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Smettiamola di chiamarli bamboccioni!

Troppo facile chiamarli in bamboccioni!

In Italia quasi le metà degli uomini (47,7%) tra i 25 e i 34 anni abita ancora con i genitori, una quota tra le più alte registrate tra i Paesi del Vecchio Continente. Va invece un po' meglio per le donne, anche se la percentuale rimane elevata (32,7%), ma il confronto con l'Europa vede sempre la Penisola piazzarsi ai primi posti della classifica dei "mammoni" o "bamboccioni". E' quanto riporta il primo numero dell'Osservatorio Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori”

Allora proviamo a metterci nei panni di un bamboccione e facciamoci 2 conti.

Esempio 1: Anna, ragazza di 26 anni, laureata in lingue e letterature straniere, napoletana. Sogno nel cassetto: fare l’insegnante.

Si sa che al Sud posto nella scuola non ce n’è. Quindi Anna non ha altra scelta che iniziare a mandare domande per entrare nelle graduatorie d’istituto e sceglie la provincia di Milano. Anna è fortunata. Iniziano presto a chiamarla per delle supplenze e lei quindi prepara i bagagli e sale su.

Primo passo: cercare una stanza. La trova: 400 euro al mese più spese, in casa con altre 2 ragazze. All’inizio è dura. Lo stipendio non è costante. Dipende dai giorni che riesce a lavorare. Meno male che ci sono i genitori a darle una mano. Altrimenti. Ma Anna è felice. Sta comunque realizzando il suo sogno. Tra le supplenze le capitano anche molte di sostegno. Anna non ha l’abilitazione al sostegno, ma certo non se la sente di rinunciare ad accumulare punteggio. Anche se si sente ovviamente inadeguata. Ma questa è purtroppo la normalità della scuola italiana. Anna trascorre a Milano 5 anni: alla fine dei quali non ha abbastanza soldi per andare a vivere da sola, non ha messo nulla da parte per pensare di comprare una casa, non ha ancora un lavoro fisso. E se fosse rimasta giù dai suoi?

Esempio 2:  Giorgio, ingegnere, 27 anni, siciliano.

Dopo qualche contratto precario nella sua Sicilia, decide di provare ad emigrare e si trasferisce a Padova. Un bel salto e un cambio di vita radicale. Altro clima, altra gente, ma almeno un lavoro ce l’ha. Prende una stanza in affitto e tra spese varie all’inizio metà del suo stipendio mensilmente va via. Ma lui è felice. Si sta facendo una bella esperienza in un’azienda. E’ precario ma gli hanno promesso l’assunzione. Intanto si fidanza con Lucia, siciliana anche lei e dopo qualche mese decidono di prendere in affitto un appartamento. Lucia purtroppo non ha un lavoro fisso ed è difficile andare avanti pagando un affitto di 750 euro al mese. Pagare per pagare sarebbe meglio comprare una casa: ma non hanno soldi da versare come caparra e un mutuo di 150 mila euro ora come ora sarebbe impossibile. Passa un anno tra sacrifici vari. Giorgio è stato assunto finalmente e Lucia è rimasta incinta. Quindi per lei – con un contratto a termine – si prospetta un periodo senza lavoro e senza soldi. Con il solo stipendio di Giorgio come faranno? Quasi quasi tornando in Sicilia forse ce la farebbero…Non da soli ovvio.

Per chi è nato a Nord, dove ancora speranza di lavoro c’è, forse le cose sono un po’ diverse ma non tantissimo però. Non sono tante le aziende disposte ad assumere con contratti a tempo indeterminato. I giovani sono spesso costretti a lavorare “gratis” sotto l’etichetta di stage non retribuiti. Quando va bene riescono a strappare qualche contratto interinale che può essere rinnovato fino a 3 anni, alla scadenza dei quali non c’è garanzia di assunzione. E in tempo di crisi come queste state sicuri che i primi ad essere tagliati sono i “giovani precari” in un’ottica di riduzione costi. Almeno però se perdono il lavoro non devono emigrare per trovarne un altro!

Commenti all'articolo

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.75) 28 marzo 2011 18:34
    fernanda cataldo

    concordo con te per una delle tante realtà italiane. però nel sud per esempio sono state devalorizzate tante risorse, per esempio l’artigianato, i mestieri così detti utili, l’agricoltura, etc, che i giovani non vogliono più fare. è anche un problema di "mentalità" post moderna della gente oltre che politico.

    ferni

    • Di Diana De Caprio (---.---.---.47) 29 marzo 2011 09:31
      Diana De Caprio

      Ciaosmiley
      da cittadina del Sud mi permetto di osservare una cosa...In realtà secondo me il vero problema è ancora una volta l’incapacità della scuola di "differenzaire" l’offerta. Mi spiego: non capisco perchè l’unica starda per un giovane è avere un titolo di studio e non crearsi le basi per un’attività. Le famose scuole di una volta che dividevano i percorsi tra avviamento professionale e studio erano forse una delle pensate più "azzeccate". E non c’è alla base secondo me nè mancanza di democrazia nè di divisone di ceto....libera scelta, secondo le proprie inclinazioni. Così si potrebbe rivaluate un po’ tutto...sia i titoli di studio ormai inflazionati, che le professioni artigianali e manuali.

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.75) 8 aprile 2011 14:31
    fernanda cataldo

    leggo solo ora il tuo commento e a mio parere è una discussione molto interessante. anche io sono originaria del sud e ci ritorno 5-6 volte all’anno, conosco bene la realtà di quei luoghi. infatti quello che manca è un investimento serio per degli "apprendistati" da parte dello stato. per esempio in Svizzera (non che tutto sia rosa e fiori) per qualsiasi mestiere che un giovane voglia fare la formazione è completamente gratuita, e presa a carico dello stato, cioè suddivisa tra scuole professionali e maestro di pratica. alla fine c’è anche un buon livello di cultura generale, non ci si ferma solo al fattore manuale. nel sud si è ancora rimasti "dallo mescio" senza alcun diploma, o tutt’al più andare a pagamento, e questo sicuramente demotiva parecchi giovani.


    ferni

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