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Scandalo Telsey. Scajola la sceglie per il Made in Italy mentre licenzia i dipendenti

Resoconto dell’incontro del 29 giugno presso Confindustria di Benevento cui è scaturito un vergognoso "accordo sindacale tra le parti".

Ancora coup de théâtre, esiti inauditi e imprevedibili pervengono dalla vicenda del licenziamento collettivo della Telsey s.p.a. di San Giorgio del Sannio.

In data 12 luglio 2010 a 14 dei 17 ex dipendenti Telsey è pervenuta la formale lettera di licenziamento, con cui l’Azienda tra l’altro comunica che "l’intera procedura di mobilità si è conclusa con un accordo sindacale tra le parti".

C’è da restare basiti: un accordo sindacale tra le parti? E come?

In un precedente comunicato avevamo reso noto come i Sindacati CGIL e CISL avevano disconosciuto, per la seconda volta, le rappresentanze aziendali (r.s.a) di ben quattordici lavoratori Telsey, poiché ree di essersi fatte accompagnare da consulenti per l’esame congiunto dei bilanci aziendali al tavolo istituzionale regionale già lo scorso 4 giugno, facendo loro abnorme divieto di presenziare ed assistere alla riunione sindacale tenutasi il 29 giugno presso la sede di Confindustria a Benevento. Ed avevamo pure doverosamente stigmatizzato questo anomalo comportamento dei Sindacati che negli ultimi giorni precedenti al tavolo avevano fatto pervenire a Confindustria l’arbitraria revoca delle r.s.a. legalmente costituite presso CISL e CGIL, una revoca decisa unilateralmente senza nessuna consultazione preventiva dei lavoratori, e persino senza farla precedere né seguire da alcuna comunicazione alle stesse r.s.a e addirittura senza motivare nello stesso fax la causa scatenante l’irremovibile e solo apparentemente estemporanea decisione dei sindacati! 

Seguendo tuttavia gli eventi, che si sono succeduti al tavolo del 29/06/2010, si capisce senza ombra di dubbio che tale revoca doveva solo essere strumentale al raggiungimento di un accordo sindacale che in 4 mesi di incontri tra le parti i lavoratori non hanno mai voluto sottoscrivere, e non certo per aggrapparsi ad un posto di lavoro che ormai di fatto non c’era più, ma presi esclusivamente dal legittimo desiderio di conoscere la reale situazione economico/finanziaria dell’azienda che li stava prima cedendo, poi mettendo in cassa integrazione straordinaria, poi licenziando.

La costante di questo lungo iter per i lavoratori Telsey è sempre stato il desiderio di non essere oggetto di manovre che avrebbero fatto solo gli interessi di pochi a completo danno esclusivo dei lavoratori stessi ed a fronte di legittimi dubbi e sospetti che si potevano mettere a tacere facilmente con la sola apertura ad un trasparente dialogo, con la naturale conseguenza di una chiusura di Telsey col territorio sannita senza strascichi e problemi di sorta, chiusura con tutti gli accordi procedurali previsti dalla legge cui, purtroppo, si è replicato invece solo con sotterfugi in frode alla legge ed allo Stato, ed ai lavoratori stessi.

Quanto fossero legittime le istanze di trasparenza e di legalità espresse dai lavoratori, e quanto fossero fondati i forti dubbi della stessa comunità sangiorgese sulla veridicità della crisi aziendale paventata da Telsey s.p.a. lo dimostrano i documenti da cui si evince che Telsey di San Giorgio del Sannio è stata destinataria di un flusso continuo di finanziamenti pubblici, il cui presupposto era il radicamento di Telsey sul territorio. Presupposto che ora viene a mancare del tutto, per cui sarebbe ora che Telsey restituisca i fondi intascati.

