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 Home page > Attualità > Religione > Sempre meno cattolici | La fede cieca recupera la vista

Sempre meno cattolici | La fede cieca recupera la vista

Tempi sempre più duri per chi finora ha fatto leva sul sentimento di appartenenza quale surrogato di quello di fede. Fede che c’è sempre meno e che forse non c’è mai stata molto. O almeno non tanto quanto vorrebbe far credere chi ha tutto il vantaggio di sostenere l’idea che viviamo in una società prevalentemente religiosa, fatta di persone che accettano acriticamente tutto quanto gli si propina riguardo all’esistenza di dei, santi, angeli e via disquisendo.

Perché a quanto pare, l’idea di aderire a una credenza solo per non fare un dispetto alla propria comunità, o per non ricevere da essa un dispetto – le comunità possono essere molto permalose riguardo a queste cose – perde appeal. A dirlo in maniera piuttosto evidente è una ricerca di Community Media Researchcommissionata da, e pubblicata su, La Stampa. I dati sono impietosi: dall’inizio del secolo, in Italia la percentuale di chi si dichiara cattolico è scesa di quasi venti punti e tre quarti di questi ex cattolici sono andati a ingrossare le file dei non credenti. Difficile pensare che si tratti di gente folgorata sulla via (di ritorno) da Damasco, molto più verosimile che il loro cattolicesimo fosse basato sul conformismo, a sua volta innescato dall’effetto noto come desiderabilità sociale, piuttosto che su una vera fede. A maggior ragione visto che, come sempre la stessa ricerca ci dice, scende parecchio anche la percentuale di chi pur dicendosi cattolico non partecipa a riti e funzioni religiose. Come dire che c’è ancora un’ampia fetta di gente che ci crede ma senza troppa convinzione, e che potrebbe rivedere la sua posizione nei prossimi anni.

Le ragioni alla base di questo progressivo allontanamento da un’identità basata sull’appartenenza religiosa potrebbero essere molteplici. Una di queste potrebbe essere l’inasprimento delle battaglie in nome dell’identità che per natura sono divisive, come quelle che proprio in questo periodo hanno come oggetto la scuola pubblica, tra una preghiera prima della merenda e un crocifisso, o le bravate di qualche giovane. Al semplice richiamo alle radici si è sostituito un identitarismo aggressivo, che grida vendetta, che esige punizioni esemplari, che mira all’imposizione più che all’indottrinamento e guai a chi si permette anche solo di chiedere un abbassamento dei toni.

Un’analoga ricerca condotta sulla popolazione statunitense, che notoriamente è la più religiosa tra quelle occidentali, sembrerebbe confermarlo seppur con dati che dicono cose leggermente diverse. Infatti negli Usa si assiste a una flessione dei religiosi a vantaggio dei “nones”, ma allo stesso tempo non viene scalfito lo zoccolo duro costituito da gente fortemente religiosa. Il credente tradizionalista e dubbioso abbandona la Chiesa di riferimento, il credente che dubbi non ha rimane fermo sulle sue posizioni e il risultato è che la popolazione diventa fortemente polarizzata. Come se non bastasse, la ripartizione tra le due categorie ricalca sempre più quella tra i due poli politici, con da una parte i conservatori che attraggono gli intransigenti, dall’altra i moderati che invece rifuggono da quello che vedono come un uso strumentale della religione. Tant’è che una parte di loro continua a coltivare una sorta di fede personale, da non affiliato.

Non che i sistemi religiosi facciano poi moltissimo per fermare questa emorragia di fedeli. Diciamo che provano a farlo fingendo di essere quello che non sono mai stati, facendo capire che la loro anacronistica dottrina sarebbe in realtà al passo coi tempi, ma di fatto finiscono per contraddire la dottrina e se stessi. Si potrebbe dire che là dove non poté la credenza poté la credibilità, in questo caso intesa come mancanza di credibilità. Che credito si potrebbe dare, ad esempio, a chi lascia intendere di voler finalmente opporre una linea dura al fenomeno della pedofilia ecclesiastica, salvo poi accogliere in pompa magna chi di quel fenomeno era il simbolo, ovviamente in accezione negativa? O a chi contesta una legge che ribadisce il principio della libertà di cura, smentendo così le parole del suo stesso leader spirituale? O a chi fa il pauperista incassando cifre da capogiro? Paradossalmente in questo modo si allontana sia chi vede il divario, nelle sue posizioni più retrive, tra la Chiesa e la gente, sia chi vede contraddetti i rigidi precetti a cui aderisce senza esitazioni. E il risultato si vede. Anche quando si vuole far finta di non vederlo.

Massimo Maiurana

Questo articolo è stato pubblicato qui

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