova Rete, come sottolineano gli ideatori dell'iniziativia partenopea, Collettivo Autorganizzato Universitario e Clash City Workers, la campagna "Eat the rich" vuole essere pratica civile e politica; è stato allora indetto per oggi, martedì 8 novembre, un incontro alle 17.00 nell'aula Matteo Ripa, palazzo Giusso presso l'università Orientale di Napoli, perché "è giunto il momento di reagire! Dobbiamo avviare una forte mobilitazione che spinga chi ci comanda a ritirare le misure che ha previsto. Ma per farlo dobbiamo iniziare a incontrarci ed a mettere in comunicazione le lotte: in questi anni gli studenti sono scesi in piazza in migliaia, anche in maniera decisa, ma non hanno ottenuto il blocco della riforma Gelmini, anche perché non sono riusciti a coinvolgere tutta la società ed a far capire l'importanza della loro battaglia per un'istruzione pubblica e di massa. D’altro canto, le vertenze dei lavoratori sono rimaste chiuse nel perimetro delle diverse aziende. Se però i percorsi di lotta si intrecciassero, forse potremmo riuscire, a partire da Napoli, a invertire la rotta della frammentazione e delle sconfitte…"

Quattro no e un sì costituiscono i cinque punti su cui bisogna iniziare a lavorare:

No alla retorica dello “scontro generazionale”: a chi vuole farci credere che i problemi dei giovani siano causati dai “privilegi” dei più grandi. Dobbiamo lottare insieme per difendere diritti acquisiti con le lotte e renderli patrimonio comune!
No alle privatizzazioni! Da un lato si svende il patrimonio pubblico e dall’altro si sfrutta il calderone “crisi” per aprire aziende e servizi pubblici ai capitali privati.
No ai licenziamenti! È assurdo che oggi chi ha un lavoro si ammazza di fatica e chi non ce l'ha si uccide per la disperazione! Lavoriamo meno, lavoriamo tutti!
No al Piano Marchionne, modello perverso delle relazioni industriali, modello si sfruttamento schiavistico che tutti i padroni vogliono adottare.
all’aumento dei salari, alla fine dei contratti “atipici”, al trasporto pubblico, a servizi sociali funzionanti, al diritto all’istruzione, a piani per gli alloggi popolari.

Insomma, Steve Workers continua a lavorare, ad organizzarsi, a discutere e sembra che le sue mele stiano maturando.

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