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Riciclaggio e reimpiego dei capitali illeciti nell’impresa criminale

Uno dei principali problemi legati alla malavita organizzata è dovuta all'attività di riciclaggio. Il denaro proveniente da attività illecita deve essere ripulito per poter essere reimmesso nel circuito economico, per permettere tutto questo è necessaria la collaborazione di singoli cittadini, enti privati e una buona fetta di scellerate, per non dire criminali, volontà politiche.

Nell'ambito della conferenza tenutasi nel centro culturale “Gesù Nuovo” di Napoli e organizzata dal "Gruppo Legalità – Laboratorio sull'impresa criminale“ si è discusso sul tema del “Riciclaggio e reimpiego dei capitali illeciti nell'impresa criminale”. L'incontro è stato introdotto dal magistrato della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli Giovanni Conzo, hanno raccontato la propria esperienza nella lotta contro le mafie il procuratore capo della Procura di Salerno Franco Roberti, il giornalista dell'Espresso, nonché autore del libro GOTICA, Giovanni Tizian e l'ispettore della Banca d'Italia Ferdinando Cutino.

Il dato risale al 2011, ma la stima del Fondo monetario internazionale resta di grande attualità, il riciclaggio pesa sul pil dell'Italia per circa il 10%, il 5% a livello mondiale. La cosa più preoccupante è che gli altri paesi dell'Unione non sono pronti a contrastarlo, non hanno né i mezzi, né, soprattutto, alcuna esperienza giuridica. Pesano in questo senso le enormi lacune giudiziarie all'interno dell'UE, i Paesi membri non sono stati ancora capaci di organizzarsi, nonostante già nel 1999 il riciclaggio era stato segnalato come uno dei primi fenomeni criminali da combattere.

Oggi la criminalità organizzata opera sul piano internazionale ed è necessario un assetto capace di contrastarla che non limiti territorialmente il potere delle autorità. “Perché l'Italia è l'unica a non aver ratificato il secondo protocollo addizionale della Convenzione di Palermo, che prevede la costituzione di squadre di polizia di diversi paesi per attività investigative?” si chiede Giovanni Conzo. Se davvero è così importante una collaborazione tra Stati membri perché proprio l'Italia, che maggiormente ha interesse a combattere la criminalità organizzata, sembra nascondersi quando questi temi vengono trattati come Unione Europea. Probabilmente il motivo è lo stesso per cui nella recente campagna elettorale nessun partito ha approfondito il tema della lotta alla malavita, quasi fosse una questione a noi estranea. La risposta potrebbe essere ancora più semplice, nel 2011, in veste di vicedirettore generale della Banca d'Italia Anna Maria Tarantola dichiarò al Corriere della Sera: “Il riciclaggio è un ponte tra criminalità e società civile e offre ai criminali gli strumenti per essere accolti e integrati nel sistema arrivando a sedere nei consigli di amministrazione e a contribuire all'assunzione di decisioni economiche, sociali e politiche rilevanti”.

Ma che cos'è il riciclaggio? “Qualunque condotta diretta a trasferire fondi o altri beni di provenienza illecita occultandone la provenienza attraverso varie tecniche”. Ad offrirci la definizione è il procuratore capo Franco Roberti che a sua volta denuncia numerose lacune nel sistema giudiziario sul piano Europeo, affermando la necessità di una Procura Internazionale Antimafia, sul modello di quella promossa da Giovanni Falcone. Il problema è che ogni stato lega il proprio ordinamento alla propria esperienza giuridica, ma l'integrazione di determinati sistemi diviene ancora più difficile quando dietro all'inesperienza si aggiunge la volontà di non perseguire a pieno determinati reati per attrarre ricchezza nei propri Paesi.

È da tener presente che in periodi di crisi per i privati diviene più difficile accedere al credito bancario e si trovano costretti a doversi rivolgere ad associazioni criminali che offrono gli stessi sevizi, con il risultato di accrescere il patrimonio della malavita e favorendo l'immissione di denaro “sporco” nel mercato. Roberti si sofferma anche sul fenomeno del deep web, “una nuova risorsa che permette la circolazione di informazioni e beni illegali nella rete attraverso siti non indicizzati dai motori di ricerca” difficilmente rintracciabili dagli investigatori. Le indagini hanno localizzato alcuni siti dell'est europeo che permettevano intrecci criminali con organizzazioni non riconducibili direttamente alla criminalità organizzata. Secondo una stima operata dalla stessa Dda, il costo dell'attività di riciclaggio è stimato tra il 5 e il 10% del valore del bene da “ripulire”.

