• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Istruzione > Scienze della comunicazione: il grande bluff

Scienze della comunicazione: il grande bluff

La scelta della facoltà universitaria rappresenta un compito non facile in un mondo del lavoro in continua e rapida trasformazione.

In un Paese molto tradizionalista come l’Italia, dove le classi al potere o gli stessi uomini di potere hanno mediamente 106 anni (!), sentir parlare di una novità così "forte" nel mondo accademico ha fatto scalpore.
Con il passare degli anni il corso di laurea in Scienze della Comunicazione è diventato una realtà del panorama universitario italiano e per quelli come me, che avevano già in programma di scegliere una facoltà umanista per una professione legata alla comunicazione il corso è sembrato interessante.

Scienze delle merendine? Scienze dell’aperitivo? Scienze della disoccupazione? No. Scienze della Comunicazione, è questo ciò che ho studiato. E ne sono felice!
Si dice che le professionalità che saranno più richieste nel 2010 non esistevano nel 2004. Ci lamentiamo della nostra Italia, chiediamo a gran voce fondi per ricerca e sviluppo, pretendiamo competenza, tenacia e coraggio nell’affrontare le sfide odierne e poi?
 
La stima verso i laureati in Scienze della Comunicazione è piuttosto bassa, questa è solo la prima di una lunga serie di “ingiustizie” che gli studenti in SdC devono subire. Una per tutte le frasi del tipo: “Ah sei Dottore in Scienze della Comunicazione… Ma in pratica di cosa ti occupi?...”
 
Cosa ancor più grave però è che, a volte, a fronte di questo genere di domanda forse non tutti rispondono al meglio o per ignoranza (nel senso di mancanza di una conoscenza sufficiente) o perché – e questo purtroppo alimenta ancora di più la cattiva reputazione – tra gli studenti stessi aleggia la leggenda che a SdC “si fa poco e gli esami sono facili”…
 
Ma da chi può arrivare un segnale di fiducia per quella che è considerata una delle ‘professioni del futuro’?

Certamente ci si aspetta un riscontro di credibilità dal sistema formativo e dal ‘mondo professionale’. Il primo perché fornisce la corazza, il secondo perché illustra il cammino.Non credo sia una laurea fasulla…Magari, prendendo spunto proprio da queste vicende, si potrebbe iniziare un percorso di conoscenza e di “evangelizzazione” per modificare le convinzioni negative, generalmente diffuse, su questo Corso di Laurea e sulle professioni ad esso collegate.

Commenti all'articolo

  • Di Giorgio Floris (---.---.---.243) 21 marzo 2009 16:31

    Si, ma in pratica di cosa vi occupate?
    Cosa volevi comunicare a parte una generica frustrazione?

    • Di Arsenio (---.---.---.2) 23 marzo 2009 11:37

      E’ presto detto: giornalismo, programmazione televisiva, pianificazione pubblicitaria (stampa, tv, radio, cinema, internet), relazioni pubbliche (per qualsiasi azienda, specie se multinazionale), marketing di prodotto, d’immagine, corporate identity, gestione pubblicitaria, gestione del copyright, marketing dei media (tv, cinema, radio, internet, stampa), creazione-sviluppo-analisi siti web commerciali e/o d’intrattenimento, editoria on/off line. Pianificazione editoriale (sviluppo,e acquisizione, ideazione e sviluppo di nuovi formati televisivi, analisi della maggior parte dei prodotti audiovisivi, analisi dei consumi mediali e multimediali (annesse in parte alle scienze statistiche), economia e politica dei media.

      Si potrebbe continuare ancora, ma fondamentalmente bisognerebbe anche esplicitare meglio i contenuti di molti settori indicati. Al contrario, in parole semplici tutto l’ampia gamma di settori correlati all’informazione, alla pubblicità, alla promozione, all’intrattenimento e allo spettacolo, all’editoria ma anche al marketing, economico aziendale o d’immagine (comunque sempre di natura commerciale) fa parte delle possibilità lavorative e professionali per le quali questa laurea (specie se affrontata con una seconda laurea specialistica) viene studiata.

      Ora però le noti dolenti: non tutte le facoltà sono premianti, molte risultano ancora troppo "teoriche" e profondamente pressate da materie felbili se non inutili mentre l’Italia che di Comunicazione ne fa e pure tanta, resta talvolta chiusa a pochi eletti per questi settori.