Vedasi in proposito e solo a titolo di esempio la pagina 25 del seguente documento: CATALOGO DI PROGETTI ESEMPLARI DEL PON “RICERCA SCIENTIFICA, SVILUPPO TECNOLOGICO, ALTA FORMAZIONE “2000 - 2006, che attesta un contributo F.E.S.R. (Fondo Europeo di sviluppo regionale) di quasi 400.000 euro di cui è stata beneficiata la Telsey di San Giorgio del Sannio, l’allegato 1 del DECRETO DIRIGENZIALE N. 174 del 6 luglio 2007 pubblicato sul B.U.R.C. N.43 del 1 agosto 2007, il "Bando per la concessione degli aiuti alle PMI in attuazione della Misura 3.17 del POR Campania 2000/2006 nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro in materia di e-government e Società dell’Informazione. Progetto Metadistretto del Settore ICT - Ammissione a finanziamento" adottato con DECRETO DIRIGENZIALE N. 25 del 28 febbraio 2008 pubblicato sul BURC N.13 del 31 marzo 2008 , e da ultimo il progetto di Telsey, che si chiama Delis (Digital Electronic living intelligent system) che ha un costo complessivo di 7,9 milioni di euro (che non sono bruscolini ma soldi di tutti noi cittadini !) ed è stato selezionato e finanziato da Scajola, l’ex Ministro delle Attività Produttive e dello Sviluppo Economico. 

Ma forse il Ministero non è al corrente della crisi aziendale e dell’impresa in difficoltà Telsey s.p.a a Benevento?

Come altrimenti spiegarsi questa idoneità di Telsey al Finanziamento del Progetto Made in Italy, se il relativo bando stabilisce che non sono ammissibili i progetti provenienti da aziende in "difficoltà", così come definita dagli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato (direttiva 2004/C244/02) pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 1° ottobre 2004?

Ma procediamo con ordine.

Se come apprendiamo Telsey dice che "l’intera procedura si è conclusa con un accordo sindacale tra le parti" e le r.s.a. venivano disconosciute dai sindacati, cosa è realmente successo il 29 giugno presso Confindustria alla riunione segreta avente come oggetto di discussione la messa in mobilità?

Ecco quanto è accaduto. Alla riunione sindacale presso Confindustria del 29 giugno non è stato consentito alle RSA legalmente costituite presso CISL e CGIL di partecipare alla riunione, sebbene queste ultime avessero ricevuto la comunicazione da parte dell’azienda che in quel giorno si sarebbe avuto finalmente l’esame congiunto con le parti della situazione aziendale: in tale comunicazione, si puntualizzava però che le RSA non avrebbero potuto in quanto tali partecipare al tavolo, avendo Confindustria nei giorni addietro, ricevuto comunicazione dai sindacati della revoca del loro mandato; tuttavia in questa stessa comunicazione si faceva presente che l’azienda si sarebbe comunque aperta ad ogni utile confronto con i lavoratori.

In virtù di quanto appreso, le RSA pur consapevoli della illegittimità della revoca, si recavano alla riunione del 29 giugno accompagnati anche da un lavoratore verso il quale nessuna diffida era stata fatta dal sindacato di appartenenza, questo nel pieno rispetto del contenuto della comunicazione inviata da Telsey alle RSA. Ebbene, a quel tavolo veniva seccamente rifiutata la partecipazione sia delle RSA sia dello stesso lavoratore appena citato.

Ma, mentre le r.s.a. di CGIL e CISL rappresentative di 14 lavoratori erano coattivamente tenute alla porta, e le rappresentanze provinciali di CGIL e CISL non partecipavano alla riunione, o meglio, per motivi difficilmente comprensibili, ritenenevano di defilarsi, il tavolo del 29 giugno comunque si teneva e vedeva la partecipazione dei seguenti soggetti: il rappresentante di Confindustria Mario Ferraro, il legale della Telsey, nonché il segretario provinciale della UGL - spunta per magia dal cilindro un’altra sigla sindacale! - ed il dipendente della Telsey Cavuoto Alessio nonché responsabile di sede Telsey di San Giorgio del Sannio, nonchè r.s.a UGL! 

Cavuoto Alessio - per chi facesse fatica a comprendere il coup de théâtre - a distanza di ben 4 mesi dall’inizio della vicenda, insieme ad altri due colleghi, ha pensato bene di ricorrere in extremis all’escamotage di iscriversi al sindacato UGL e di costituirsi Rappresentante Sindacale Aziendale della UGL, a totale insaputa di tutti gli altri lavoratori della Telsey di San Giorgio del Sannio (sic!)

