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Sbattezzo: 5 motivi per farlo (e 3 per non farlo)

“Perché sbattezzarsi?” In molti si pongono questa domanda, sia tra i detrattori dello sbattezzo che tra coloro che vorrebbero sbattezzarsi ma ancora esitano a farlo. Rivolgendoci ad entrambi abbiamo deciso di stilare una breve lista di motivi per farlo assieme a quelli per cui non farlo.

La data scelta non è casuale. Il 25 ottobre 1958, infatti, la Corte d’appello di Firenze assolse Pietro Fiordelli, vescovo di Prato che aveva pubblicamente messo alla gogna due suoi giovani parrocchiani la cui unica colpa era stata sposarsi in Comune e non in Chiesa. Il motivo dell’assoluzione? In quanto “battezzati”, i due giovani erano da considerarsi “sudditi” del vescovo “e quindi soggetti alla sua giurisdizione spirituale”. 59 anni dopo le cose sono per fortuna cambiate e, grazie alla pratica dello sbattezzo, chiunque può sottrarsi a quella assurda “giurisdizione spirituale”.

Ecco dunque l’intento di questo articolo: mostrare a tutti, non solo agli atei, la reale importanza dello sbattezzo, cercando di rispondere in maniera semplice ma ragionata sia alle critiche degli scettici che ai dubbi degli indecisi. Iniziamo dai motivi per non farlo.

I motivi per non sbattezzarsi

1. “Per annullare gli effetti del battesimo”

La domanda per eccellenza che viene ingenuamente posta ad uno sbattezzato è sempre la stessa: “Se non ci credi, perché lo hai fatto?” Ecco, appunto: non sbattezzatevi se credete che il battesimo abbia un qualche valore metafisico o chissà quale significato di rivalsa prometeica. Lo sbattezzo non ha niente a che vedere con la spiritualità. È un gesto politico da cima a fondo, nel senso più alto del termine. Se pensate invece che si tratti di una sfida o una vendetta nei confronti di quello stesso Dio in cui affermate di non credere allora fareste meglio a rivedere la vostra posizione, per non mettervi al pari di quei non credenti che battezzano i propri figli “per sicurezza”, “perché non si sa mai…” — posso assicurarvi che certe persone esistono davvero.

2. “Perché così la Chiesa riceverà meno soldi dallo Stato”

No, non è così, almeno in Italia, dove il sovvenzionamento statale alle istituzioni religiose è slegato dall’appartenenza dei singoli cittadini ad una Chiesa. Dal punto di vista fiscale, sbattezzarsi non cambia nulla poiché l’ingannevole logica dell’Otto per mille non tiene in considerazione se un contribuente sia o meno battezzato, così come avviene ad esempio in Germania. I contribuenti tedeschi, infatti, pagano annualmente la cosiddetta Kirchensteuer — alla lettera, “tassa sulle Chiese” — in base proprio alla loro appartenenza religiosa. Famoso a tal proposito il caso di Luca Toni, al quale la Chiesa cattolica tedesca ha chiesto di pagare 1,7 milioni di euro a fronte del suo maxi stipendio da calciatore del Bayern di Monaco — dopo un lungo processo Toni ha alla fine pagato “soltanto” 450.000 euro mentre i suoi commercialisti hanno dovuto coprire il resto delle tasse non versate, per un totale di 1,25 milioni di euro.

3. “Per attestare ufficialmente la mia non credenza”

Sbattezzarsi non serve a richiedere un “certificato di apostasia” utile a fini legali, come accade tutt’oggi in Spagna per ragioni giuridiche ormai anacronistiche. Nel 1967, infatti, Francisco Franco, con l’intento di ostacolare i matrimoni civili fuori dalle chiese, introdusse un articolo che imponeva ad entrambi i coniugi che volessero sposarsi civilmente di provare ufficialmente la loro non appartenenza alla Chiesa cattolica, dando così ingenuamente il via alla lunga tradizione delle “Declaraciónes de Apostasía”. In Italia, per fortuna, non c’è bisogno di tutto ciò e, da un punto di vista legale, lo sbattezzo non sposta sostanzialmente alcunché.

Questi, in sostanza, i pochi motivi per cui non è opportuno sbattezzarsi — altri crediamo sia difficile trovarli. Al contrario, di motivi “giusti” per sbattezzarsi ce ne sono davvero tanti. Qui di seguito ne riporteremo solo cinque, i più importanti a nostro avviso. Piccola nota a margine: ogni motivo è valido in sé stesso e non necessita dell’appoggio degli altri per reggersi in piedi. La nostra non è dunque un’argomentazione cumulativa — e ognuno può scegliere di sbattezzarsi per il motivo o la serie di motivi che più sente propri.