      Personalmente e fortunatamente ho studiato Scienze della Comunicazione, ma in Svizzera e ho notato delle enormi differenze di formazione con i "colleghi italiani" (sono italiano anche io).

      Se ci guardiamo attorno è pieno di comunicazione e questa è una facoltà incredibile, attenzione però dove e come viene fatta altrimenti il ministro Sacconi ha ragione.

      Si vedrà...

  • Di Maria (---.---.---.51) 21 marzo 2009 16:48

    Magari mi avessero insegnato a plagiare le menti...

  • Di Gonzo (---.---.---.75) 21 marzo 2009 18:05

    In effetti mi piacerebbe sapere le professionalità che offre questa facoltà (non è per prendere in giro nessuno, però se mi dicono ingegnere informatico oppure laureato in economia so di cosa si parla ma in questo caso no). Giornalismo, public relations, marketing?

  • Di Maria (---.---.---.51) 21 marzo 2009 18:48

    IL MANIFESTO DEGLI STUDI COSI’ DICE:
    a)le professioni nei settori legati al trattamento dei dati linguistici e delle immagini fisse e in movimento e delle relative tecnologie (costruzione, implementazione e gestione di motori di ricerca, strutture ipertestuali, basi di dati locali e distribuite), in relazione alle nuove competenze richieste nell’editoria sia tradizionale che multimediale e nelle applicazioni legate alle scienze cognitive;
    (b) le professioni di comunicatore nelle imprese di broadcasting, giornalistiche, audiovisive e multimediali; di esperto di marketing e di pubblicità delle imprese audiovisive; di manager delle imprese di progettazione e di gestione di eventi culturali; di progettista di formati di comunicazione audiovisiva nei settori dell’editoria a stampa e della produzione audiovisiva e in quelli dell’innovazione multimediale;
    (c) le professioni di comunicatore pubblico e tecnico delle relazioni pubbliche, di portavoce e addetto stampa (L. 7-6-2000 n. 150: disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni); di esperto di marketing e comunicazione d’impresa; di esperto di pubblicità commerciale nelle agenzie di comunicazione; di comunicatore dei sistemi territoriali locali.

    NON C’E’ CHE DIRE E’ TUTTO MOLTO CHIARO E SOPRATTUTTO VERO...°_°



     

  • Di Gloria Esposito (---.---.---.152) 21 marzo 2009 20:43

    Cara Maria,
    hai ragione ad incazzarti perchè secondo me non è il problema di quello che si studia ma dalla parsona che studia e sopratutto dal come lo fa.Il punto è un altro:che stando alle statistiche, il fatto che non ci siano molti occupati di scienze delle comunicazione in giro è perchè forse effettivamente il piano di studi non è fatto bene.Credo che sia giusto interrogarsi in proposito(anche il mio di "no profit "a Napoli non è fatto bene perchè ho pochi esami in questa materia...per cui lo dico senza problemi).Ti dico una cosa però:a NApoli,il Suor Orsola Benincasa è la sola facoltà (privata) che fa scienze delle comunicazioni....mi ero informata per la "scuola di giornalismo" che si tiene li ed indovina cosa ho scoperto?PER TUTTE LE FACOLTA’ QUESTO MASTER è ACCESIBILE DOPO LA SPECIALISTICA ,SOLO PER SCIENZE DELLE COMUNICAZIONI é UN MASTER DI PRIMO LIVELLO.
    Chi sta a scienze delle comunicazioni potrà obiettare che è normale,perchè a scienze delle comunicazioni si fanno materie attinenti al giornalismo;ma allora come si giustifica la non presenza di "lettere" come facoltà che si occupa anche di questo?E soprattutto se io continuassi altri due anni la specialistica in economia sarei forse piu’ preparata in giornalismo?Secondo me c’è qualcosa di strano...diciamo che alcune facoltà per dare degli sbocchi forzati a scienze delle comunicazioni danno dei privilegi ingiustificati.E non è giusto, come non è giusto sentirsi superiori a chi studia bene scienze delle comunicazioni.
    Saluti,
    Gloria

  • Di Gloria Esposito (---.---.---.152) 21 marzo 2009 20:44

    non si legge bene:per tutte le facoltà il master di giornalismo del suor orsola è di secondo livello,solo per scienze delle comunicazioni è di primo.
    Saluti Gloria

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.2) 23 marzo 2009 18:13

     Scienza della comunicazione è un grande bluff, hai ragione, semplicemente perchè è troppo "umanistica", nel senso deleterio della parola: infatti in molte università viene inserita all’interno della facoltà di lettere e filosofia.
     Dovrebbe, al contrario, essere ritenuta una facoltà scientifica e tra le materie di studi essenziali dovrebbero essere inserite, matematica, scienza della programmazione, praticamente intesa, e studio sistematico della rete sia come conoscenza dei protocolli che della comunicazione moderna in senso lato, social network.
     la triste realtà e che in molte università italiane la rete non si usa e non si pratica.
     E’ chiaro che così com’è, tranne rare e lodevoli eccezioni che sono basate sulle cartteristiche elitarie di alcune persone, è una fabbrica di disoccupati.