Giovanni Tizian è un giovane giornalista del gruppo l'Espresso, nato in Calabria, si è trasferito in Emilia dopo che il padre fu ammazzato a colpi di lupara per non essersi piegato al volere della mafia. Tizian vive da quasi due anni sotto scorta per aver denunciato infiltrazione mafiose nel nord Italia. Anche alla conferenza il suo intervento è incentrato sul ruolo che può avere un posto come San Marino rispetto al riciclaggio.

L'Ocse ha inserito San Marino nella, così detta, white list, cioè tra quegli stati che non sono considerati paradisi fiscali. Fortunatamente per l'Italia San Marino è ancora inserita nella black list, per una questione legata alle cassette di sicurezza che non sono assolutamente censite, creando un vero e proprio buco nero finanziario nella nostra penisola. "Dal 2011 ad oggi ci sono state cinque indagini dell'Antimafia in questo piccolo territorio, una della Procura di Napoli, una da quella di Catanzaro e ben tre partite da Bologna". Le indagini dei magistrati hanno portato alla luce parte di un mondo sommerso e personaggi particolari come Francesco Vallefuoco legato alla Fincapital, una società di recupero crediti finita sotto inchiesta. Altra vicenda quella legata al Credito Sammarinese che dopo la crisi del 2011 dovette valutare tra diverse offerte, accettò quella di 15 milioni avanzata da Vincenzo Barbieri legato al clan Mancuso. La prima transazione non avvenne tramite bonifici, ma attraverso soldi contati portati direttamente nella banca. L'operazione non fu mai portata a termine perché Barbieri fu ammazzato prima. Successivamente un impiegato racconterà che quei soldi avevano qualcosa di strano, un odore di muffa, probabilmente dovuto al fatto che erano stati sepolti nel terreno.

Con questi esempi Tizian pone l'accento su enti istituzionalizzati e riconosciuti che favoriscono attività illecite, come il gioco d'azzardo legale, che non solo si presta al riciclaggio ma permette, attraverso diversi sistemi, un guadagno notevole. Il clan dei casalesi gestiva in Emilia circoli con le slot machine. Il settore del gioco si presta benissimo al riciclaggio oltre per l'enorme movimento di denaro anche per i taroccamenti alle macchinette da gioco che permettono di fatturare meno dell'importo realmente giocato, in otto mesi erano arrivati a guadagnare 40 milioni di euro.

Durante la conferenza ha preso la parola anche Francesca Ghidini, giornalista di Rai Tre, la quale ha raccontato la storia dei fratelli Pellini, fornitori di servizi per il comune di Napoli, sotto processo perché “hanno offerto per almeno tre-quattro anni cemento a basso prezzo mescolato con i rifiuti tossici e per anni nessuno ha detto nulla. Si sono scoperti malesseri, malattie e allergie, soprattutto nel comune di Acerra”. Dopo queste scoperte manovali e pentiti hanno iniziato a collaborare con la giustizia ed ora è caccia agli immobili costruiti con questo cemento. “La cosa più agghiacciante è che questi signori sono ancora fornitori nel nostro comune”. Proprio ieri, a poco più di una settimana dalla conferenza, è arrivato il verdetto di primo grado dell'inchiesta "Carosello Ultimo Atto" con i tre fratelli Pellini condannati a 6 (Cuono e Salvatore) e 4 anni (Giovanni). La sentenza ha scatenato l'ira degli ambientalisti e del pm Cristina Ribeira che inizialmente aveva chiesto 18 anni di reclusione. Il giudice Sergio Aliperti ha escluso l'aggravante mafiosa e ha considerato prescritto il reato di disastro ambientale.

In che modo la Banca d'Italia cerca di contrastare il fenomeno del riciclaggio prova a spiegarcelo Ferdinando Cutino. Per farsi un'idea delle cifre che “fatturano” le mafie nel mondo, "la stima è di circa 150 miliardi, a cui vanno aggiunti altri 50 miliardi provenienti da altre fonti", ovviamente è impossibile essere precisi trattandosi di attività illecite. Le attività di riciclaggio trovano terreno fertile nei mercati finanziari con la compravendita di titoli azionari sia dentro che fuori il mercato regolamentato. In realtà queste operazioni richiedono una collaborazione interna all'istituto bancario, il dott. Cutino, al riguardo, parla di “intermediari”, come se fossero gli unici responsabili nel perfetto sistema bancario che non può tenere sotto controllo tutti i propri dipendenti. Un sistema perfetto che permette alle banche di gestire denaro sporco liberandosi di qualunque responsabilità.

Molto poco credibile che si possa arrivare a una soluzione perseguendo un'etica di mercato, sembrerebbe molto più opportuno porsi la stessa domanda proposta dal magistrato Conzo: “Oggi, per lo sviluppo nostro economico è veramente indispensabile (il mercato finanziario ndr) oppure è solo uno strumento di arricchimento, come il riciclaggio, di poche persone attraverso le transazioni finanziarie dei titoli?”

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