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 Home page > Tribuna Libera > Sinistra | L’evoluzione ed i dinosauri

Sinistra | L’evoluzione ed i dinosauri

 

L'immagine che sta dando di sè la sinistra italiana presenta tratti a volte divertenti, se non vivessimo tempi drammatici. Il maggior competitor in campo, il PD, continua imperterrito a non esistere se non in forma esoterica, un fantasma che dallo scorso marzo proclama la rinascita del partito a data e modi ancora in eterna discussione. Ed anche la discussione interna traccia una linea ben marcata di lotta intestina, ben più seguita e perseguita prima di una decisa opposizione alla deriva neofascista che il governo in carica sta portando avanti con decisione.

Completamente assente dal dibattito e trascurata dal vari leader che si propongono alla segreteria è la base elettorale, sia quella alla quale il partito dovrebbe rivolgersi per recuperare il gap elettorale subìto il 4 marzo, sia lo zoccolo duro, stoico e resistente, che comunque si sta lentamente assottigliando. I vertici testano i vari segretari in pectore mandandoli allo sbaraglio, leggendo poi i sondaggi come se vossero fondi di caffè alla ricerca della soluzione migliore. I candidati in corsa (ma realmente, al momento, chi sono?) non trovano nienete di meglio che accoltellarsi alle spalle, accusandosi di tutto in tutti i modi possibili. In tutto questo bailamme manca un punto chiaro di riferimento: cosa è stato, cos'è e cosa sarà il PD. Questo faro, al momento spento, non solo non segna il cammino e non è il giusto punto di confronto fra i candidati, ma è stato posto anch'esso in un fantomatico limbo, da cui verrà estratto dal futuro vincitore, come se decidere cosa sarà il PD nel futuro fosse lbera prerogativa del nuovo segretario.

La genesi del PD e le sue origini raccontano invece una storia differente, fatta di popolo, persone, donne (a proposito, dove sono?) e uomini uniti da ideali e da un progetto comune. La differenza che dettava il segretario era nei metodi per arrivare all'obiettivo, non l'obiettivo stesso.

E' ancora in atto la trasformazione del più grande partito comunista dell'Europa Occidentale in una forza socialdemocratica, iniziata nel 1972 ed ancora aperta nella sua soluzione. E non è certamente nelle faide interne la risposta. Ascoltate la base, e che non si sentano più affermazioni del tipo che la stessa base non sia matura per le Primarie. E ricordate che siamo nel XXI secolo, e che "non si torna mai indietro, neanche per prendere la rincorsa" (Ernesto Che Guevara). Il linguaggio politico viene determinato dal tempo nel quale vive, ed alcune formule, valide lo scorso secolo, sono inadeguate al nuovo linguaggio. Ora più di allora buona parte dell'elettorato non vota l'idea politica, valutandone fattibilità e possibilità: vota la sua rappresentazione. Ben lo hanno capito gli attuali reggenti del governo, ma la strada era già nota da tempo. Berlusconi docet.

Mi auguro che il PD, LeU e Potere al Popolo, insieme ai sindacati, se ne facciano una ragione, adeguandosi ai nuovi metodi. La pena per il mancato adeguamento? l'estinzione.

Auguri. Alla base, soprattutto.

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.148) 16 ottobre 2018 23:49
    Se non si pone la premessa che essere di sinistra implica essere critici e avversari dell’ordine capitalista la conseguenza è di doversi misurare con una serie di aporie dalle quali non si può uscire. 
    Il PD non è di sinistra, e non lo è mai stato. La sua ragione sociale fin dalla fondazione è stata quella di costituire uno dei poli di un futuro assetto bipolare del Paese, secondo lo schema classico mutuato dagli USA, di cui Veltroni è grande estimatore.

    Due poli, entrambi custodi dell’ordine capitalista: uno più orientato alla redistribuzione della ricchezza e al welfare e l’altro più orientato al liberismo economico e all’affidarsi alle leggi del mercato, che si alternano al potere dando ai cittadini l’illusione della democrazia. 

