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Radicali e referendum: sì, li sostengo

Il 10 aprile scorso i Radicali hanno ripreso il percorso per cui vengono ricordati nella storia politica italiana, quello dei referendum. Hanno così depositato in Cassazione 6 nuovi quesiti per riportare un po' di civiltà e progresso in questo paese straziato da leggi falsamente perbeniste e dal sapore clericale.

1) Abolizione finanziamento pubblico partiti:
una cosa che vogliono tutti, adesso (ma su cui io non sono d'accordo, ed il perché lo spiego qui). Ma non è il primo proposto dai Radicali: dopo quello votato nel 1993, aggirato dalla partitocrazia, si chiede la revisione della legge n. 96 del luglio 2012;

2) Otto per Mille:
libertà di sceltà sulla destinazione del contributo, cancellando la ripartizione dei fondi di coloro che non scelgono a chi fare la donazione (attualmente la quota è più del 50% del totale, circa 600 milioni di euro l’anno). D'accordissimo;

3) Immigrazione:
in proposito i Radicali chiedono di essere davvero Europa: Il primo quesito cancella la parte della normativa che determina una inutile logica detentiva degli immigrati (con costi enormi per lo Stato, 18 milioni e 607 mila euro nel solo 2012, in quanto dispone la possibilità di prorogare il trattenimento degli immigrati irregolari nei CIE oltre il termine di 60 giorni, sufficienti nella maggior parte dei casi a comprendere se l'identificazione è realmente possibile. Questo in contrasto con la direttiva comunitaria 2008/115/CE sui rimpatri che prevede solo in casi particolari la proroga del trattenimento fino a 18 mesi.);


Il secondo quesito abroga quelle norme che costringono centinaia di migliaia di migranti al ricatto continuo dei datori di lavoro (creando l’effetto “concorrenza sleale” con i lavoratori italiani) oppure che li obbliga al lavoro nero o al servizio della microcriminalità, legando il permesso di soggiorno al contratto;

4) Droga:
depenalizzazione e decarcerizzazione per coltivatori domestici e possessori di modeste quantità di marjuana (che è anche una buona medicina, come dicevo qui);

5) Divorzio breve:
solo in Italia se vuoi divorziare devi aspettare 3 anni di separazione, aumentando i costi e intasando i tribunali; si chiede quindi il divorzio contestuale alla separazione. Una norma di civiltà, giustizia e libertà.

Il sito dell'iniziativa è lisostengo.it, chiunque fosse interessato può aderire e partecipare alla raccolta di firme necessarie.

Ah... visto che gli ha fatto bene? (qui)

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