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Report stagione 2018, puntata di lunedì 19 marzo: i seggiolini, i giudici onorari e l’auto elettrica

Auto elettriche, la lobby del petrolio e i suoi amici in Parlamento, persone che lavorano quasi a nero per il ministero della Giustizia e, nell'anteprima, un servizio sulla pericolosità dei seggiolini montati sulle auto.

Come prima puntata della stagione 2018 di Report (che prende il posto dell'informazione delle inchieste nel lunedì sera lasciato da Presa diretta) non c'è male.
Da vent'anni cinquemila dipendenti del ministero della Giustizia lavorano senza diritti ferie contributi. Poi: nel mondo circolano due milioni di auto elettriche, noi siamo gli ultimi della classe. Chissà perché fatichiamo ad abbandonare un motore che inquina? E chi è quel parlamentare italiano che ha tenuto nascosti nel cassetto i dati sulla pericolosità del diesel?
 
In attesa che la politica si dia una mossa per parlare di progetti, per dare una visione a lungo termine per il paese, in termini di mobilità, industria, ambiente, turismo, ci dobbiamo consolare coi servizi delle poche trasmissioni di inchiesta.
 
L'anteprima della puntata: Bebè a bordo di Lucina Paternesi
 
Quanto sono sicuri i seggiolini che montiamo sulle nostre auto e quanto siamo sicuri di conoscere come si montano?
Il servizio di Lucina Paternesi racconterà di come vengono omologati questi seggiolini confrontando la norma italiana con la ben più severa norma tedesca.
Un aiuto per quelle famiglie che intendono veramente stare sicuri nella propria auto e tenere al sicuro il proprio bambino
 
La scheda del servizio:
La sicurezza dei figli viene prima di tutto, in particolare in auto. Eppure in Italia un seggiolino su due è montato male e quattro automobilisti su dieci non lo usano affatto. A parte i “furbetti del seggiolino”, anche la legge non aiuta. Prima di essere messo sul mercato un seggiolino per bambini deve superare il test di omologazione, ma per ottenere il bollino arancione basta che sia stato testato solo su impatto frontale e a una velocità di 50km all'ora. E che cosa succede in caso di incidente a una velocità superiore? Siamo andati a vedere in Germania dove gli ingegneri dell'Adac - il soccorso automobilistico tedesco - sottopongono i seggiolini a prove più severe, con impatti a 64 km all'ora sia frontali che laterali. Dopodiché ogni sei mesi pubblicano la classifica dei seggiolini più sicuri e quelli che invece è meglio evitare. Nel 2017, ad esempio, uno tra i seggiolini più costosi in commercio ha completamente fallito i test di sicurezza e si è addirittura staccato dal sedile durante un crash test. Altri ancora sono stati bocciati perché contengono materiali tossici. Erano stati tutti omologati. Allora, come possono fare i genitori ad orientarsi?
 
Ingiustizia al ministero della giustizia
 
Dei magistrati onorari si era occupato una recente puntata di Presa diretta, “Lavoratori alla spina”: si tratta dei 5000 magistrati che eseguono compiti come i loro colleghi magistrati ordinari che però, a differenza di questi ultimi, non godono di ferie, malattie, contributi da parte dello Stato.
E' vero: non hanno fatto un concorso, ma hanno solo fatto dei corsi, hanno accumulato nel corso degli anni, una vasta esperienza.
Il loro ingresso nei Tribunali serviva a colmare delle situazioni di sovraccarico “temporanee”: la verità è che, ad oggi, se non ci fossero, si bloccherebbe tutto il lavoro.
Guadagnano dai 1000 ai 1500 euro al mese, senza versamenti, senza malattie: sono pagati a 50 euro a sentenza, come i lavoratori a cottimo raccontati nel film di Elio Petri (La classe operaia ..).
 
Sono lavoratori a nero per lo Stato, ma lavorano per lo Stato condannando gli imprenditori che fanno lavorare a nero i loro dipendenti: un cortocircuito che non ha spiegazione.
Se non quella che oggi si sta affermando la tendenza a non voler più pagare il giusto un lavoro.
 
