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Solidarietà a Barbara D’Urso

Solidarietà a Barbara D’Urso, attaccata dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio Bruno Tucci per l’intervista di ieri a Silvio Berlusconi. Intervista brutta, grezza, con domande a dir poco imbarazzanti: la più scomoda dev’essere stata quel “Presidente, mi si è fidanzato” al quale Papi ha risposto “Sì”, senza esitare. Silvio ha finalmente messo la testa a posto.

Solidarietà a Barbara D’Urso, improvvisamente diventata agli occhi dell’ODG un cattivo esempio di giornalismo. “Quanti sono – chiede Tucci – i giornalisti di Mediaset? Voglio dire tra Canale 5, Rete 4 e Italia 1? Più di cento, più di duecento? Non lo so. Comunque tanti e tutti bravi, se non eccellenti. E molti di questi iscritti all’Ordine del Lazio che ho l’onore di presiedere. Ebbene, come mai l’ex premier Silvio Berlusconi è stato intervistato lungamente nel pomeriggio di domenica da una presentatrice, bravissima nel suo lavoro, ma assolutamente estranea al nostro mondo?“. Come fosse la prima volta che un “estraneo al mestiere” realizza un’intervista.

E ancora, Tucci prosegue: “Che cosa ne pensano i colleghi, come ad esempio Clemente Mimun, direttore del Tg5, e cioè della testata che spesso riesce a superare negli ascolti persino il Tg1? Non ritiene che questo sia uno schiaffo non solo a lui, ma a tutti i redattori del suo telegiornale? Come presidente dell’Ordine del Lazio (che insieme con la Lombardia ha il maggior numero di iscritti) protesto in modo vibrato rivolgendomi anche al segretario ed al presidente della Federazione della Stampa (il nostro sindacato), affinché violazioni del genere non si ripetano mai più in futuro, alla vigilia di un’aspra e delicata campagna elettorale”.

Solidarietà a Barbara D’Urso, perché l’Ordine dei Giornalisti la considera incapace al cospetto dei “draghi” di Mediaset: come non inchinarsi di fronte alle inchieste di Studio Aperto o del TG5? Come non invidiare a queste testate il lavoro “scomodo” alla ricerca di balene spiaggiate, tanga brillantinati, cani parlanti. Oppure le coraggiose interviste finora fatte a squali del calibro di Mario Monti, Mario Draghi, Pierluigi Bersani. Bene, solidarietà a Barbara D’Urso perché io non la considero meno “graffiante” di Clemente Mimun, Mario Giordano e Paolo Liguori. Cani da guardia di questo brandello di carne che è diventato la democrazia. Cani che al brandello ogni tanto staccano un pezzo.

Solidarietà a Barbara D’Urso, quindi, anche perché il suo lavoro è stato encomiabile al confronto di quello di tanti altre reporter “embedded”. In fondo l’ha ammesso lei stessa: “Sono una di famiglia”. Un applauso alla sincerità. Solidarietà, perché c’è qualcuno che pensa che Bruno Vespa, giornalista professionista, sarebbe stato più professionale in un’intervista a Berlusconi. E anche perché l’altro lato della medaglia ci propone, magari, quel Floris antiberlusconiano Doc, ma ligio alla logica del bipolarismo, che mai in una sua trasmissione si è scomodato ad invitare qualche voce radicalmente fuori dal coro. Se non sei del Pdl, sei del Pd. Per non parlare del giornalista professionista Claudio Pagliara, che da un lussuoso hotel di Tel Aviv ci ha fatto sapere che Israele innaffiava con fosforo bianco i cittadini di Gaza per “legittima difesa”.

Solidarietà a Barbara D’Urso, perché almeno qualche domanda l’ha fatta. Oltre un anno fa il quotidiano La Repubblica ci propinò le virtù salvifiche di un signore di nome Mario Monti, che in meno di 400 giorni è riuscito ad abbattere, insieme allo spread, molti diritti dei cittadini, conquistati in un secolo di lotte. Così curarsi costerà di più, studiare anche. Lavorare in fabbrica a 1200 euro al mese sarà un lusso. Si potrà godere della pensione a 70 anni, già vecchi e malati, mentre i giovani continueranno a spedire curriculum inutilmente ovunque. E anche il debito pubblico è aumentato, perché Super Mario ha dovuto finanziare le banche greche e spagnole coi nostri soldi. Ma da Ezio Mauro quante critiche a Monti avete letto sul suo quotidiano?

E chissà chi sono i giornalisti professionisti, iscritti all’Ordine, di cui l’ex dirigente dell’Eni Scaroni dice: “Da quel che ho potuto verificare di persona l’Eni paga molti giornalisti attraverso le consulenze ed alcuni addirittura li aiuta a sistemarsi, a fare carriera nei giornali ed in televisione in modo che poi abbiano un occhio di riguardo”. E poi: “Pensi che i più importanti quotidiani italiani inviano anticipatamente all’ufficio stampa dell’Eni gli articoli che riguardano l’azienda”. 

Insomma, solidarietà a Barbara D’Urso. Al confronto con certa gente, che l’Ordine dei Giornalisti difende a spada tratta, è una con due palle così.

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