Ma le sorprese e i colpi di scena, per i dipendenti Telsey licenziati, non finiscono qui, perché Cavuoto Alessio è anche quel signore che, fino alla repentina decisione di iscriversi al sindacato, aveva partecipato a tutti i tavoli tenutisi in Confindustria da ben quattro mesi, ma dalla parte opposta a quella dei lavoratori, ovvero come parte aziendale (sic!), pur essendo tra i dipendenti oggetto della manovra.

Cavuoto - e con ciò la misura è colma ed il quadro si chiarisce - è anche uno dei tre soci fondatori della Alfadigit s.r.l., la società che è sorta ed ha sede legale negli stessi locali della Telsey che sono di proprietà della Provincia, molto prima che la vicenda Telsey volgesse al termine, anzi di buon’ora e proprio agli albori delle sceneggiate in tre atti della Telsey s.p.a.: annuncio di cessione del ramo d’azienda ad Alfa Digit di cui Telsey si rifiutava di svelare il nome ai lavoratori; comunicazione il 24 maggio di ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria con contestuale intimazione ai lavoratori di sospensione dal lavoro e di divieto ad accedere ai locali aziendali; infine, in data 11 giugno il licenziamento collettivo dei lavoratori .

Dunque, il 29 giugno si tenevano alla porta le r.s.a CISL e CGIL a causa della revoca strumentale e ad arte da parte dei relativi sindacati, si teneva alla porta il lavoratore Telsey che accompagnava le r.s.a., ma si aprivano le porte all’indefinibile e pluri-identitario "lavoratore e rappresentante Telsey" Alessio Cavuoto divenuto per magia r.s.a. ad hoc!

E’ di palmare evidenza a questo punto che il 29 giugno si è consumata la ennesima messinscena della Telsey con la collusione della neocostituita Alfa Digit s.r.l. che si è sostituita alle r.s.a della maggioranza dei dipendenti Telsey pur di siglare un accordo "sindacale" e secretare di fatto i bilanci aziendali della Telsey ai lavoratori.

Due o tre o plurimi piccioni con una sola fava, nell’illlegalità più spavalda: tanto, basta dismettere un vestito ed indossarne un altro!

Tutto ciò è scandaloso e vergognoso e ci attendiamo efficaci e tempestive risposte dalla Magistratura!

L’intera procedura non è a norma di legge e va invalidato l’accordo in quanto il sindacato UGT ed il relativo r.s.a. costituitosi ad hoc potrebbe risultare un sindacato "di comodo", in contrasto insanabile con la norma fondamentale dello Statuto dei Lavoratori, l’articolo 17, secondo cui i "sindacati accomodanti" non sono veri e propri sindacati e sono per giunta vietati!

La rappresentatività effettiva dei lavoratori della Telsey a questo tavolo sindacale è stata praticamente nulla.

Ma nononostante ciò, con una manovra di basso profilo morale ed illegale, è stata decisa la messa in mobilità di 14 lavoratori della Telsey: cioè, l’intera forza lavoro della Telsey Benevento (17 persone), con la sola eccezione di tre persone, ovvero Alessio Cavuoto, Francesco Lauro e Luca Goglia, soci fondatori della Alfadigit s.r.l.

Non senza un certo senso dell’umorismo, la lettera recapitata dalla Telsey ai lavoratori messi in mobilità sottolinea che tutto è avvenuto "di comune accordo con le parti sociali", là dove la parte sociale dei lavoratori è stata rappresentata al tavolo dalla stessa persona che nei tavoli precedenti rappresentava l’azienda !

Ad oggi, i lavoratori hanno difficoltà anche al rilascio del verbale di accordo stipulato a quest’ultimo tavolo, pur avendone fatto richiesta e pur essendone l’acquisizione un loro pieno diritto, e nonostante la lettera di messa in mobilità sia stata ricevuta il 12 luglio. I lavoratori hanno appreso l’esito dell’incontro del 29/06/2010 solo dalla lettera di licenziamento in cui frettolosamente si dice che si è concluso con un accordo sindacale tra le parti. Annunciamo prossimi approfondimenti.

