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Sessualità dei pazienti | Una nuova finestra sul mondo

Oggi non è più un tabù parlare di sessualità dei pazienti; tuttavia, ad alcune particolari categorie, come quelli in lunga degenza, i professionisti in ambito medico e psicologico non sembrano attribuire alcuna pulsione. Il tema è di ampia discussione per quanto concerne i pazienti oncologici, che certamente subiscono trattamenti molto invasivi, stravolgenti e sul lungo termine; tuttavia, non sono gli unici ad avere impedimenti di lunga durata da affrontare, da soli o col partner, i quali cambieranno una volta e per sempre il loro modo di agire e vivere le proprie corporeità e sessualità.

Ogni paziente ospedalizzato, che sia a causa di un’appendicite o di un femore fratturato non conta, dovrà subire un lungo percorso di cura e riabilitazione per cui per lungo tempo magari non potrà lavarsi o curare la propria persona, non riuscirà ad andare in bagno autonomamente, né vestirsi, prepararsi da mangiare, etc. Questa situazione implica due estreme conseguenze: la prima è il ritorno ad uno stato di totale dipendenza da altri esseri umani, di difficilissima accettazione dall’adolescenza in poi; l’altra è un mutamento consequenziale e necessario del vissuto rispetto al proprio corpo, irreversibilmente mutato ed alla sessualità, sia in riferimento all’auto-erotismo, che ai rapporti di coppia. La paziente operata di endometriosi può avere, così, enormi difficoltà nel vivere ed accettare il proprio corpo, dunque a vederlo come fonte di piacere, così come il paziente con diverse fratture può temere il contatto con la/il partner.

Durante la degenza si possono inoltre, vivere situazioni di disagio che hanno realmente poco di erotico e la persona può giungere a sentirsi in imbarazzo, con gli altri, per la propria condizione. In tutti questi casi è necessaria una vera e propria ristrutturazione dei personali schemi mentali e d’azione, rispetto al corpo, così come alla sessualità.

È necessario, anzitutto, accettare lo stato di dipendenza ed il bisogno di aiuto costante: presupposti indispensabili ad uno stato di dipendenza sana, difficilmente raggiungibile dai più. Dipendere, difatti, che nell’etimologia indica lo stato dello ‘essere appesi’, è una condizione di grande frustrazione, specialmente se associata ad uno stato accidentale di grave malessere fisico. La lunga degenza è poi sempre caratterizzata da un periodo particolarmente duro, solitamente i primi giorni; una fase di stallo ed un lento ritorno ad una condizione di benessere. Trascorsa la prima fase e accettata la temporanea impossibilità d’essere autonomi, si viene allo step di più lunga durata: è durante il periodo di stallo che, difatti, ogni azione caratterizzante il quotidiano dev’essere riprogrammata ed adattata allo stato fisico che la persona momentaneamente si trova a vivere. Questo vale non solo per i doveri, altresì per i piaceri.

Il corpo è cambiato, qualcosa lo ha mutato irreversibilmente, come irreversibilmente è mutata la sua percezione da parte della persona; ma al corpo non si può rinunciare, così come non si può rinunciare ad una sana vita sessuale, in quanto la sessualità è tra i bisogni d’ordine primario per ogni essere vivente e base della sopravvivenza d’ogni specie. È in questa condizione, particolarmente trascurata ed indifferente ai più, che le figure professionali specializzate in ambito sessuologico possono e devono effettuare un ‘secondo pronto soccorso’, alla persona come alla coppia.

Un consulto, un sostegno, in una condizione di difficoltà a vivere e viversi l’intimità, può essere di grande aiuto al paziente: per riscoprirsi e scoprire prospettive differenti su categorie dapprima date per scontate. Ecco che il trauma si trasforma, attraverso il capovolgimento prospettico operato da sessuologo e paziente, in occasione d’apertura ed apprendimento: quanto di meglio l’offerta professionale possa proporre ad un individuo sofferente: una nuova finestra sul mondo.

 

Tirocinante: Tjuana Foffo

Tutor: Fabiana Salucci

 

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