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Spagna: la situazione dopo l’ascesa di Vox

L’estrema destra ha sconvolto la mappa politica in Spagna e, mentre i partiti cercano una bussola, si avvicina il voto decisivo sul bilancio per il governo Sánchez.

di Luca Magrone

In Spagna, le elezioni in Andalusia del 2 dicembre hanno rappresentato un turning point per lo scenario politico. A sparigliare le carte, ci ha pensato Vox, il partito populista di ultraderecha che è riuscito ad entrare nella Junta andalusa. Si tratta di un risultato storico: l’unico partito di estrema destra ad aver conseguito il medesimo risultato era stata la Falange Española di Francisco Franco.

Tuttavia non si è trattato di un fenomeno regionale. Anzi, l’ingresso di questo nuovo attore politico ha avuto un forte riverbero a livello nazionale. Vediamo come, attraverso le intenzioni di voto.

Le intenzioni di voto di gennaio 

In questo grafico abbiamo elaborato la media delle intenzioni di voto di gennaio. Lo scenario sembra proprio seguire quanto accaduto a livello regionale nelle elezioni andaluse. Il PSOE si conferma come primo partito ma con il 24,1%, e a questo punto neanche l’alleanza con la coalizione di sinistra Unidos Podemos (data al 14,8%) sarebbe sufficiente per una maggioranza di governo. Il secondo posto del PP (21,2%) è oramai insediato da Ciudadanos (20,2%). Subito dopo, c’è Vox con il 9,5%. Confrontando questi dati con i risultati di dicembre, notiamo un calo generale di tutti i partiti. L’unica eccezione è rappresentata dal PSOE (+0,3%) e, ovviamente, da Vox (+1,8%). Per il resto, il PP perde lo 0,9% mentre Ciudadanos e Unidos Podemos arretrano entrambi dell’1,2%.

Il caso Vox

Quello di Vox è un dato su cui occorre assolutamente soffermarsi. Per comprendere appieno la portata della crescita del partito di Santiago Abascal, basta ricordare le percentuali delle rilevazioni di gennaio 2018: appena lo 0,2%. Si tratta di un’ascesa celebrata anche da da Marine Le Pen che l’ha descritta come “assolutamente spettacolare“. Con le elezioni europee all’orizzonte, il fronte sovranista in Europa sembra avere a disposizione altri rinforzi per ingrossare ulteriormente le proprie fila.

Ma come si spiega l’impennata di consensi dell’ultradestra spagnola? Secondo i dati dell’istituto di inchiesta spagnolo Celeste-tel, quasi un milione e mezzo di voti del Partito Popolare sono stati assorbiti da Vox. Difatti, il 77% dei suoi voti proviene da ex elettori del PP. In particolare, un elettore su due della nuova forza sovranista aveva votato per il PP nel 2016, e un’altra quota consistente (27%) sono elettori che avevano sostenuto il PP nel 2011 per poi astenersi nel 2016. Più lieve l’entità del flusso da Cs, da cui Vox riesce a prendere “solo” il 16% dei propri voti. Decisamente minori, invece, le percentuali che colpiscono la sinistra: solo 3% dei voti sono stati assorbiti dal PSOE e il 5% da Unidos Podemos.

Da dove vengono i voti di Vox?

L’emorragia del Partito Popolare si riflette anche nella percentuale di fedeltà dei suoi elettori. Difatti, solo il 67% degli elettori del PP oggi riconfermerebbe il proprio voto. Così, il 14,5% si dirige adesso verso Ciudadanos, l’11,9% preferisce Vox, mentre il 5,9% opta per l’astensione. Il dato sulla fedeltà dei sostenitori del PP è il più basso tra tutti i partiti spagnoli. Tuttavia, è altrettanto significativo il numero di Unidos Podemos (69,5%) che perde il 13,2% a favore del PSOE, mentre il 2,6% preferisce Ciudadanos e l’1,9% Vox. Infine, rimane da segnalare come l’altro 12,8% dei suoi elettori si disperda tra l’astensione e il voto ad altri partiti minori.