I commenti più votati

  • Di (---.---.---.249) 26 luglio 2010 12:57

    Non so se l’autore di questo comento è parte in causa, o semplicemente qualcuno che parla senza cognizione di causa.

    L’anomalia o l’irregolarità non sta nel fatto che Telsey ha ricevuto aiuti statali, ma nel fatto che, pur vendoli ricevuti, sta chiudendo nel disinteresse generale delle istituzioni. Siccome sono soldi miei, tuoi e di tutti quelli che pagano le tasse, fa abbastanza rabbia, non trovi? Ma forse tu hai così tanti soldi da buttare che poco ti importa degli investimenti che vengono fatti.
    Senza ovviamente considerare le meschinità attuate da tutti i sindacati dei lavoratori (un’altra istituzione violata) a proposito della Telsey, cosa che evidentemente non ti interessa proprio. E’ lecito, per carità, però abbi almeno il buon senso di non commentare un articolo sicuramente destinato ad un pubblico leggermente più sensibile su queste cose. Un pubblico purtroppo molto ristretto, e qui sì che servirebbe l’esortazione a svegliarsi.
    Perchè detta a proposito del "Diventiamo tutti imprenditori!" è di una banalità assurda. In un Paese giusto tutti possono dimostrare di valere a qualsiasi livello, non per forza diventando imprenditori, anzi. E nel mondo reale, compreso probabilmente la fetta di mondo che fa capo alla vicenda Telsey-Alfadigit, le imprese spesso le si fonda per tutt’altri motivi, molto più materiali e meno poetici della voglia di emergere.
    E spessissimo, soprattutto in questi tempi di crisi, gli unici che si prendono il caffè al bar e prendono ugualmente un (bello) stipendio sono proprio i cosiddetti imprenditori.

  • Di (---.---.---.210) 26 luglio 2010 16:14

    L’anonimo commentatore che non ha neppure il coraggio di firmarsi è verosimilmente un utile idiota della Telsey o dell’Alfa Digit di San Giorgio del Sannio (BN)

    Diversamente non si spiegano le allucinanti asserzioni: "Diventiamo tutti imprenditori! 
    O forse volete stare al bar e ricevere lo stipendio ugualmente? "
    Su quest’ultima domanda offensiva e fuori luogo chiediamo lumi all’autore.

    Davvero Le sembra "nulla di anomalo e di irregolare " ?
    Ma vaneggia o parla con causae cognitio?
    Ha letto tutti gli altri articoli in merito ?
    Ha un minimo sentore di cosa sia "la legalità" e "il diritto"? Temo di no !
    In attesa di chiarimenti,
    Rosanna Carpentieri
  • Di (---.---.---.163) 26 luglio 2010 16:08

    Rispondo perché conosco bene la situazione e chiederei a chi commenta riguardo questioni che non conosce almeno di avere la creanza di non lanciarsi in elucubrazioni e dibattiti da bar. Normalmente in Italia quando si parla di calcio il lunedì mattina il 90% dei tifosi sono allenatori che avrebbero fatto in questo o in altro modo. Noto che ci sono persone che hanno il coraggio e la faccia tosta di assumere lo stesso atteggiamento leggero e superficiale su questioni che sono più serie di una partita di calcio commentando notizie che non conoscono approfonditamente o che magari conoscono ma tendono a sminuirle per chi sa quali motivi. Fatta la premessa, la crisi c’è, ha Telsey non è in crisi, ha avuto una riduzione dei margini non un rosso a bilancio. Nessuno vuole stare al bar a prendere lo stipendio, tant’è che la maggior parte degli ex dipendenti Telsey la lavorato per anni senza mai straordinari, diarie per trasferte o premi di produzione, anche quando l’azienda dichiarò fatturato di 80 mln di euro nel 2008. Eppure gli orari tardi sono sempre stati fatti, sempre oltre l’orario lavorativo delle 8 ore giornaliere, nei fine settimana, nelle ferie religiose, a notte fonda per necessità aziendali. Non entrando nel merito di questi sacrifici che sono stati fatti senza nulla in cambio, pretendo rispetto da parte di chi non conosce o vuole far finta di non conoscere questi particolari. Chiunque può diventare imprenditore? Certo, ma per chi ha contatti presi non per proprio merito ma per favori tesi al silenzio, e soprattutto i locali presi abusivamente dalla provincia è facile fare gli imprenditori, magari sgambettando qua e la e cercando di sfruttare la difficoltà di quelli che sono i professionisti e gli esperti. Nessuno starà al bar a prendere lo stipendio, caro amico, nessuno starà a chiedere in ginocchio di lavorare caro sconosciuto, non staremo con le mani in mano, ma certo chiederemo anche che si faccia luce, su questo schifo, su questa truffa ai danni dello stato, e della provincia, su questa mistificazione della realtà. Non sono stati accusati innocenti, ma solo fatto emergere una situazione di grave abuso nei confronti dei cittadini, quindi sebbene non abbia a dire nulla riguardo le mie prospettive in qualità di ex dipendente telsey, mi chiedo come mai alla luce di questo articolo ci sia stata una tale passione nel rispondere ed incoraggiare a diventare imprenditori da parte di un emerito sconosciuto. Sono parole che conosco, che ho sentito, ma io non mi nascondo dietro l’anonimato di un computer.

