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Sanremo, vince Celentano per mancanza di “avversari”

L'ultima edizione del Festival di Sanremo è risultata talmente mediocre da far brillare uno dei peggiori Celentano mai visti in tv.

Eppure, contestazioni a parte (isolate, per la verità), il vero vincitore di questo festival è stato Adriano Celentano. Detto con un velo di tristezza, ma è così.

E' vero, Celentano ha sbagliato a parlare. Ha detto cose discutibilissime, esagerate, che non trovano d'accordo al 100% il sottoscritto, difensore della libertà di parola. Dire che certi giornali andrebbero chiusi, con o senza verbo condizionale, è un'affermazione che fa saltare dalla sedia, come quando lo chiedeva Berlusconi (la differenza, però, è che quest'ultimo ci riusciva di fatto). Eppure l'ho preferito a tutto il resto.

Celentano vince il Festival paradossalmente dando il peggio di sé. Vince perché sul palco dell'Ariston c'erano “avversari” pessimi: la farfallina di Belen, le battute idiote e antiquate sulla foca, l'inutilità della presenza della Mrazova e della Canalis, la comicità banale e semplicistica di Alessandro Siani, i testi delle canzoni a dir poco superficiali (si salvano i Marlene Kuntz), la solidarietà agli alluvionati liguri e non a quelli siciliani, ecc.

Celentano vince utilizzando gli altri protagonisti del Festival come degli amici brutti a cui affiancarsi per apparire più bello.

Persino la sua canzone “La cumbia di chi cambia” risulta la migliore del Festival.

Diciamo pure che, per l'ennesima volta, Celentano rispecchia un po' l'Italia, compresi i suoi vizi e i suoi difetti. E questo Sanremo rispecchia una caratteristica della democrazia italiana (e il televoto non c'entra): l'accontentarsi del meno peggio. Vince chi fa meno schifo. O chi ha la capacità di far credere ciò.

La stessa mentalità che in passato ha portato pessimi statisti al governo e che oggi fa apprezzare Mario Monti (l'uomo della Goldman-Sachs) al 59% degli italiani, non per meriti suoi, ma per demeriti di 17 anni di berlusconismo. La stessa mentalità di chi dice “con la mafia bisogna scendere a compromessi, sennò non andiamo da nessuna parte” (come mi diceva un fan dei Forconi in Sicilia).

Celentano è riuscito a far emergere la propria diversità. Ciò che non fanno PD e SEL, quando annulla le proprie differenze con Berlusconi, favorendo quest'ultimo.

E' triste ammetterlo, ma ho preferito i discutibili sermoni di Adriano al restante pessimo spettacolo.

Dobbiamo accontentarci. Pensate un po' come siamo messi...

Certo, si potrebbe dire che su Raitre, in contemporanea, a Che tempo che fa Marco Travaglio e Massimo Gramellini mi hanno ricordato due validi motivi per pagare il canone Rai. Ma questa è un'altra storia...

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