• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Stephen Hicks e la presunta importanza delle etichette

Stephen Hicks e la presunta importanza delle etichette

Quando nelle pagine di cronaca si parla di omicidi si cerca in genere di descrivere l’assassino, come del resto anche le vittime, attraverso tutti i dati che si hanno a disposizione. Alcuni di questi dati presi singolarmente non servono a dare un’idea delle ragioni del delitto ma servono semplicemente a completare l’informazione data, quindi potremmo leggere ad esempio di un fabbro quarantenne di Macerata piuttosto che di una pescivendola venticinquenne di Salerno senza per questo ritenere che il loro genere, età, mestiere e provenienza possano essere stati determinanti nella maturazione del delitto. Vi sono poi altri tipi di dati come l’appartenenza etnica e religiosa che invece colpiscono in modo diverso il lettore inducendolo spesso, tenuto conto anche del contesto, ad associarli al possibile movente.

Craig Stephen Hicks, un quarantaseienne assistente legale della Carolina del Nord, ha ucciso alcuni giorni fa a colpi di pistola tre studenti nei paraggi del campus universitario di Chapel Hill che frequentavano per poi andare spontaneamente a costituirsi al commissariato di polizia. I ragazzi, due donne di 19 e 21 anni e un uomo di 23, erano tutti imparentati tra loro trattandosi di due sorelle e del marito di una di esse. Fino a questo punto nessun dato può in alcun modo suggerire cosa possa aver armato la mano di Hicks, è tutto troppo generico. Non si può che attendere di avere ulteriori notizie sulle indagini in corso, e fino al momento in cui scrivo pare che i quattro fossero vicini di casa e che alla base del gesto vi sia una disputa per problemi di parcheggio. Le vittime avevano anche un’altra caratteristica in comune oltre al fatto di essere parenti. Deah Shaddy Barakat e le sorelle Yusor e Razan Abu-Salha erano musulmani, con nomi e origini chiaramente arabe, e le due donne vestivano secondo le tradizioni della loro religione. Ecco che già il quadro cambia, la possibilità di un delitto a sfondo religioso comincia a fare capolino ma è ancora troppo poco, bisogna sapere qualcosa di più sull’assassino.

Nell’era del web sociale avere informazioni su una persona è diventato un gioco da ragazzi per chiunque, basta digitare il suo nome per avere ottime possibilità di reperire notizie. E il profilo Facebook di Hicks dice cose interessantissime. Dice che Hicks si definiva un ateo estremista, che manifestava profondo odio nei confronti di tutte le religioni. Adesso quella che era un’ipotesi remota comincia ad acquisire concretezza, abbiamo tutti gli ingredienti per un crimine basato sull’odio religioso. E abbiamo anche quello che serve a un giornale per fare sensazione, per catturare l’attenzione del lettore, com’è stato fatto ad esempio in Italia nell’articolo pubblicato su Repubblica in cui vengono sì forniti i dettagli della notizia all’interno, ma allo stesso tempo si apre con un titolo che dà quasi per scontata l’islamofobia. Ma impostazioni simili sono apparse un po’ nei giornali di tutto il mondo, Rampini sempre su Repubblica ne ha tratto un pezzo in cui parla di un presunto antislamismo montante negli Usa. È proprio il caso di soffiare con forza sulla brace dell’intolleranza etnico-religiosa?

Non che l’odio religioso sia da escludere categoricamente nel caso in oggetto, ci mancherebbe. Anche considerata la lite sul parcheggio ci sono validissimi motivi per pensare che l’appartenenza religiosa delle vittime unita all’odio manifestato dall’assassino nei confronti delle religioni sia stata quantomeno un fattore scatenante, che magari le cose non sarebbero andate allo stesso modo se i problemi di parcheggio fossero stati tra Hicks e una famiglia di evangelici. O più verosimilmente che in tal caso ai media non sarebbe fregato molto dell’ateismo estremista di Hicks. Ma si tratterebbe di semplici supposizioni e non di fatti accertati. Lo stesso Council of American-Islamic Relations si è giustamente limitato a chiedere alle autorità di fare piena luce su questo aspetto. Spingersi oltre, senza peraltro avere il supporto dei risultati delle indagini, porta semplicemente a innescare una spirale in cui si consolidano schieramenti che si accusano a vicenda, come infatti riporta De Dora sul sito del Center For Inquiry a proposito del dibattito che vede gli oppositori del “new atheism” puntare pretestuosamente il dito sugli esponenti di punta di questa corrente, tra cui Richard Dawkins e Sam Harris, addebitandogli in qualche modo la paternità morale del crimine.

hicks

No, non è possibile arrivare a simili illazioni. Non è nemmeno logico perché anche quando venisse accertato che Hicks ce l’aveva con le vittime per quello che rappresentavano si sarebbe pur sempre trattato del gesto di uno squilibrato. Un ateo squilibrato? Ok, se può far sentire meglio sì, è un ateo squilibrato come tanti altri squilibrati che atei non sono. Lo squilibrato Hicks sta all’ateismo come lo squilibrato Breivik sta al cristianesimo, ma con due grosse differenze oltre a quella sul numero delle vittime: la prima è che l’odio verso gli atei ha certamente animato Breivik che non aveva preso di mira nessuna persona in particolare ma una categoria di persone, e la seconda è che nel caso del norvegese la corsa dei media era piuttosto a sminuire, o addirittura negare, la sua cristianità.

Potremmo anche parlare dei gesti di tutti gli squilibrati del mondo raggruppandoli per appartenenza religiosa e certamente non ne verrebbe fuori un quadro sfavorevole agli atei intesi come gruppo omogeneo, per quanto omogeneo si possa considerare una categoria di persone che rifiutano dottrine e dogmi preconfezionati. Sul suo blog Friendly Atheist Hemant Mehta ha eseguito un’interessante operazione elencando una serie di liti per motivi di parcheggio che sono sfociate in sparatorie. Ebbene, dopo dieci minuti di ricerca ha raccolto una dozzina di casi simili e in nessuno dei risultati si faceva riferimento alla religione professata o all’eventuale ateismo di carnefici e vittime. Evidentemente non valeva la pena parlarne.

Vale invece la pena di segnalare l’iniziativa di Foundation Beyond Belief in memoria delle tre vittime per raccogliere fondi per un progetto in cui era direttamente coinvolto l’uomo caduto per mano di Hicks. Barakat studiava infatti per il dottorato di dentista e tra i suoi progetti c’era quello di prestare cure dentistiche gratuite ai profughi siriani attraverso la Syrian American Medical Society Foundation. In attesa di prestare opera sul campo Barakat aveva già iniziato la sua opera meritoria raccogliendo fondi per la Sams, adesso che è morto diverse organizzazioni, tra cui appunto la Fbb, hanno sponsorizzato la campagna portando a un’impennata nell’affluenza di denaro.

Massimo Maiurana

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità