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 Home page > Tribuna Libera > Sei un razzista, ma anche no

Sei un razzista, ma anche no

C'è chi si definisce razzista e chi antirazzista ma è la confusione la vera bandiera sventolata da costoro. 

"Sei un razzista". Alzi la mano chi non ha mai sentito dire questa frase in vita sua. In televisione, sul web, nella vita di tutti i giorni, questa tiritera ci viene propinata in continuazione senza che possiamo soffermarci a riflettere, a pensare che l'uso di questi termini è spesso improprio se non usato a sproposito. Il vocabolo "razzista" identifica quella persona o quel gruppo di persone che anziché considerare l'Umanità unica e indivisibile pensa che vi siano sostanzialmente 4 differenti razze di uomini: i neri, i caucasici, i pellirosse e gli asiatici. Anzi, a dirla proprio tutta, il famigerato "razzista" non solo divide l'umanità in quattro parti ma è convinto che una di esse (la propria, ovviamente) sia superiore geneticamente alle altre.

In funzione di questo doveroso chiarimento, viene da sé che insultare un ebreo o un meridionale o un livornese o un cristiano o un milanista o un animale non è un episodio di razzismo ma un increscioso atto di intolleranza.

Il razzismo, come spiegato, è tutt'altra cosa dal punto di vista meramente linguistico anche se da quello pratico una differenza non esiste. Così come il razzismo è una forma becera di prevaricazione e va condannato. Anche l'intolleranza deve seguire lo stesso trattamento. Solo, dovremmo imparare ad usare i termini corretti che la grammatica italiana ci propone. Spesso e volentieri i due vocaboli sono considerati identici, come l'uso fa supporre, ma così non è. Il razzismo è una delle forme più alte di intolleranza così come lo è il sessismo, il terrorismo religioso, il teppismo da stadio, l'odio verso tutto ciò che è diverso, ecc. Come ogni tipologia di sentimenti negativi è la paura (in questo caso dell'altro) a manovrare le azioni del razzista.

Così come accade per l'intollerante. La paura stessa non è un emozione negativa perché ci permette di vivere cercando di rischiare il meno possibile, tuttavia, è importante (se non fondamentale) che non sia essa a guidare ogni nostra azione. Per il feroce razzista è così e anche per il becero intollerante. Vogliamo anche noi farci dominare così? Chissà ma intanto impariamo a parlare e a scrivere correttamente in italiano. Non si sa mai...

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