    Gabriele Ing. Izzo
  • Di (---.---.---.131) 26 luglio 2010 15:00

    Presumo che tu abbia postato questo commento senza conoscere la questione...diciamo con un pò di superficialità.

    Ti dò un consiglio fondamentale per capire se delle persone siano attendibili o meno, o abbiano veramente qualcosa da dire.

    Chiedigli nome e cognome:

    Mi chiamo Gianfranco De Luca , sono uno dei licenziati Telsey, i miei riferimenti li puoi trovare su facebook!!!

    Tu chi sei?

    Poi si riuscirà a interloquire meglio!!!

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.10) 23 luglio 2010 08:43

    Sono cose che possono accadere, nulla di anomalo e di irregolare, se vedete la storia ci sono aziende che hanno chiuso sebbene hanno ottenuto benifici dallo Stato. Non significa nulla quanto riportato sopra, ma si deve vedere la situazione economica globale che coinvolge tutti i settori. Ci sono casi che che pur di chiudere alcuni imprenditori fanno debiti e senza riuscire ad uscirne poi si legge la cronaca sul giornale. Sveglia!!! è un brutto momento per tutti è ora di dimostrare quanto si sa fare, pensate che qualsisi persona può diventare imprenditore ed far valere le proprie capacità, laureati, esperti, chi più ne ha lo dimostri. O forse volete stare al bar e ricevere lo stipendio ugualmente?

    • Di (---.---.---.249) 26 luglio 2010 12:57

      Non so se l’autore di questo comento è parte in causa, o semplicemente qualcuno che parla senza cognizione di causa.

      L’anomalia o l’irregolarità non sta nel fatto che Telsey ha ricevuto aiuti statali, ma nel fatto che, pur vendoli ricevuti, sta chiudendo nel disinteresse generale delle istituzioni. Siccome sono soldi miei, tuoi e di tutti quelli che pagano le tasse, fa abbastanza rabbia, non trovi? Ma forse tu hai così tanti soldi da buttare che poco ti importa degli investimenti che vengono fatti.
      Senza ovviamente considerare le meschinità attuate da tutti i sindacati dei lavoratori (un’altra istituzione violata) a proposito della Telsey, cosa che evidentemente non ti interessa proprio. E’ lecito, per carità, però abbi almeno il buon senso di non commentare un articolo sicuramente destinato ad un pubblico leggermente più sensibile su queste cose. Un pubblico purtroppo molto ristretto, e qui sì che servirebbe l’esortazione a svegliarsi.
      Perchè detta a proposito del "Diventiamo tutti imprenditori!" è di una banalità assurda. In un Paese giusto tutti possono dimostrare di valere a qualsiasi livello, non per forza diventando imprenditori, anzi. E nel mondo reale, compreso probabilmente la fetta di mondo che fa capo alla vicenda Telsey-Alfadigit, le imprese spesso le si fonda per tutt’altri motivi, molto più materiali e meno poetici della voglia di emergere.
      E spessissimo, soprattutto in questi tempi di crisi, gli unici che si prendono il caffè al bar e prendono ugualmente un (bello) stipendio sono proprio i cosiddetti imprenditori.

