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Russia e Francia: nemici-amici?

Torna a farci visita Giuseppe Gagliano, Presidente del Centro di Studi Strategici Carlo de Cristoforis. Buona lettura! A.G.

La Russia è certamente un paese chiave per gli attori economici francesi. Total e Vinci mantengono strette relazioni con gli oligarchi russi, assumendo così una certa vicinanza al Cremlino, nonostante le controversie su argomenti come la Siria o la posizione del Presidente Putin nei confronti della estrema destra europea. La distanza politica mostrata dai capi francesi è credibile? Gli interessi economici possono essere separati- e lo devono essere- dalle opinioni politiche.

La comunità imprenditoriale francese, nonostante le attuali tensioni politiche, è molto interessata al mercato russo. Secondo Alexandre Tourov, rappresentante commerciale russo in Francia, il volume degli investimenti francesi in Russia ha superato il valore di $ 15,2 miliardi. L’illustrazione della portata della politica economica della Francia nei confronti della Russia comporta alcuni progetti che, nonostante la loro scarsa visibilità a livello mediatico, rappresentano contratti multimilionari e coinvolgono i principali attori appartenenti della sfera politica ed economica. Fra questi indubbiamente il progetto Yamal LNG è di estremo interesse.

Il progetto Yamal LNG ,che ha un valore di $ 27 miliardi, è rivolto all’estrazione del gas e allo sfruttamento industriale di vasti giacimenti di idrocarburi nell’estremo Nord della Russia. I principali attori francesi come Total e Vinci hanno siglato una partneship con alcuni oligarchi russi. Troviamo quindi a capo di questo progetto Total, che controlla il 20%, ma anche il 16% di Novatek, la compagnia di gas russa che detiene la maggioranza di Yamal LNG,che è stata creata per lo sfruttamento del gas della penisola. Il gruppo Total non è l’unica azienda francese coinvolta in questo progetto faraonico;infatti il gruppo Vinci, colosso delle costruzioni, ha realizzato i serbatoi per lo stoccaggio del gas liquefatto. Un’altra società francese coinvolta nel progetto è la Technip che si è fusa con la FMC americana, specializzata in project management, ingegneria e costruzione nel settore dell’energia e che si è occupata dell’impianto di liquefazione per un budget totale di 4,5 miliardi di euro .

Per Total e le altre società francesi coinvolte nel progetto, la posta in gioco è strategica e quindi la determinazione con cui gli stakeholder si sono aggrappati alla sua realizzazione è pienamente comprensibile e giustificabile in una ottica di guerra per le risorse. Nonostante la crisi ucraina e le sanzioni economiche imposte dall’Occidente, Total e Novatek hanno portato avanti i loro obiettivi senza operazioni in dollari e senza coinvolgere gli attori statunitensi. Di conseguenza la Russia è ,al momento attuale, il maggiore fornitore di risorse di idrocarburi per Total.


Accanto a Total ,altre aziende francesi come Engie ed EDF, da parte loro, sono responsabili del gas liquefatto trasportato via mare dai terminali artici a quelli francesi, ma sono anche coinvolti nella strategia geopolitica del gas in Russia attraverso condotte ad hoc in grado di bypassare l’Ucraina e l’Europa. D’altronde anche il progetto Nord Stream 2 rappresenta l’esempio perfetto del coinvolgimento della Francia ai più alti livelli degli interessi economici russi.

La Russia, con la sua riconosciuta competenza nel campo della strategia di influenza, è stata in grado di creare una “Russosfera” nei vari circoli francesi, composta da un sostegno più o meno esplicito da parte di Putin nei confronti dei politici francesi, dei grandi uomini d’affari, dei media pro-Cremlino come RT o Sputnik, ma anche nei confronti del mondo accademico. Una miscela eterogenea insomma dove associazioni e altre istituzioni lavorano insieme per la prosperità delle relazioni economiche tra i due paesi, come la Camera di commercio e l’industria franco-russa.

Nonostante il clima teso a livello politico determinato dalle sanzioni americane ed europee e dalle molte polemiche sulla posizione della Russia nel conflitto siriano,la Francia continua a lavorare per consolidare buone relazioni con il governo russo. L’esempio più recente è l’incontro organizzato alla fine di gennaio tra Putin e i dirigenti di Danone, Dassault Aviation, Thales, Pernod Ricard, Credit Agricole, Leroy Merlin , Renault, Sanofi, Schneider Electric, Air Liquide e Total insomma con i principali gruppi francesi situati in Russia. Incontri principalmente avviati dalla Camera di Commercio franco-russo non a caso co-presieduta da Gennady Timchenko e Patrick Pouyanné, due giocatori attivi fra l’altro proprio nel progetto Yamal LNG. Ebbene questo tipo di partnership rappresenta certamente un forte segnale inviato sia all’opinione russa che ai leader europei: gli interessi economici e la prosperità del business per la Francia nel mercato russo sono interessi fondamentali. La chiave per salvaguardare queste relazioni è sapere come gestire una strategia di informazione che rispetti le politiche ufficiali di restrizioni senza offendere i decisori politici ed economici della Russia.

Nonostante le forti tensioni tra l’Occidente e il paese di Vladimir Putin in seguito al caso Skripal e alla situazione in Siria, Macron ha deciso di continuare la sua visita di Stato in Russia, in occasione del Forum Economico Internazionale San Pietroburgo (SPIEF) tenutosi il 24-26 maggio scorso. Questo Forum ha dato la possibilità alla Francia di promuovere gli interessi delle aziende come Air Liquid, Auchan , Danone, Michelin, Sanofi, Schneider Electric, Servier, Société Générale, Technip FMC e Total. Ma il forum di San Pietroburgo è stato anche un’opportunità per Parigi per dimostrare che i suoi interessi erano lontani dal coincidere con quelli di Washington e che l’alleanza con Mosca è fondamentale per l’industria francese. Anche se la Francia sta ancora lottando per trovare il giusto equilibrio tra la cooperazione filo-russo e le sanzioni degli Stati Uniti, le sue aziende stanno dimostrando di avere una visione di lungo termine volta a tutelare gli interessi geoeconomici al di là della egemonia americana.

Giuseppe Gagliano

Questo articolo è stato pubblicato qui

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