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Ricordando Giorgiana Masi: Eroi controvoglia

Questa bellissima testimonianza che sta per seguire è molto importante perchè serve per non dimenticare. Erano gli anni ’70, un periodo bello e tragico nel contempo.

Bello perchè erano anni di lotta e per niente inutili visto che era il periodo in cui furono acquisiti dei diritti civili come il divorzio o l’aborto. Ma erano anni tragici perchè il movimento faceva paura al Potere, talmente paura che lo Stato stesso provocò stragi: la cosiddetta strategia della tensione. E ci furono morti, tante giovani vite spezzate dalla repressione. Una di quelle fu Giorgiana, un eroe controvoglia la definisce chi ha scritto questo breve e intenso articolo. E ha ragione, certamente non sapeva che gli aspettava la morte per aver solo partecipato ad una manifestazione.

Molti sono morti, ma non invano. Forse! Perché quei principi elementari di diritto civile vengono nuovamente messi in discussione. La libertà non ce la regala nessuno, va conquistata. Ma poi anche non perderla di vista come stiamo facendo ora, perchè lo Stato ce la sta scippando e noi rimaniamo a guardare.

Chi ha scritto l’articolo si chiama Benedetto Di Pietro, militava in Lotta Continua e l’ammiro e lo stimo perchè mantiene sempre quello spirito di giustizia sociale che molti, con il passar del tempo, hanno perduto. Inoltre fu l’unico assessore della Provincia all’ Aquila a rimanere dopo il terremoto ed attivarsi!

 Ricordando Giorgiana Masi: Eroi controvoglia

Eroi Controvoglia
Noi, della razza / di chi rimane a terra. (E.Montale)

Giorgiana Masi (Roma, 06. Agosto 1958 – Roma, 12 Maggio 1977)

Nel maggio del 1977 si poteva essere una studentessa di 18 anni, andare ad una manifestazione di piazza portandosi dietro la propria giovinezza e la voglia di cambiare il mondo. Ci si poteva incamminare sugli zoccoli di legno, nella primavera che ormai si era appropriata delle strade e del cielo di Roma, ed essere uccisa. A Giorgiana accadde su quella parte del Ponte Garibaldi che s’appoggia su Trastevere. Ora, per il viandante che ne serba memoria, si possono leggere e intendere le parole che le sue amiche e sorelle vollero scolpire sulla lapide in ricordo di Giorgiana, per attenuare lo strazio di un dolore gratuito sparso con dovizia e cinismo dal ministro degli interni dell’epoca (Francesco Cossiga Sassari 26.07.1928.- vivente) .

"Se la rivoluzione d’ottobre
fosse stata di maggio
se tu vivessi ancora
se io non fossi impotente di fronte al tuo assassinio
se la mia penna fosse un’arma vincente

Se la mia paura esplodesse nelle piazze
A GIORGIANA MASI, 19 ANNI
coraggio nato dalla rabbia strozzata in gola
UCCISA IL 12 MAGGIO 1977
se l’averti conosciuta diventasse la nostra forza
DALLA VIOLENZA DEL REGIME

se i fiori che abbiamo regalato

Nella tua coraggiosa vita nella nostra morte
almeno diventassero ghirlande
della lotta di noi tutte donne

Se...

Non sarebbero le parole a cercare di affermare la vita
ma la vita stessa, senza aggiungere altro."

Francesco Cossiga, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera del 25 gennaio 2007, dichiarò di essere una delle cinque persone che sono a conoscenza del nome dell’assassino. Ma finora si è ben guardato dal farlo. E’ la stessa persona che il 23 ottobre 2008 in una intervista al Quotidiano Nazionale ha consigliato al Ministro degli Interni di gestire le manifestazioni contro la riforma Gelmini, e le conseguenti occupazioni delle scuole in corso in quei giorni, infiltrando provocatori che suscitino violenze, così da giustificare l’uso della forza pubblica.

Provocatori si nasce, direbbe Totò, e lui lo nacque.

Il 12 maggio 1977 era il terzo anniversario del referendum sul divorzio e i radicali indissero un sit-in a piazza Navona nonostante fosse in vigore il divieto di manifestazioni pubbliche.

Anche io stavo là, tra piazza Navona, piazza Gioacchino Belli e piazza della Cancelleria. Stavo in quei vicoli e in quelle strade di Roma perché Cossiga lo aveva vietato. Ci stavo, ovviamente, per molte altre ragioni ma se fosse stato solo per quel divieto, quel divieto mi sarebbe bastato per starci.

Non so perché ci fosse anche Giorgiana, ma sono sicuro che le sue ragioni non erano tanto diverse dalle mie. I numerosi agenti di polizia infiltrati tra i manifestanti (infiltrazioni provate da numerose testimonianze e fotografie) forse spararono a casaccio. Forse no. Ma ad una ragazza di 18 anni, con i suoi zoccoli di legno e la sua gonna a fiori, in quel giorno di maggio si doveva consentire di affrontare le gioie e le delusioni che la vita gli avrebbe riservato.

Non mi interessa sapere quale nome e che volto ha quell’omicida che ora racconta storie ai suoi nipotini, né in quale caverna ha sepolto il suo cuore e come passa le sue notti. Pensare che possa sentirsi in pace con se stesso, questo però non lo credo.

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