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Stefano Cucchi e Giuseppe Uva: se lo Stato è innocente , Cristo è morto di freddo!

I cattolici ferventi che gridano per l’aborto e si girano altrove per i migranti trattati come merce, dovrebbero appassionarsi anche alla vita di quei poveri cristi che non sono risorti in queste ore, dimenticati da tutto e da tutti nelle celle di questo Stato spesso colpevole: Giuseppe Uva e Stefano Cucchi chiedono semplicemente giustizia!

Stefano Cucchi e Giuseppe Uva: se lo Stato è innocente , Cristo è morto di freddo!

Pubblico questo post di Torba di Gramigna per santificare le feste pasquali. E’ la storia di Giuseppe Uva. Subito dopo aggiungo qualche novità intorno alla vicenda di Stefano Cucchi.

Ora vi dico perchè parlo di santificare la Pasqua. Io sono agnostica e mi rimiro sempre con un certo stupefatto mistero la persona che crede e si professa cattolica, con quel che ne consegue. Nel senso che ritengo che sia molto impegnativo professarsi appartenenti ad una religione istituzionalizzata, qualsiasi essa sia.

Per impegnativo intendo anche ciò che ne consegue in termini di responsabilità.

Pertanto passando dal mistero stupefacente della fede al concreto agire della stessa quando si organizza in clero, il mio agnosticismo diventa gioco forza piuttosto anticlericale.

Ecco perché mi accingo a santificare la pasqua: attraverso le lacrime ed il sangue, la violenza e la sopraffazione e specialmente attraverso questi due poveri corpi martoriati, questi due poveri cristi della strada mi piace pensare che essi – i cristi – possano risorgere.

Essi devono risorgere con il nostro ricordo, devono vivere con le nostre accuse, con la nostra sete di giustizia.

Mentre mi accingo al rito mi chiedo: chissà se tutti questi cattolici integralisti e benpensanti spuntati di recente come funghi si appassioneranno a vicende come queste che dovrebbero interessare il loro credo almeno quanto altre (ad esempio la pillola Ru486).

Tutti questi protagonisti del misero accordo destra-vaticano che, per un pugno di voti utili a vincere in Piemonte e Lazio, hanno previsto un bagno repentino nel medioevo della Inquisizione, come una specie di macchina del tempo.

Una cosa squallida contro le donne. Annunci di battaglia, talvolta rimangiati ma comunque indicativi. A questi cattolici della domenica che urlano contro l’aborto e girano la testa sulla immigrazione vorrei chiedere: riuscirete mai ad appassionarvi anche ad altre vicende che mettano in gioco il vostro essere cristiani?

Ne dubito.

In questo caso il mio augurio di cuore per questa santa festa pasquale è che la vostra carità pelosa vi vada di traverso insieme al cibo che ingurgitate.

Rosellina970

___________________

“E se tu la credevi vendetta, il fosforo di guardia segnalava la tua urgenza di potere, mentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge, quello che non protegge: la parte del boia”.
Era il 1973 quando Fabrizio De André cantava questi versi in una canzone dell’album “Storia di un impiegato”: da allora sono passati quasi quarant’anni, ma l’inclinazione ad esercitare il “ruolo più eccitante della legge”, specie da parte di chi la legge dovrebbe farla rispettare, non sembra essere passata di moda.

Si chiamava Giuseppe Uva. E’ morto nel reparto psichiatrico del pronto soccorso di Varese, dopo una notte passata nella caserma dei Carabinieri che lo avevano fermato per stato di ebbrezza, a causa di un arresto cardiaco provocato dalla combinazione tra l’alcool che aveva in corpo e i farmaci somministratigli dai medici per tenerlo buono. Il cadavere era pieno di lividi sul naso, sul collo, sulla schiena. Aveva il cavallo dei pantaloni inzuppato di sangue. Qualcuno gli aveva tolto le mutande e le aveva fatte sparire.

Durante la notte l’amico che era stato fermato con lui, sentendo le urla da un’altra stanza della caserma, aveva provato inutilmente a chiamare un’ambulanza.
E’ una storia di ventuno mesi fa. La storia di un altro dei tanti, troppi Stefano Cucchi a cui capita di subire barbarie intollerabili in uno stato di diritto.
Una storia di cui mi auguro che qualcuno, e presto, verrà chiamato a rispondere.

