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“Sofia”, dal Marocco il film che celebra le donne

Onore, reputazione, rango, affari. In poco più di un giorno una facoltosa famiglia marocchina deve salvare tutto questo da una grave “minaccia”: una bambina nata da un rapporto extramatrimoniale, che infrangerebbe leggi e convenzioni sociali.

Il contrasto tra l’atmosfera solare della casa al mare nella zona ricca di Casablanca e quella notturna, angosciosa, della ricerca di un padre che diventi marito nel quartiere popolare di Derb Sultan non potrebbe essere più stridente.

Tra questi due ambienti urbani si muove, dapprima sballottata e sbigottita, Sofia. Ha lo sguardo di chi non comprende quanto siano grandi le cose sopra di lei.

Quello sguardo che riconosciamo in milioni di donne che si vedono negare il diritto di prendere decisioni autonome in materia di sessualità e maternità; che sono accusate di aver portato il disonore in famiglia; che per non rischiare la prigione (in Marocco, l’articolo 490 del codice penale prevede fino a un anno di carcere, ma altrove è persino peggio) partoriscono o abortiscono di nascosto.

La regista Meryem Benm’Marek, che all’esordio ha vinto a Cannes il premio per la migliore sceneggiatura nella sezione “Un certain regard”, sottolinea che la protagonista del film non va considerata a tutti i costi una perdente poiché anche lei trarrà vantaggio da una situazione nella quale saranno i personaggi femminili ad avere l’ultima parola.

Dopo le anteprime che iniziano oggi, Giornata internazionale della donna, il distributore Cineclub internazionale ha programmato l’uscita nelle sale a partire dal 14 marzo. Pochi giorni fa, “Sofia” è stato designato Film della critica dal Sindacato nazionale critici cinematografici italiani.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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