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Sblocca-cantieri | Lettera al viceministro Cancelleri: osservazioni e richiesta di riscontro

Il messaggio dell'Associazione Idra al viceministro Cancellieri

Se il Suo obiettivo, gentile Viceministro Cancelleri, è – come leggiamo nell’intervista pubblicata su “Il Fatto Quotidiano” sotto il titolo “Ora lo sblocca-cantieri, così nel giro di due mesi partiranno tutti i lavori” - quello di “velocizzare i lavori per opere che sono già interamente finanziate e inserite nei contratti di programma dell’Anas e della Rete ferroviaria”, quale sarebbe allora la differenza fra la Sua proposta e le ambizioni delle cordate di uomini d’affari che in tanti casi negli ultimi decenni hanno forzato l’approvazione di opere infrastrutturali labour savingcapital intensive, devastanti per l’ambiente e per il clima, sgradite alle popolazioni che abitano quotidianamente i territori, oltre che largamente discutibili anche sul piano dell’utilità trasportistica? D’accordo che sia necessario, appena finita l’emergenza sanitaria, intervenire con misure eccezionali. Ma occorre guardare bene (e rapidamente, questo sì!) dentro i progetti. Non si possono ripetere al buio gli errori e gli orrori del passato, addebitando alle generazioni future - col pretesto dell’urgenza - nuovi debiti fuori controllo, persistendo in scelte socialmente inutili o deleterie come quelle che hanno originato i noti gravi disinvestimenti nel servizio sanitario nazionale, nella difesa idrogeologica, nella manutenzione e nella sicurezza delle infrastrutture, nella ricostruzione delle regioni colpite dai sismi, nella scuola, nell’Università e nella ricerca!

 

Prima di consegnare la Sua proposta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, Le chiediamo, si è premurato di consultare la cittadinanza portatrice di interessi su questi temi, o di visitare i luoghi che beneficerebbero della ricetta da Lei suggerita? Qui e ora, sarebbe disponibile a venire a Firenze, ad esempio, per verificare ciò che ha provocato la TAV nelle valli e nelle comunità dell’Appennino, e per constatare ciò che tuttora provoca nella città patrimonio mondiale dell’Unesco un disegno di doppio sotto-attraversamento privo di costrutto, arenato da più di 20 anni? Noi La invitiamo, ci contatti: negli anni passati abbiamo accompagnato senatori e deputati del Suo Movimento in visita ai cantieri fiorentini, assieme ad Alfonso Bonafede, oggi Ministro della Giustizia e Capo delegazione del Movimento 5 Stelle, e abbiamo ricevuto impegni formali a sostenere questa nostra battaglia dallo stesso Luigi Di Maio, allora vicepresidente della Camera e oggi Ministro degli Esteri.

 

Invitiamo in ogni caso Lei e l’esecutivo tutto a considerare che l’attuale stato di emergenza nazionale non può giustificare l’assunzione di iniziative di governo ‘speciali’ carenti sotto il profilo della legittimità democratica: la condizione di lockdown alla quale l’intero Paese è sottoposto sospende infatti diritti costituzionali fondamentali come la libertà di circolazione e di soggiorno su tutto il territorio nazionale (Art. 16) e di riunione (Art. 17), impedendo quindi la libera espressione del confronto, del dissenso e dell’interlocuzione. Grave e paradossale sarebbe che la cittadinanza, dopo un’inedita esperienza collettiva di limitazioni di ogni genere, dovesse trovarsi - all’uscita dall’emergenza - in un Paese ancora una volta segnato da scelte adottate arbitrariamente da una classe politica non assoggettata alle ordinarie procedure di controllo. Inquieta, in proposito, quel virgolettato a Lei attribuito nell’occhiello dell’articolo, che recita “Sono ferme opere per 109 miliardi, facciamo come a Genova”. Sarebbe convenuto forse che, prima di abbracciare un tale slogan (così caro oggi a certo sindacato e a certa imprenditoria), Ella avesse interpellato il prof. Giuseppe Catalano, coordinatore della Struttura tecnica di missione, che per il Suo Ministero cura l’indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l’alta sorveglianza. Ricordiamo che, in occasione del nostro recente incontro col Ministro Paola De Micheli, a febbraio, il prof. Catalano ebbe infatti a segnalarci come il ‘modello Genova’ non sia replicabile: si è trattato di un caso unico per la valenza materiale, morale e simbolica del dramma del crollo del Ponte Morandi, per il quale è stata tollerata – ma solo in via eccezionale – l’elusione di tempi, controlli e garanzie.

Ci risponda, per cortesia: Lei appartiene ancora, ci risulta, a un Movimento che ha fatto della democrazia orizzontale la propria bandiera!

Foto: pasere/Flickr

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