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“Sobrevivientes”, le sopravvissute: donne coraggiose in Guatemala

L’incontro con Norma Cruz, la fondatrice di Sobrevivientes, l’organizzazione non governativa che difende le donne vittime di violenza in Guatemala, non fa che avvalorare quanto riportato nell’ultimo rapporto annuale di Amnesty International riguardo ai femminicidi in questo Paese dove, ricordiamo, è ancora in vigore la pena di morte.

L’incontro è avvenuto lo scorso 11 dicembre presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Milano. È Ilaria Viarengo a dire che Amnesty ha assegnato a Norma Cruz il premio “Donne Coraggiose” e l’ha inserita nei suoi progetti di protezione, anche a sottolineare come la sua organizzazione operi senza aiuti statali e senza appoggi, anzi a volte con impedimenti, intimidazioni e minacce.

Marzia Rosti fornisce alcune coordinate sulla storia del Guatemala, soprattutto per quel che riguarda i conflitti interni, dagli anni ’60 in poi, con le conseguenti repressioni di massa per eliminare i guerriglieri. Un conflitto che si è cercato di superare solo nel ’96 con gli accordi di Oslo. Franco Mazzarella riprende l’argomento dei vari massacri e delle migliaia di violazioni dei diritti umani risalenti ai conflitti armati che sono rimasti impuniti, anche per vizi di forma nei processi, quasi che l’impunità significasse un non voler punire. Oggi poi ci si scontra con il problema ambientale delle falde acquifere, le cui acque vengono utilizzate dalle comunità maya, acque inquinate dal cianuro con cui si estrae l’oro dalle miniere.

Ma è Norma Cruz, figura minuta e sorridente che immagino nasconda tempra d’acciaio, la protagonista di questo incontro. Esordisce dicendo che dopo 36 anni di violenze e di guerra è assai difficile costruire la pace, soprattutto in un sistema non finalizzato a punire i responsabili. Inoltre quando una società si abitua alla morte è difficile abbandonare comportamenti e modi di pensare che accettano tutto questo. Parole dure e terribili, ma ancor più lo sono le cifre che si riferiscono alle donne.

Dall’anno 2004 sono 40.000 le donne che hanno subito violenze; 5.832 quelle che sono state stuprate; 700 quelle uccise. Non esistono mezzi per investigare sulla scena del crimine; inoltre mancano gli appoggi psicologici per chi è sopravvissuta, in genere si tratta di donne tra i 18 e i 35 anni e il 50% di queste ha subito violenze in ambito familiare.

È dura la lotta per far applicare norme e leggi, nazionali e internazionali, contro il femminicidio. La violenza viene tollerata ed è assai difficile e complesso far comprendere che le violenze contro le donne devono essere punite. L’esercito e la polizia privata sono spesso conniventi con intere strutture criminali, per questo l’organizzazione sta cercando di sensibilizzare la polizia nazionale, per far cambiare il loro modo di pensare, attraverso corsi di formazione rivolti direttamente al personale di polizia.

Le “Sobrevivientes” offrono anche un sostegno psicologico nel momento della denuncia e l’appoggio di un medico forense durante le udienze. E sono anche riuscite a organizzare quattro stazioni mobili per donne che operano 24 ore su 24. Molto c’è ancora da fare e il compito è arduo, oltre che pericoloso, ma Norma Cruz è convinta che la giustizia nel suo Paese (dove ci sono ancora problemi di narcotraffico, di tratta delle persone, di criminalità diffusa) potrà realizzarsi solo attraverso le donne perché: “La Giustizia ha volto di donna”!

Mariarosa Vismara per "Segnali di fumo - il magazine sui Diritti Umani" http://www.sdfamnesty.org/

Mariarosa Vismara, nata e residente a Milano. Laureata in Pedagogia e abilitata in Scienze Umane e Storia. Insegnante di ruolo, ora in pensione. Autrice e coordinatrice di libri per ragazzi e per docenti, attualmente consulente editoriale. Socia Amnesty International n. 341862, collabora al Servizio EDU di Amnesty Lombardia, perché pensa che la diffusione della conoscenza e la difesa dei diritti umani siano la base per un mondo migliore.

 

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