La fedeltà ai partiti

La strategia del PP e il governo in Andalusia

Il 10 gennaio, Pablo Casado ha vaticinato la fine di Vox e ha dichiarato che “nessuno può dettare l’agenda del PP“. In realtà, diversi segnali sottolineano come l’ascesa di Vox e la fuga degli elettori dal PP abbia spinto il leader del Partito Popolare proprio a rinnovare l’agenda politica del partito. Le tematiche affrontate, i toni utilizzati e le posizioni assunte, lasciano intravedere la volontà di posizionare il partito più a destra. Un esempio calzante di questo cambio di strategia è il discorso sull’immigrazione tenuto ad un mese dalle regionali andaluse. Qui, oltre ad un tono più aggressivo, appare evidente una manovra che vorrebbe privare Vox del suo principale cavallo di battaglia. Tuttavia, il consenso ottenuto ha reso il partito di Abascal indispensabile per la conquista della maggioranza dei seggi in Andalusia. È stato quindi necessario un patto tra PP e Vox (l’accordo completo tra PP e Vox lo trovate qui) e solo così, con i 12 voti dell’ultraderecha, Juan Manuel Moreno Bonilla(PP) è diventato presidente della Giunta dell’Andalusia.
In tutto ciò, va sottolineato come gli alleati di Ciudadanos (l’accordo completo tra Ciudadanos e il PP, lo trovate qui) non siano troppo entusiasti di ritrovarsi vicini a Vox. Del resto Ciudadanos, all’interno del Parlamento Europeo, fa parte dell’ALDE che, attraverso il tweet di Guy Verhofstadt, aveva espresso preoccupazione per l’avanzata dell’estrema destra spagnola. Sembrerebbe un sentimento condiviso anche dal movimento di Rivera che ha definito “papel mojado“ (carta straccia) l’accordo tra PP e Vox, sottolineando come questo patto non sia in alcun modo vincolante per Ciudadanos. Tuttavia, va precisato che i sondaggi sul gradimento di Vox non trovano l’elettorato di Cs particolarmente ostile, ma piuttosto diviso. Entriamo nel dettaglio.

Il giudizio su Vox

L’istituto di ricerca Sigma Dos per El Mundo ha chiesto agli spagnoli cosa ne pensano dell’entrata in scena di Vox. Complessivamente, il 48,9% degli intervistati esprime un giudizio negativo e il 28,2% un giudizio positivo. Eppure, se analizziamo il giudizio degli elettori di PP e Ciudadanos, notiamo un cambiamento radicale. Il 37,2% dell’elettorato di Cs ha un’opinione negativa di Vox mentre il 38,9% esprime un giudizio positivo. Si mostrano più compatti, invece, gli elettori del Partito Popolare: ben il 62,3% vede positivamente l’ingresso di Vox nello scenario politico della Spagna, e solo il 13,2% ritiene sia un male.

Il giudizio su Vox – PP e Ciudadanos

I guai della sinistra spagnola

Le elezioni regionali del due dicembre non hanno avuto ripercussioni solo a destra. Dopo il pessimo risultato ottenuto da PSOE e Unidos Podemos in Andalusia, erano fioccati appelli all’unione della sinistra contro l’ascesa dell’ultraderecha. Così, a poco più d’un mese di distanza, il numero due di Unidos Podemos, Íñigo Errejón, ha deciso di rassegnare le dimissioni da deputato e, di fatto, abbandonare il suo partito. La scelta è stata annunciata ufficialmente il 17 gennaio ed è solo l’ultimo atto delle schermaglie con Pablo Iglesias. Adesso, Errejón ha deciso di presentarsi alle elezioni di Madrid del 26 maggio con Más Madrid, la forza politica della sindaca di Madrid, Manuela Carmena. La formazione, che si definisce “democratica e progressista”, intercetterà non solo i voti di Podemos, ma anche quelli del PSOE.
Tutto ciò potrebbe aver allarmato gli alleati di coalizione: una notizia, poi smentita, attribuiva ad Izquierda Unida la volontà di chiudere le trattative sulle europee proprio a causa delle divisioni interne di Podemos. Ciò che invece rimane certo, è una data: il 12 maggio. Entro questa deadline, stabilita da Izquierda Unida, sarà necessario trovare un accordo per le europee con Podemos.


