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Rom, tra apartheid e sperpero di milioni: diffidato il ministero degli Interni

Benché sia stato giudicato illegale, continua l'applicazione a Roma del Piano Nomadi: segregazione su base etnica e sperpero di milioni di euro

Nonostante una sentenza del consiglio di stato di un mese fa abbia dichiarato illegale l'Emergenza Rom proclamata dal Governo Berlusconi, nulla cambia nella discriminazione del popolo romanì, in particolar modo a Roma, dove dal 2009 la Giunta Alemanno applica il Piano Nomadi, “figlio” proprio del decreto emergenziale illegale.

Proseguono infatti i lavori di costruzione del “campo autorizzato” La Barbuta che, fedele alla logica del Piano Nomadi, sposterà 650 romanì (rom e sinti) nell'estrema periferia romana, in un'area isolata, videosorvegliata e controllata h24 da vigilanza armata. Un'inchiesta dell'Associazione 21 Luglio ha svelato le caratteristiche del campo: “L’area - spiega il presidente Carlo Stasolla - si trova nelle immediate vicinanze della pista dell'aeroporto di Ciampino, dove atterrano giornalmente 200 aerei. Nel sottosuolo è inoltre situata una falda acquifera della sorgente Appia che, con la costruzione del nuovo campo verrà esposta al rischio di inquinamento. Infine il piano territoriale paesistico della Regione Lazio individua l’area come zona di interesse archeologico. Si tratta quindi di un luogo certificato come non adatto all’insediamento umano per le condizioni igieniche, l’aria insalubre e l’inquinamento acustico”.

E ancora: “Prima di realizzare il campo – rivela Stasolla - sono stati compiuti i lavori per i rilievi archeologici dell’intera area, costati un milione di euro. Successivamente è stata realizzata una parziale bonifica per la quale l’assessorato all'ambiente di Roma Capitale ha stanziato 530 mila euro. Per la costruzione del campo sono stati poi spesi più di 6 milioni di euro. Per i costi accessori l’Associazione 21 luglio ha stimato una somma di ulteriori 2 milioni di euro. In totale quindi la costruzione del campo della Barbuta è costata quasi 10 milioni di euro. Il mantenimento del villaggio attrezzato, sempre secondo una stima dell’associazione, costerà all’amministrazione circa 3 milioni di euro all’anno”.

Perché, dunque, dopo la sentenza del Consiglio di Stato il Comune di Roma non ha immediatamente interrotto i lavori per la costruzione del Campo La Barbuta (illegale e inadatto all'insediamento umano)? E perché si continuano a spendere milioni di euro per un'opera discriminatoria, anziché investire quel denaro (ma basterebbe anche molto meno) a favore di una seria politica abitativa?

E' quello che, in sostanza, chiede l’Antenna Territoriale Anti-Discriminazione di Roma, progetto di supporto legale al servizio nazionale anti-discriminazioni dell’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) in una lettera inviata martedì, 20 dicembre, al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e al sindaco di Roma Gianni Alemanno.

“La costruzione del villaggio attrezzato La Barbuta, - si legge nella lettera di diffida - quale attuazione del Piano Nomadi disposta dal Commissario delegato per l’emergenza del Lazio, in deroga alla normativa vigente, rientra senz’altro negli atti commissariali che risultano adottati in carenza di potere e, pertanto, è da considerarsi illegittima. A prescindere dall’importante decisione del Consiglio di Stato l’ultimazione del villaggio attrezzato La Barbuta appare in aperto contrasto con le norme nazionali ed europee in tema di antidiscriminazione. La costruzione di un campo attrezzato destinato ad ospitare 650 persone appartenenti alla comunità rom viola il divieto di discriminazione su base etnica sancito dalla direttiva europea 2000/43/CE e dall’art.43 del D.lgs. 286/98. Deve, infatti, intendersi discriminatoria qualsivoglia soluzione abitativa di grande dimensioni diretta esclusivamente a persone appartenenti a una stessa etnia, tanto più se congegnata, come nel caso specifico, in modo tale da ostacolare l’effettiva convivenza con la popolazione locale e l’accesso in condizione di reale parità ai servizi scolastici e socio-sanitari”.

Come intende risolvere il neo ministro Cancellieri la questione dei romanì? E come si difenderà dalle denunce che, c'è da scommetterci, arriveranno qualora non verrà rispettata la sentenza del Consiglio di Stato?

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