La scheda del servizio: Ingiustizia di Bernardo Iovene (qui una anticipazione suRaiplay)
 
È il terzo potere dello stato, quello giudiziario, funziona nel modo che tutti conosciamo anche grazie a un esercito di magistrati che lavorano a cottimo: sono i “giudici onorari”, che vengono pagati 98 euro a udienza (lordi) e vanno avanti con proroghe annuali da oltre vent’anni. Insieme ai giudici di pace sono in tutto 5500 magistrati. Hanno la competenza sull’80% dei reati commessi; in qualità di pubblici ministeri e giudici accusano e condannano per esempio un datore di lavoro che non versa i contributi ai propri dipendenti, mentre loro sono i primi a non riceverli dallo Stato. La riforma del ministero della Giustizia li ha definitivamente resi dei volontari, nonostante gli appelli del Csm e della maggior parte dei magistrati togati. La domanda è: cosa succederà quando la riforma andrà a regime tra qualche anno?
Sempre in tema di giustizia ci occuperemo dei “medici incaricati” all’interno dei penitenziari. Dal 1994 non si fanno concorsi e ormai dal 2008 a questi professionisti non viene riconosciuta né la previdenza né l’assistenza, per non parlare degli scatti biennali o dell’indennità di buona uscita.
Infine il caso dei “pianisti accompagnatori” nei conservatori italiani. Devono avere un repertorio per ogni classe di strumento e sono a carico degli stessi conservatori per 9000 euro l’anno. Una figura indispensabile, ma in Italia, a differenza del resto d’Europa, non sono nemmeno previsti come categoria.
 
Il futuro elettrico
 
Un servizio interamente dedicato alle auto elettriche che, secondo il giornalista di Report, sono il futuro dell'auto. Un futuro che per l'Italia almeno, è molto lontano: siamo ancora il paese del petrolio, che importiamo dall'estero o che estraiamo dal sottosuolo in Basilicata, con tutti i rischi per l'inquinamento.
Siamo ancora a questa forma di motore anche per colpa di cattive scelte industriali dell'azienda di auto italiana per eccellenza, la ex FIAT, che ad oggi, è uno dei pochi grandi marchi senza un progetto, senza un prototipo, un modello elettrico o ibrido.
 
Così, mentre nel resto del mondo la mobilità nelle città e fuori dalle città cambia, nell'ottica di ridurre l'inquinamento e migliorare la qualità dell'aria, qui da noi siamo ancora alle prese con le domeniche a piedi (ma a macchia di leopardo).
In Italia, racconta Manuele Bonaccorsi, nel 2017 sono stati immatricolati nemmeno 5000 veicoli, uno dei dati più bassi in Europa: mancano i modelli, mancano anche le colonnine per fare “rifornimento” di elettricità lungo le grandi arterie italiane (tra l'altro, sulla Brebemi mancavano anche le stazioni di rifornimento per la benzina, all'inizio).
Perché allora oggi uno dovrebbe comprare un'auto elettrica allora, visto che non ci sono nemmeno gli incentivi?
A peggiorare le cose va aggiunto che nemmeno produciamo autobus elettrici, seguendo l'anteprima del servizio ho scoperto che li dobbiamo importare dalla Cina: anche qui paghiamo la scelta politica di trasformare Finmeccanica (e le sue aziende) in un produttore di armi (e non di treni o bus).
 
Il servizio racconterà anche delle miniere di Litio in Cile, nel deserto del Salar, a 2500 km di altezza: qui si estrae il prezioso minerale per le batterie della Tesla, andando a mettere a rischio l'ecosistema.
 
 
La scheda del servizio: Diamoci una scossa di Manuele Bonaccorsi (qui una anticipazione su Raiplay)

Il futuro dell'auto è elettrico? Oggi nel mondo ci sono due milioni di vetture elettriche. I grandi costruttori di auto stanno investendo miliardi per produrre nuovi modelli a zero emissioni. La Cina è la leader globale con oltre seicentomila veicoli elettrici venduti nel 2017, e negli Usa Tesla sperimenta la batteria al litio del futuro, con prestazioni fino a ieri ritenute impossibili. Mentre in Europa il vecchio suv turbo diesel domina ancora il mercato. Con l'Italia ultima della classe: poco più dello 0,1% delle auto immatricolate in Italia nel 2017 sono elettriche. Report ha visitato il più grande giacimento al mondo di litio, in Bolivia, e ha intervistato in esclusiva lo scienziato che ha commissionato la sperimentazione su esseri umani per gli effetti del diesel. E ha scoperto il politico italiano che ha sottovalutato la denuncia sulle discrepanze tra i dati delle case produttrici e quelli dei ricercatori sulle emissioni nocive.
 
Questo articolo è stato pubblicato qui

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