    • Di (---.---.---.131) 26 luglio 2010 15:00

      Presumo che tu abbia postato questo commento senza conoscere la questione...diciamo con un pò di superficialità.

      Ti dò un consiglio fondamentale per capire se delle persone siano attendibili o meno, o abbiano veramente qualcosa da dire.

      Chiedigli nome e cognome:

      Mi chiamo Gianfranco De Luca , sono uno dei licenziati Telsey, i miei riferimenti li puoi trovare su facebook!!!

      Tu chi sei?

      Poi si riuscirà a interloquire meglio!!!

    • Di (---.---.---.163) 26 luglio 2010 16:08

      Rispondo perché conosco bene la situazione e chiederei a chi commenta riguardo questioni che non conosce almeno di avere la creanza di non lanciarsi in elucubrazioni e dibattiti da bar. Normalmente in Italia quando si parla di calcio il lunedì mattina il 90% dei tifosi sono allenatori che avrebbero fatto in questo o in altro modo. Noto che ci sono persone che hanno il coraggio e la faccia tosta di assumere lo stesso atteggiamento leggero e superficiale su questioni che sono più serie di una partita di calcio commentando notizie che non conoscono approfonditamente o che magari conoscono ma tendono a sminuirle per chi sa quali motivi. Fatta la premessa, la crisi c’è, ha Telsey non è in crisi, ha avuto una riduzione dei margini non un rosso a bilancio. Nessuno vuole stare al bar a prendere lo stipendio, tant’è che la maggior parte degli ex dipendenti Telsey la lavorato per anni senza mai straordinari, diarie per trasferte o premi di produzione, anche quando l’azienda dichiarò fatturato di 80 mln di euro nel 2008. Eppure gli orari tardi sono sempre stati fatti, sempre oltre l’orario lavorativo delle 8 ore giornaliere, nei fine settimana, nelle ferie religiose, a notte fonda per necessità aziendali. Non entrando nel merito di questi sacrifici che sono stati fatti senza nulla in cambio, pretendo rispetto da parte di chi non conosce o vuole far finta di non conoscere questi particolari. Chiunque può diventare imprenditore? Certo, ma per chi ha contatti presi non per proprio merito ma per favori tesi al silenzio, e soprattutto i locali presi abusivamente dalla provincia è facile fare gli imprenditori, magari sgambettando qua e la e cercando di sfruttare la difficoltà di quelli che sono i professionisti e gli esperti. Nessuno starà al bar a prendere lo stipendio, caro amico, nessuno starà a chiedere in ginocchio di lavorare caro sconosciuto, non staremo con le mani in mano, ma certo chiederemo anche che si faccia luce, su questo schifo, su questa truffa ai danni dello stato, e della provincia, su questa mistificazione della realtà. Non sono stati accusati innocenti, ma solo fatto emergere una situazione di grave abuso nei confronti dei cittadini, quindi sebbene non abbia a dire nulla riguardo le mie prospettive in qualità di ex dipendente telsey, mi chiedo come mai alla luce di questo articolo ci sia stata una tale passione nel rispondere ed incoraggiare a diventare imprenditori da parte di un emerito sconosciuto. Sono parole che conosco, che ho sentito, ma io non mi nascondo dietro l’anonimato di un computer.

      Gabriele Ing. Izzo
  • Di (---.---.---.210) 26 luglio 2010 16:14

    L’anonimo commentatore che non ha neppure il coraggio di firmarsi è verosimilmente un utile idiota della Telsey o dell’Alfa Digit di San Giorgio del Sannio (BN)

    Diversamente non si spiegano le allucinanti asserzioni: "Diventiamo tutti imprenditori! 
    O forse volete stare al bar e ricevere lo stipendio ugualmente? "
    Su quest’ultima domanda offensiva e fuori luogo chiediamo lumi all’autore.