Una scossa notevole, quella ricevuta da Podemos, che tuttavia sembra pronto a reagire. Difatti, Irene Montero, portavoce parlamentare di Unidos Podemos, ha dichiarato l’intenzione di negoziare con il nuovo movimento di Errejón per cercare la “massima unione” e impedire la presa di Madrid al “trio reazionario” (allusione al patto tra le destre in andalusia).

La popolarità dei leader spagnoli

Approfittiamo dello scontro di leadership di Podemos per dare un’occhiata al livello generale di approvazione dei numeri uno della politica spagnola. Albert Rivera, leader di Ciudadanos, si conferma al primo posto, sebbene nell’arco di un anno sia passato dal 45,4% di gennaio 2018 al 31,4% di gennaio 2019. In seconda posizione abbiamo il premier Sánchez (PSOE), ora al 30,2%, in risalita dopo il 27,2% rilevato a dicembre 2018. Successivamente, troviamo Pablo Casado (PP) al 24,5% seguito proprio dai leader di Unidos Podemos, Alberto Garzón e Pablo Iglesias, rispettivamente al 24% e 21,4%. Infine, all’ultimo posto, c’è Santiago Abasacal. Il numero uno di Vox, alla sua prima rilevazione nei sondaggi, ottiene il 14,7%.

È da sottolineare il dato del premier Pedro Sánchez che si trova in risalita rispetto a fine 2018. Resta da vedere se questa ritrovata popolarità sarà sufficiente per affrontare il prossimo, cruciale, ostacolo: il voto sulla finanziaria.

Storico della popolarità dei leader spagnoli

La legge di bilancio e il futuro del governo Sánchez

“Senza legge di bilancio, si andrà a nuove elezioni.”

Queste parole sembrano un mantra. Vengono ormai ripetute – da tempo – sui giornali ed anche dai politici, che siano al governo o all’opposizione. L’ultima a rilasciare questa dichiarazione è stata María Jesús Montero, Ministra del Tesoro. L’effetto principale di questa ripetizione è un paese in costante fibrillazione, e questa tensione cresce d’intensità con l’avvicinarsi dellla discussione (e del voto) sulla legge di bilancio, previsto per la prima metà di febbraio.
Il governo Sánchez, in quanto esecutivo di minoranza, ha bisogno di supporto esterno per l’approvazione della finanziaria. Unidos Podemos ha subito offerto il suo aiuto, ma non basta. A Sánchez servono i voti degli indipendentisti catalani, gli stessi che gli hanno permesso di vincere la mozione di sfiducia a Rajoy. Tuttavia, i contatti tra Sánchez e gli indipendentisti sono decisamente nocivi per l’immagine del premier ed offrono alle opposizioni un altro punto su cui battere per screditare l’esecutivo. Inoltre, secondo i sondaggi Sigma Dos, si tratta di una mossa che incontra il favore dell’elettorato, ampiamente ostile agli indipendentisti.

Cosa pensa la Spagna degli indipendentisti

Il 57,1% degli spagnoli non è d’accordo con la politica di dialogo del Governo verso i partiti catalani mentre addirittura il 62,4% si oppone all’indulto per i leader catalani, oggi ancora in carcere.

Appurata l’opinione degli spagnoli a riguardo, resta da capire se tutto ciò possa effettivamente portare alla fine del governo Sánchez. Tuttavia, rimane certo, anche secondo i sondaggi, che:

“Senza legge di bilancio, si andrà a nuove elezioni.”

In questo momento per la Spagna è meglio che Pedro Sánchez…

 
 
 
 
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