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Referendum costituzionale | Una riflessione sull’orientamento di voto di due categorie professionali

Parliamoci chiaro. A parte le opposizioni politiche che vogliono andare al potere, ci sono due mondi professionali che si sono opposti alla riforma costituzionale e questi sono una larga parte della magistratura e dell’università.

La magistratura vede indirettamente indebolito il proprio potere dalla riforma e teme governi forti che la riformino. In altre parole, teme di avere meno potere di negoziazione su riforme che la riguardino. Il che è comprensibile ponendosi dal punto di vista dei magistrati.

L'università teme governi forti che continuino a portare avanti il processo riformatore iniziato con il ministro Mariastella Gelmini, tramite decreto legge, e che ha visto, tra le altre novità, l'introduzione di una maggiore valutazione dei prodotti di ricerca, in particolare tramite l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, e poi il ritorno ai concorsi nazionali per le abilitazione dei docenti universitari.

Tuttavia il processo di riforma dell'università è rimasto incompiuto, mentre quello della magistratura non è mai cominciato ed è certamente necessario, considerati tutti i problemi che ci sono, dalla lentezza dei processi all’incertezza delle pene.

Dal momento che quello giudiziario è ritenuto uno dei poteri più importanti per una democrazia, sicuramente sarebbe stato auspicabile arrivare a una riforma costituzionale dopo aver affrontato i problemi della magistratura. Più che altro per rassicurare i giudici e anche gli avvocati. Ma perché non si è ancora fatto? Probabilmente anche a causa dei problemi istituzionali che questa riforma vuole correggere.

Il mondo universitario italiano in larga parte ha, per l’ennesima volta, assunto posizioni conservatrici dinanzi al cambiamento. Questo per le ragioni già ipotizzate. Governi più forti spaventano le caste professionali. In questo caso quelle dei giuristi e dei professori universitari. Ci si inganna discutendo del merito della riforma perché la vera ragione per cui ci si oppone a questa è il mantenimento dello status quo da parte di alcune caste.

Coloro i quali, molto spesso inconsapevolmente, ci perdono di più sono i giovani meritevoli che vorrebbero poter competere in una società più giusta e meno clientelare, compresi tanti giovani ricercatori italiani. Per questo motivo molti giovani ricercatori dovrebbero votare Sì alla riforma costituzionale, ignorando per una volta i moniti dei baroni.

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