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Rugby World Cup 2019: buon rugby a tutti

Si è appena conclusa la prima giornata della nona edizione della Coppa del Mondo di Rugby che si disputa in Giappone. Non vi tedio sui risultati sportivi, li troverete facilmente online e neppure con sindacabili commenti, non ritenendomi all'altezza. Approfitto invece dell'occasione fornita dalla manifestazione per segnalare una splendida disciplina, ancora non del tutto nota nel nostro paese.

Portai mio figlio ad un allenamento di rugby quando aveva 5 anni. Pensava che il Wrestling fosse uno sport vero e bisognava ricondurlo nella realtà. Un sacco di bambini già sgambettavano e muovevano palloni ben più grandi delle loro manine. L'allenatrice (una ragazza, seppi dopo che era una ex giocatrice laureata in educazione fisica) spiegò rapidamente a Giulio cosa doveva fare e gli disse di divertirsi, e lui eseguì. Si divertì un mondo, era contentissimo ed al ritorno mi chiese di riportarlo altre volte. Pensai ai miei trascorsi sportivi e a come gli inizi erano stati differenti: prima dovevi imparare come fare, poi dopo e solo allora potevi farlo. Questo vale per ogni disciplina, anche per il calcio: all'inizio, quando sei scarso, finisci sempre in porta. Non che non ci siano regole, anzi. ma l'essenza del gioco è elementare: porti avanti la palla con le mani (anche con i calci, ma quello viene dopo), se la palla è ad un tuo compagno cerchi di aiutarlo ad andare in avanti, se la palla è agli avversari cerchi di fermare chi di loro porta la palla e per fermarlo puoi usare solo le mani solo afferrandolo dalle spalle in giù. Fatto. Nulla di più semplice per un bambino.

E' uno sport assolutamente completo che si gioca sia con la parte alta del corpo che con quella inferiore, sei spesso per terra ma devi rialzarti subito, tutti i giocatori sono in continuo movimento sul campo, tutti difendono e tutti attaccano. Ogni parte del corpo viene sollecitata, senza alcuna particolare predominanza di una delle parti fisiche. 


Se dal punto di vista fisico è uno sport da preferire per la copletezza delle sue proprietà formative, lo è ancora di più per quelle etiche, morali e sociali:

  • alti e bassi, magri o grassi, forti o agili: è adatto ad ogni tipo di persona. 15 ruoli diversi fra loro dove tutti servono in egual misura all'unico scopo
  • educa al coraggio, al sacrificio, al valore del collettivo, alla determinazione ed al rispetto per gli altri, sia avversari (mai nemici) che l'arbitro 
  • la squadra prevale sul singolo: in campo ci sono 30 campioni, nessuno insostituibile
  • non esiste il razzismo
  • il tifo è solo a favore, mai contro
  • il terzo tempo, dove tutte e due le squadre si ritrovano insieme a fine partita per mangiare e bere, non è una leggenda.

E' uno sport di contatto, certo: l'impatto è rude, anche deciso, ma mai violento o per far male (mai sentito nel calcio: "spaccagli le gambe!"?) ed una espulsione può essere punita anche con parecchi mesi di sospensione.

Potrei narrarvi mille episodi, vissuti sia sul campo che in TV, che mi hanno fatto innamorare di questa disciplina, ma sarei lunghissimo e comunque trovate molto sulla Rete. Se non lo conoscete e volete vedere una partita tenete a mente, oltre a quelle già scritte, la regola del fuorigioco, semplicissima: la posizione della palla indica la linea del campo dietro la quale devono stare i giocatori delle due squadre.

Buon rugby a tutti allora.

FOTO: Pixabay

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