    Davvero Le sembra "nulla di anomalo e di irregolare " ?
    Ma vaneggia o parla con causae cognitio?
    Ha letto tutti gli altri articoli in merito ?
    Ha un minimo sentore di cosa sia "la legalità" e "il diritto"? Temo di no !
    In attesa di chiarimenti,
    Rosanna Carpentieri
  • Di (---.---.---.210) 26 luglio 2010 17:50

    Vorrei far notare all’anonimo commentatore che tutte le forme di intervento pubblico sulle imprese concorrono a disegnare la totale mancanza di progettualità aziendale.
    Non esistono lavoratori buoni o lavoratori cattivi, semplicemente esistono aziende nate con profili esclusivamente assistenziali e speculativi che vanno alla ricerca continua, assieme agli sponsor politici, di situazioni da adoperare quali ricatto verso gli enti (nel caso specifico, la Provincia di BN) e pretendere continue sovvenzioni o utilità diverse, con il metodo del capitalismo predatorio italiano, quello delle scatole cinesi.

    Il ministro Scaiola ha dato al ministero diretto fino a poco tempo fa un profilo di attività esclusivamente impostato a quanto sopra descritto.
    Ne conosciamo bene la visione fin dai tempi in cui questi era delfino di Taviani; la differenza tra allora ed oggi - che fa risaltare l’inadeguatezza di quel modello - è tutta contenuta nella "moneta".
    Quando Taviani mise in atto procedimenti quali quelli oggi usati da Scaiola, la moneta italiana era la lira, il governo ne determinava la quantità di immissione sul mercato e ne governava i flussi bancari essendo controllore del sistema.
    Dopo il Dpr 350 del 27 giugno 1985 firmato dal Presidente della Repubblica più amato dagli Italiani che dopo pochi giorni si dimise,  tutto è radicalmente cambiato in previsione dell’immissione della moneta comune sui mercati.
    Quel decreto, privatizzando le banche, indicava anche che non sarebbero più state sotto il controllo dello Stato, ma della Banca d’Italia poco dopo privatizzata anch’essa ed oggi, della B.E.I.
    Concludendo può certamente dirsi che la situazione non offre oggi alternative di sorta ad un peggioramento sempre più accentuato del sistema industriale divenuto ormai incapace di progettare profili industriali corretti e sostenibili: ne è un clamoroso esempio la Telsey e le vicende che la vedono protagonista.

    L’unica soluzione- altro che "diventiamo tutti imprenditori da strapazzo" come dice il vile commentatore - difficilmente percorribile per mancanza di preparazione, sarebbe una ri-statalizzazione delle vere imprese degne di questo nome, quelle cioè dotate di "valore intrinseco" e con una identificazione di altissima socializzazione.......

    Ma i carrozzoni dei sindacati, ormai tutti di comodo e ai limiti della illegalità in quanto vicini all’ideologia padronale, in quel caso, che fine farebbero ?

    L’esempio di CGIL, CISL ed il fiore spuntato ad hoc dell’UGT nella vertenza Telsey è stomachevole !

    Rosanna Carpentieri

  • Di (---.---.---.189) 27 luglio 2010 00:05

    L’autore del commento ha rienuto di cancellarsi ritenendo insostenibile la discussione e privo di argometi il suo commento. Vogliamo ricordare a tutti cosa esprimeva il suo inervento a commento di questo articolo

  • Di (---.---.---.189) 27 luglio 2010 00:40

    Comunque questo è il commento che ha postato e poi cancellato

    ** Scandalo Telsey. Scajola la sceglie per il Made in Italy mentre
    licenzia i dipendenti

    * Sono cose che possono accadere, nulla di anomalo e di irregolare, se
    vedete la storia ci sono aziende che hanno chiuso sebbene hanno ottenuto
    benifici dallo Stato. Non significa nulla quanto riportato sopra, ma si
    deve vedere la situazione economica globale che coinvolge tutti i settori.
    Ci sono casi che che pur di chiudere alcuni imprenditori fanno debiti e
    senza riuscire ad uscirne poi si legge la cronaca sul giornale. Sveglia!!!
    è un brutto momento per tutti è ora di dimostrare quanto si sa fare,
    pensate che qualsisi persona può diventare imprenditore ed far valere le
    proprie capacità, laureati, esperti, chi più ne ha lo dimostri. O forse
    volete stare al bar e ricevere lo stipendio ugualmente?

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