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Rifiuti, il depuratore dimenticato in provincia di Isernia

Nacque per smaltire le acque reflue di un’intera area industriale. Oggi, di un depuratore della provincia di Isernia, rimane uno spazio abbandonato: vasche di decantazione fatiscenti e magazzini nel degrado. Difficile stabilire cosa si sia smaltito. Un impianto mai decollato sul quale rimangono dubbi: chi provvederà alla bonifica di quell’area? La storia dell’impianto in disuso: la società, i rifiuti conferiti, le autorizzazioni e le violazioni riscontrate.

Sarebbe dovuto servire a depurare i reflui dei Comuni di Carpinone, Pettoranello di Molise e Pesche. Negli anni ’90 le fogne finivano direttamente nei corsi d’acqua e, sulla piana di Carpinone, iniziava a nascere qualche industria e, allora, attraverso l’Unione di Comuni, si iniziò a realizzare l’impianto. C’erano i tre Comuni e c’era anche Sessano. A quel tempo, parliamo della fine degli anni ’90, le amministrazioni partecipavano, attraverso i costi di urbanizzazione, al Consorzio industriale di Isernia-Venafro. Intorno al 2002 il depuratore era praticamente pronto all’uso. Occorrevano, però, le capacità tecniche per farlo funzionare. Ed allora oltre ai tre Comuni interessati che si consorziarono entrò nella compagine societaria misto-privata, il Ccs, già Ccte. Così nacque la Società Carpino Ecologica srl, con sede a Carpinone. Era il 27 maggio del 2002. I tre Comuni sottoscrissero 25mila euro ciascuno di capitale sociale. Il socio privato altri 50mila. Il depuratore entrò in funzione.

Passano pochi mesi, novembre 2002. La Regione Molise con provvedimento dirigenziale autorizza la società Carpino Ecologica al trattamento biologico-chimico-fisico di rifiuti speciali non pericolosi per un quantitativo massimo di 500 metri cubi al giorno. Tempo due mesi e l’autorizzazione viene integrata: si possono trattare anche rifiuti classificati Cer 070701, ovvero soluzione acquose di lavaggio ed acque madri, oltre a quelli caratterizzati da elevata biodegradabilità con parametri specifici e fino a 25 metri cubi al giorno. Ma intanto, sulla piana di Carpinone, qualcosa non va. I cittadini ne iniziano a parlare: la puzza è fastidiosa e viene dal depuratore. I tecnici dell’Arpa e anche i carabinieri di Isernia fanno delle ispezioni. E cosa viene fuori? Che le operazioni di movimentazione rifiuti non vengono effettuate con mezzi idonei ad evitare dispersioni; che non esiste un’area adibita allo stoccaggio; che i rifiuti Cer 070701 vengono stoccati in maniera non idonea, tale da provocare danno per la salute e l’ambiente. Ma, soprattutto, la relazione dice: <Non sono state annotate le operazioni relative allo scarico dei rifiuti>. Niente di scritto insomma: provenienza, quantità, tipo. Niente di niente. Lo dice l’Arpa e trasmette tutto, siamo ad agosto 2003, all’assessorato regionale all’Ambiente che con atto formale sospende l’autorizzazione concessa alla società, diffidando la stessa entro 10 giorni ad eliminare gli inconvenienti riscontrati. Da allora tutto il meccanismo del depuratore non si è mai ripreso ed oggi la società Carpino Ecologica è in liquidazione. Ma ora occorre fare un salto in avanti di ben sette anni.

A dicembre scorso Uilbac e Pcl annunciano l’esposto alla Procura di Isernia.


<La sentite questa puzza. Viene dalle vasche>. Emilio Izzo della Uilbac, con Tiziano Di Clemente, segretario regionale del Pcl, giovedì 16 dicembre, radunano i giornalisti davanti ai cancelli del depuratore nella piana di Carpinone. <Ora è chiuso ma vorremmo capire se qui la bonifica è stata fatta> affermano. Ma che c’è in quelle tre vasche di cemento? <Per logica ci dovrebbe essere acqua piovana – afferma Izzo – ma la sentite questa puzza?>. <Venite a vedere>. Di Clemente indica un lato della recinzione: <Guardate qui la rete è stata tranciata>. C’è un varco nella recinzione, ampio. E in questi magazzini cosa c’è? <Vorremmo capirlo e questo è il punto> dice Emilio Izzo e poi afferma: <Sollecitiamo l’autorità giudiziaria a eseguire gli accertamenti e, se necessario, anche a sequestrare l’impianto>. Il depuratore è stato oggetto di interrogazioni in passato. Non è una novità che lì ci sia un’area in disuso. Ma, siamo a dicembre 2010, Izzo e Di Clemente decidono di rilanciare la questione perché c’è l’attenzione giusta per appurare se tutto è in regola o se sussistano rischi per la salute. Da pochi giorni è scattata l'operazione "Open gates" della Procura di Larino: dieci misure cautelari personali per l'inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti al Cosib in Basso Molise. E, poi, da poco, alcune inchieste giornalistiche hanno parlato di rifiuti tra Molise e Campania. Di percorsi, direttrici e punti di sosta. Stoccaggio e passaggi. Una mappa alla quale mancano solo i punti e i nomi. Come un puzzle che si va componendo.


 

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