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Slovenia, rom senza forniture d’acqua. La Corte europea: “Va bene così”

La Slovenia non ha violato i diritti di due famiglie rom negando loro l’accesso a servizi di base come l’acqua e i servizi igienici. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani.

Nella denuncia alla Corte europea, due famiglie rom di Škocjan e Ribnica avevano accusato le autorità slovene di rifiutare la fornitura di acqua in quanto vivevano in insediamenti “informali”; ossia non ufficiali. Qui, evidentemente, il diritto all’acqua riconosciuto dalla Costituzione del 2016, non vale.

Molti dei 10-12.000 rom della Slovenia vivono proprio in insediamenti informali situati in zone rurali, costruiti decenni fa ma mai regolarizzati. La diffusa discriminazione presente nel paese impedisce spesso alle famiglie rom di acquistare o affittare case in altre zone del paese.

Le inadeguate condizioni di vita in questi insediamenti sono uno dei principali fattori della drammatica differenza tra la loro aspettativa media di vita e quella del resto della popolazione slovena, 55 anni contro 77.

I bambini e le bambine rom sono particolarmente vulnerabili. Il tasso di mortalità infantile nelle comunità rom è quattro volte superiore alla media nazionale, quello dei bambini al di sotto dei quattro anni di età è addirittura sette volte più alto.

 

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