I motivi per sbattezzarsi

1. Per coerenza

Lo sbattezzo è un gesto importante principalmente sul piano politico e simbolico, poiché, lo abbiamo appena visto, ha davvero poche implicazioni materiali ed economiche. Si tratta dunque in primis di una rivendicazione di coerenza: se non si è più cattolici, perché continuare formalmente ad esserlo, lasciando che il nostro nome rientri ancora nei conteggi ufficiali della Chiesa Cattolica? Del resto, basta una raccomandata

Ma lo sbattezzo è anche, da un punto di vista per così dire esistenziale, il coronamento formale di un percorso di vita diverso da persona a persona, al contrario del battesimo che invece viene imposto a tutti nello stesso identico modo, come se si trattasse di un atto dovuto, di una formalità burocratica, di un passaggio obbligato. Lo sbattezzo, al contrario, non è affatto un passaggio obbligato, per nessuno e in nessun luogo: è il singolo non credente a decidere sequando e perché farlo.

2. Come rivendicazione di autonomia

Proprio per quanto appena detto lo sbattezzo va inteso anche come una rivendicazione di autonomia individuale. Autonomia nel senso pieno della parola: l’articolo 1269 del Catechismo della Chiesa Cattolica afferma infatti che “il battezzato non appartiene più a se stesso” ed è chiamato “ad essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della Chiesa”. Lo sbattezzo è, in quest’ottica, un modo per ribadire la propria autonomia nei confronti del paternalismo ecclesiastico – e si ripensi qui en passant alla sentenza della Corte d’Appello di Firenze citata in apertura.

Ancora più concretamente, lo sbattezzo è la riaffermazione di quella libertà di autodeterminazione che i nostri genitori, nel bene e nel male, ci hanno negato al momento del battesimo, senza chiederci se volevamo davvero farlo — e del resto come avremmo potuto rispondere?

Da questo punto di vista è molto interessante la posizione degli anabattisti (in greco, “coloro che ribattezzano”), i quali, considerando nullo il battesimo dei neonati per gli stessi motivi appena citati, si battezzano nuovamente da adulti — anche se per loro si tratta del primo vero battesimo, l’unico davvero valido. Lo sbattezzo è, per quanto agli antipodi, la stessa cosa, ovvero la cosciente riaffermazione della propria capacità di scelta laddove i nostri genitori l’avevano fatto per noi — essi stessi scegliendo sotto la pressione di nonni, zii, preti e quant’altro.

3. Come gesto politico

Sancire ufficialmente la propria non appartenenza all’istituzione denominata «Chiesa Cattolica Apostolica Romana» è un atto politicamente rilevante in un paese come il nostro, nel quale la Chiesa amministra un enorme potere politico-economico che le permette, più o meno occultamente, di dirottare l’agenda politica italiana ogni qualvolta si tenti di legiferare su temi scomodi al Vaticano — testamento biologico, fine-vita, aborto, diritti riproduttivi, unioni civili, etc.

Sbattezzarsi significa, da questo punto di vista, mandare un segnale inequivocabile alla Chiesa Cattolica e alla politica italiana, specialmente se il numero degli sbattezzati è effettivamente alto. Si pensi a tal riguardo a cosa accadde sempre in Germania nel 2013, quando, in segno di protesta, circa 120mila cattolici si sbattezzarono in un anno, a seguito di una lunga serie di scandali che coinvolsero preti pedofili e spendaccioni.

4. Per affermare che un’alternativa esiste

In Italia meno di un cattolico su quattro è praticante, eppure più del 90% della popolazione è battezzata. La causa di questo sfasamento va ricercata nella tendenza conformista di quegli italiani che battezzano i propri figli non per convinzione, ma per mera tradizione — per far contenti i familiari, o perché impauriti che i propri figli possano “sentirsi esclusi” dalle attività di gruppo, a scuola, al catechismo, etc.

Lo sbattezzo è invece un gesto anticonformista, coerente e risoluto, che si pone in netto contrasto con l’asfissiante tradizione cattolica, da molti considerata inscalfibile. È soltanto a partire da “piccoli gesti anticonformisti” come questo che, nel lungo periodo, le cose potranno cambiare. Ma l’importante è cominciare da qualche parte. Lo sbattezzo può essere a tal riguardo un ottimo punto di partenza.

5. In nome di chi non può farlo

Ci si può sbattezzare, infine, per esprimere solidarietà a tutte quelle persone che nel mondo non possono fare altrettanto. Coloro che, per intenderci, non possono lasciare la propria religione e dichiararsi pubblicamente atei senza venir perseguitati nei modi più cruenti. Ancora oggi, infatti, in 13 paesi l’apostasia è punita con la pena di morte, mentre in più di 40 con la prigionia. Per quanto possa sembrare idealistico, è forse questo il significato più nobile dello sbattezzo. Sbattezzarsi oggi, in Italia e in ogni altro paese dove sia legalmente consentito, significa rivendicare un diritto umano fondamentale, altrove calpestato: quello alla libertà di religione, che comprende il diritto a non averne alcuna.

Noi cittadini italiani possiamo scegliere liberamente se, come, quando e perché abbandonare una religione. Molte persone nel mondo non dispongono di questa libertà elementare. Se siete ancora indecisi sul da farsi, ponderate la vostra scelta tenendo a mente questa piccola massima: se loro non possono, noi dobbiamo.

Giovanni Gaetani

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