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Singapore, difensore dei diritti umani condannato per “vandalismo”

Le draconiane leggi sull’ordine pubblico e sul vandalismo in vigore a Singapore hanno colpito ancora una volta.

Ieri Jolovan Wham è stato condannato al pagamento di una multa di 8000 dollari singaporeani (4960 euro). Ne ha versati solo una parte, per non riconoscere legittimità alla sentenza, preferendo trasformare la differenza in pena detentiva: detto fatto, 22 giorni di carcere.

La condanna riguarda due proteste organizzate nel 2017.

Nel giugno di quell’anno, Wang e altri sei attivisti inscenarono una mini-manifestazione a bordo della metropolitana per ricordare il 30 anniversario dell’“Operazione Spectrum”, nome in codice di una retata di 22 presunti promotori di una “cospirazione marxista” che vennero trattenuti per mesi senza accusa né processo ai sensi della Legge sulla sicurezza interna.

La protesta non era autorizzata e l’atto di vandalismo si concretizzò nell’affissione di due volantini sui finestrini di un vagone e nei rifiuto di firmare dei verbali.

Il secondo “turbamento all’ordine pubblico”, Wham lo causò un mese dopo quando organizzò senza autorizzazione una veglia alla vigilia dell’esecuzione di un cittadino malese, poi impiccato.

Wham deve affrontare altri due processi, per aver tenuto una protesta solitaria di fronte a un tribunale (vedi foto) e a una stazione di polizia.

Neanche un mese fa, le autorità di Singapore avevano dato un altro segnale d’intolleranza, arrestando tre attivisti della comunità Lgbtiq che stavano protestando pacificamente.

 

 

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