Varese, 14 giugno 2008. Giuseppe Uva e Alberto Biggiogero vengono fermati in stato di ebbrezza verso le 3 del mattino da una volante dei carabinieri, mentre spostano alcune transenne bloccando l’accesso a una strada. Uno dei due carabinieri riconosce Uva, lo chiama per nome e inizia a inseguirlo mentre questi tenta la fuga. Biggiogero cerca di correre in aiuto di Uva per impedire al carabiniere di colpire l’amico, ma l’altro militare lo immobilizza e gli impedisce di intervenire.

Continua qui la cronaca di quella maledetta vicenda, in questo bel post http://baruda.net/2010/03/20/giuseppe-uva-altro-assassinio-per-mano-dello-stato/

Di seguito, la trascrizione della telefonata di Biggiogero e di quella successiva, fatta dal 118 al centralino della caserma.

Biggiogero (a voce bassissima): «Posso avere un’autolettiga qui alla caserma di via Saffi? Praticamente stanno massacrando un ragazzo».

Centralinista 118: «Ma in caserma?»

B
.: «Sì»

C. 118: «Ho capito. Va bene adesso la mando».

Dopo due minuti, Centralinista 118: «Mi hanno richiesto un’ambulanza. Non so mi ha chiamato un signore dicendo di mandare un’ambulanza lì da voi, me lo conferma?»

Centralinista carabinieri: «No, ma chi ha chiamato scusi?»

C. 118: «Un signore. Mi ha detto che lì stanno massacrando un ragazzo e che voleva un’ambulanza».

C. carabinieri: «un attimo che chiedo… No guardi son due ubriachi che abbiamo qui in caserma, adesso gli tolgono il cellulare. Se abbiamo bisogno ti chiamiamo noi».

Biggiogero, prima che gli venga portato via il cellulare, riesce a chiamare il padre. Dichiarerà, poi, che circa 20 minuti dopo la sua telefonata si è presentato in caserma un uomo che viene indicato come “il dottore”. Nel frattempo arriva anche suo padre che si dice disposto ad accompagnare Uva al pronto soccorso. I carabinieri diranno che non ce n’è bisogno, il medico arrivato è sufficiente.

La testimonianza del comandate di polizia ubicato presso il pronto soccorso dell’ospedale riporta alcune affermazioni estremamente significative. La prima: si è venuti a conoscenza della morte di Uva in ritardo «pur non trattandosi come si evince dall’allegato referto medico di evento “non traumatico”» (si legga: è stato un evento traumatico).

La seconda: la salma di Uva giaceva «supina e senza abiti, con la parte ossea iniziale del naso in zona frontale, munita di una vistosa ecchimosi rosso-bluastra, così dicasi per la parte relativa del collo sinistro, le cui ecchimosi proseguivano con discontinuità, su tutta la parete dorsale, lesioni di cui non viene fatta menzione nel verbale medico di accettazione».

Il comandante aggiunge: «che non vi è traccia degli slip del “de cuius” e su chi abbia provveduto alla loro rimozione dal corpo, indumento tra l’altro, neppure consegnato ai parenti (probabilmente perché intrisi di sangue)».

Nel verbale di sequestro degli indumenti viene evidenziato come sui blue jeans del defunto, tra il cavallo e la zona anale, ci sia una «vistosa macchia di liquido rossastro».

Altra prova delle bugie dette sull’incidente e sulla circostanza che si “sarebbe dimenato con forza e non era trattenibile” si è conosciuta di recente:

Sono le 7 e 54 minuti. Giuseppe è in ospedale, morirà nel giro di qualche ora. I carabinieri del radiomobile ridono, si scambiano battute, poi parlano di due ragazzi fermati:

C1: “Paolo era impegnato con Uva Giuseppe, stanotte”

C2: “Si, si…”

C1: “E poi io gli ho portato qua anche il FB. Gliel’ho detto a Mario, non so chi è tra i due… chi è il migliore. Non lo so, Uva…”

C2: “No, no… Uva fisicamente lo puoi tenere, tanto è debole”

C1: “Ah…”

C2: “Il B. era intenibile”

Torba

_____________________per le novità contenute nella relazione della Commissione Parlamentare sulla morte di Stefano Cucchi , relazione che ha evidenziato sette elementi di criticità e che permette di ipotizzare l’omicidio volontario preterintenzionale leggi qui per un approfondimento_______________
 

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