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Space X, Dragon 2: gli USA ritornano nello spazio

Con la riuscita del lancio e dell'aggancio del Dragon2 alla stazione spaziale gli Stati Uniti ritornano nello spazio da protagonisti. Di fronte alle ingenti spese gli Stati Uniti nel 2011 avevano interrotto i lanci di shuttle e per raggiungere la base spaziale si erano rivolti ai russi. Adesso grazie a Dragon2 sono ritornati ad essere autonomi a costi sopportabili.

 

Dopo i viaggi sulla luna degli anni settanta gli Stati Uniti hanno smesso di mandare astronauti nello spazio. Hanno preferito mandare sonde, senza uomini.

Hanno però elaborato il progetto della stazione spaziale a partire dal 1998. Una stazione era già stata creata dai russi, la MIR che nel 2000 era stata smantellata.

A causa degli ingenti costi la nuova stazione spaziale, la ISS, nasce come frutto della collaborazione di USA, Canada, Russia, Europa e Giappone. È stata realizzata grazie agli shuttle americani e le Soyuz russe, che hanno portato nello spazio i vari moduli.

La stazione risponde all'esigenza di effettuare esperimenti scientifici, di testare le capacità di sopravvivenza dell'uomo nello spazio, di far funzionare una stazione e di ripararla.

Il costo dell'intera operazione è stimato intorno ai cento miliardi. I viaggi degli shuttle - sospesi dal 2011 - costavano dai quattrocentocinquanta milioni al miliardo e mezzo.

Dal 2011 sino ad oggi gli unici a garantire un trasporto per la stazione spaziale erano i russi. I viaggi arrivavano a costare agli americani novanta milioni di euro per astronauta.

Questo spiega perché il presidente Trump e l'amministrazione americana ha considerato un successo il lancio di Dragon2, la nuova capsula spaziale che con due astronauti americani ha agganciato l'ISS. La navicella è stata lanciata da una azienda privata americana da Cape Canaveral. Il costo per la NASA è stato di venti milioni per astronauta.

Una operazione dunque che riporta in America il lancio delle navicelle con un costo per la NASA molto più basso. Anche l'agenzia spaziale italiana ha seguito con interesse l'operazione dalla sua base di Malindi in Kenia.

Foto: NASA/Dmitri Gerondidakis/Wikimedia

 

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