    Il tentativo non è riuscito sia perché nella società italiana esiste una diversificazione ideale assai più complessa sia perché è mancato l’altro polo. Ruolo che sarebbe dovuto essere assunto dal partito berlusconiano ma che il suo patron ha rifiutato per vari motivi, soprattutto per preservare la sua natura di partito-azienda, custode degli interessi berlusconiani.

    Venuto meno il secondo polo il PD, sotto Renzi, ha assunto entrambi i ruoli, diventando quello che è ora: un partito a vocazione totalitaria sostanzialmente di centrodestra.

    Ne consegue che il PD non è riformabile come partito di sinistra e che, probabilmente, il suo destino è quello di diventare il partito della nazione fagocitando via via i resti di Forza Italia una volta venuto meno il suo patron.

  • Di sergio (---.---.---.113) 17 ottobre 2018 08:20

    alcuni punti della tua analisi sono condivisibili. Sulla genesi del PD ho qualche perplessità: nasce dalla teorizzazione di E. Berlinguer sul superamento della divisione in classi, testata (con successo) nel monocolore Andreotti (1976). Delle travagliate vicende post Bolognina penso, forse, potremmo essere d’accordo. Concordo sulla destra che non c’è (quella attuale è troppo vergognosa per non essere estrema) ed in un concetto democratico l’opposizione ha lo stesso rispetto della maggioranza. Il populismo sta sparigliando le carte, creando confusione ed assorbendo il voto di chi non segue e non vuole seguire la politica. Cosa sarà del PD? Difficile a dirsi, più difficile a farsi. grazie della chiacchierata

  • Di kindlyreqd (---.---.---.121) 17 ottobre 2018 21:25

    Domanda:

    Ma, alla fin fine, è poi così essenziale ed importante sapere dove andrà e cosa sarà il PD di domani? E sotto sotto, ma nemmeno tanto, augurare ed augurarsi una sua redenzione che lo veda rinascere, in marcia con le bandiere rosse verso il sol dell’avvenire.
    Insomma, gli orfani della sinistra non riescono proprio ad immaginare un mondo nel quale le istanze dei meno fortunati e gli ideali di solidarietà sociale, siano rappresentati da forze differenti da quelle del secolo passato.
  • Di Enzo Salvà (---.---.---.64) 18 ottobre 2018 11:57

    Non sono molto d’accordo nel classificare il PD come trasformazione/evoluzione del PCI. Il PD è una Grosse Koalition, un’alleanza tra "popolari e socialisti", ideali diversi (il PCI non era comunista da tempo), che può andare bene in via provvisoria che invece diventa partito.

    In Italia servirebbe davvero una vera destra liberale ed una vera sinistra come la definiva Norberto Bobbio nel suo libro "Destra e Sinistra" Donzelli Editore (tratto dalla scheda libro):
    ".........Ma coloro che si proclamano di sinistra danno maggiore importanza, nella loro condotta morale e nella loro iniziativa politica, a ciò che rende gli uomini eguali, o ai modi di ridurre le diseguaglianze; mentre coloro che si proclamano di destra sono convinti che le diseguaglianze siano ineliminabili e che non se ne debba neanche auspicare necessariamente la soppressione."

    Di tutto ciò si vede poco sia a destra che a sinistra, di questi tempi.

    Un Saluto
    Es.








  • Di sergio (---.---.---.113) 18 ottobre 2018 16:05

    E’ la storia che colloca il PD ultimo delle trasformazioni che seguirono la svolta della Bolognina. Che l’attuale (ed anche il passato prossimo) del PD sia ancora lontano anni luce dal pensiero berlingueriano, da una moderna socialdemocrazia o di qualcosa che abbia anche solo poco più di una parvenza di sinistra non posso che condividere, con mio sommo dispiacere. Anche per la destra, inghiottita in un sol boccone da Berlusconi ed il berlusconismo. Temo non basterà un decennio per avere in Italia una destra vera, moderna e degna di questo nome. Non sono bei tempi. Buon fine settimana

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