  • Di Andrea De Vito (---.---.---.253) 28 marzo 2009 17:27

    A coloro i queli ritengono che Scienze della Comunicazione sia una facoltà inferiore io rispondo sempre che sono orgoglioso di averla scelta perchè il ruolo dei comunicatori sarà fondamentale negli anni successivi seppur in maniera diversa dal passato rappresentato da figura tradizionale del giornalista. Cooley ritineva che lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione consentirà di superare il formalismo istituzionale e favorirà la diffusione di rapporti comunicativi liberi e democratici. Non tutti hanno ben presente la potenza della comunicazione nella nostra epoca

  • Di ZenoCosini (---.---.---.13) 10 maggio 2009 18:23

    Bhàù. Scusate l’esclamazione, dettata da delusione.
    Premetto, sono un laureato in scienze della comunicazione. Bene, ho trattatato tanti esami di filosofia, ma la mia laurea non è filosofia (sarebbe stato meglio, molto meglio prendere filosofia).
    Sono laureato da circa un anno e devo dire che il riscontro nella realtà della mia laurea è davvero BASSO. Non parlo per ignoranza, come direbbe l’autrice,ma parlo per presa forte di realtà. Anch’io ero un idealista che credeva nelle scienze della comunicazione, ma col senno di poi devo dire che era un appannaggio. Con scienze della comunicazione non sei nè carne e nè pesce. Non sei un professionista. Sei semplicemente una persona che ha dovuto sostenere tanti esami e che ha un riconosciemento. Giornalista? Bhè, non bisogna avere una laurea, basta avere anche la terza media, pubblicare per due anni in un giornale PAGARE e fare l’iscrizione ad un albo. Marketing? Sapete di cosa tratta l’analisi settoriale. Si tratta di stabilire l’equilibrio di mercato dato dalla funzionane tra quantità domandata e quantità offerta, tenendo conto di tutto le variabili ECONOMICHE implicate. A mio parare, da persona obiettiva, direi che bisognerebbe di più un titolo in economia e commercio. Copyright????? MI spiegate se non avete una minima conoscenza del diritto privato, del diritto costituzionale e amministrativo come poter trattare da PROFESSIONISTI il caso? Imagine aziendale, creazione e gestione di siti internet? Non sarebbe meglio un ingegnere informatico che ha fatto un (uno solo, altri sarebbero superflui tanto la strutura del messaggio è quella) corso di semiotica(e oltretutto, peccato come è stato detto in un post precedente, che nessuno ha ancora scoperto come plagiare le menti)
    Scienze delle merendine? Bhè no. Forse meglio, scienze delle utopie. Riguardo l’esistenza di questo corso di laurea se qualcuno mi chiede la mia risposta è: Secondo me, dato che vi è un certo scetticismo a prendere le facoltà umanistiche, allora escogitiamo un modo per non perdere una parte di introito monetario= SdC. Una facoltà attraente, con un suo fascino, ma con poco (o meglio, nessun) riscontro pratico.
    E visto che siamo in tema. Io sono iscritto a giurisprudenza ora. ADESSO SO COSA POSSO FARE.
    Beata l’autrice dell’articolo che è felice della sua scelta. E spero anche che altri laureati in SdC ora siano delle figure professionali forti (di cui non si possa fare a meno). L’utilità è misurata anche da questo.

  • Di Nuccio (---.---.---.54) 12 dicembre 2017 11:17

    La verità che siamo in Italia, un paese ignorante con alto tasso di analfabetismo digitale. L’Italia è attaccata alla tradizione e non capisce le nuove figure professionali come i laureati in scienze della comunicazione. Ignoranza è sinonimo di crisi economica e arretratezza e scarsa competitività sui mercati. Nel nostro paese molte aziende ancora fanno fare la comunicazione ai laureati in economia perché non hanno capito ancora niente.... beata ignoranza

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares