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Srebrenica, 25 anni fa il genocidio più veloce della Storia

Nel giro di poco più di una settimana a partire dall’11 luglio 1995 oltre 8000 (secondo i dati ufficiali, mentre altri dati parlano di 10.701) giovani e adulti musulmani vennero uccisi a Srebrenica, in quella che le Nazioni Unite avevano designato come “zona protetta” e nonostante la presenza dei Caschi blu.

Oggi, Giornata dedicata dall’Unione europea al ricordo delle vittime del genocidio di Srebrenica, quasi tutto il mondo si appresta a commemorare coloro che persero la vita 25 anni fa e a mostrare solidarietà a chi sopravvisse. Scrivo “quasi” perché anche sulla pagina peggiore della storia europea dopo la Seconda guerra mondiale prospera il negazionismo.

Ma, se oltre 7000 vittime del genocidio sono state riesumate dalle fosse comuni, identificate e sepolte in modo degno, restano ancora tantissime le famiglie alla ricerca dei resti dei loro cari. Col tempo le possibilità di trovarli diminuiscono sempre di più: nel 2019 le riesumazioni sono state meno di 40.

Chiedere a queste famiglie di dimenticare o trovare pace e serenità così come chiederlo alle decine di migliaia di sopravvissute agli stupri di guerra rimasti impuniti, è un insulto.

Termino con le parole di Jelena Sesar, ricercatrice di Amnesty International sui Balcani:

“Srebrenica ci ricorda che nessuna società è immune dal più grave dei crimini. Il genocidio non è una cosa che si verifica improvvisamente. A precedere la violenza sono anni di populismo pregno d’odio che sfrutta le divisioni nella società, rafforzati da campagne di disinformazione e di propaganda. Per apprendere davvero la lezione di Srebrenica e rendere vere le parole ‘mai più’, iniziamo con l’affrontare i discorsi d’odio e la discriminazione in tutte le sue forme”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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