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Specie estinte | Chi è morto alzi la mano

L'aragosta di terra è stata dichiarata estinta da decenni, ma un'analisi genetica rivela che la specie è sopravvissuta.

di Davide Michielin 

Lo chiamano “effetto Lazzaro”, l’inaspettata ricomparsa di specie ritenute estinte da anni. Ognuna di esse rappresenta per la biodiversità una boccata di ossigeno in quella che un numero sempre crescente di ricercatori riconosce come la sesta estinzione di massa. Nella maggioranza dei casi, la scomparsa di questi animali è stata la conseguenza più o meno diretta di azioni sconsiderate da parte degli esseri umani. Che per fortuna, in caso di “ritorno dall’aldilà”, riservano loro un trattamento migliore, impegnandosi nella salvaguardia degli habitat o in progetti volti ad aumentare il numero di individui.

L’aspetto di alcune delle specie Lazzaro è estremamente suggestivo: grandi uccelli non volatori nella Nuova Zelanda, pesci preistorici negli abissi indonesiani, moschi con le zanne da vampiro nell’Afghanistan. Il fascino di altre è dato invece dalla serie di eventi che hanno portato alla loro riscoperta a distanza di decenni: il proliferare di segnalazioni poco attendibili, un diffuso scetticismo che ripone l’esistenza dell’animale nel dimenticatoio, la caparbietà di alcuni ricercatori che non si rassegnano, l’apparizione in un luogo inaspettato come può esserlo il bancone di una pescheria. È delle scorse settimane la notizia che una tra le più affascinanti di queste storie ha finalmente avuto il suo lieto fine.

Dalle pagine della rivista “Current Biology” i ricercatori della Collezione Entomologica Nazionale dell’Australia insieme a colleghi dell’Istituto di Scienza e Tecnologia di Okinawa hanno annunciato che la cosiddetta aragosta di terra, il colossale insetto stecco Dryococelus australis, è davvero sopravvissuta. Questa specie, endemica dell’isola di Lord Howe – a circa 600 chilometri dalla costa orientale dell’Australia – era stata dichiarata ufficialmente estinta solamente nel 1983, ma già da mezzo secolo se ne erano perse le tracce. L’arenamento della nave a vapore Makambo, avvenuto nel 1918, introdusse accidentalmente nell’isola il ratto nero, che in pochi anni fece piazza pulita dei lenti e appetitosi insetti stecco.

In realtà, il requiem per l’aragosta di terra era stato improvvisamente interrotto nel 1964, quando un gruppo di rocciatori rinvenne nella relativamente vicina Piramide di Ball i resti di alcuni individui. Come un animale privo di ali avesse potuto raggiungere questo inaccessibile faraglione vulcanico, posto a 23 chilometri dall’isola di Lord Howe, e sopravvivere in un ambiente praticamente privo di alberi rimaneva un mistero, che le spedizioni condotte negli anni successivi non risolsero. Almeno fino al 2001.

Convinti che la vegetazione erbacea dell’isola fosse sufficiente a ospitare una piccola comunità di insetti, David Priddel e Nicholas Carlile scalarono la Piramide di Ball, trovandovi una discreta popolazione di grilli. Nella discesa, i biologi si imbatterono tuttavia in un singolo arbusto cresciuto in una spaccatura della roccia, alla cui base si trovavano escrementi lasciati da insetti di grandi dimensioni. Tornati con il buio, videro emergere dai detriti vegetali alla base dell’arbusto 24 grandi insetti stecco, molto simili a quelli dell’isola di Lord Howe.

Sull’identità di questa popolazione rimanevano tuttavia alcuni dubbi, a causa delle numerose differenze morfologiche. Il recente confronto tra il loro genoma mitocondriale e quello degli esemplari conservati nelle collezioni museali di mezzo mondo ha evidenziato una differenza inferiore all’1%, dissipando i dubbi che si trattasse di una diversa specie: l’aragosta di terra è davvero sopravvissuta. A differenza di molti racconti che implicano l’estinzione, in questo caso c’è stata offerta una seconda opportunità: dal 2003 lo zoo di Melbourne ha avviato un progetto di riproduzione della specie, che oggi conta più di mille esemplari adulti. L’obiettivo è di reintrodurli in futuro nell’isola di Lord Howe, che nel frattempo dovrà essere derattizzata. In fin dei conti nella sua resurrezione, anche Lazzaro qualche aiuto l’ha ricevuto.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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