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Referendum. Davvero ha vinto Renzi? Qualcosa non torna

"Risultati ottimi. I lavoratori hanno vinto, qualche consigliere regionale ha perso. Adesso al lavoro per un'Italia più forte ‪#‎lavoltabuona", twittava Renzi.

La fretta dell'annuncite potrebbe però giocare anche qualche brutto scherzo nonostante tutto sia filato liscio tanto che il titolo “Voto flop, schiaffo di Renzi”, come ha titolato lunedì scorso il Messaggero, descrive perfettamente un presidente del consiglio quanto mai lesto, alle 23,18 di domenica, ad archiviare oltre 15 milioni di votanti, disubbidienti e poco riconoscibili nella sua idea d’Italia. E’ infatti l’Italia del più forte e del più furbo, la stessa in cui Renzi, per presenze in tutti i telegiornali di tutte le marche pubbliche e private, ha surclassato Berlusconi. E non era facile, come non lo era il fissare tempi talmente ristretti per lo svolgimento del referendum tali da rendere impossibile il raggiungimento del quorum per un’organizzazione fatta di volontari che hanno stampato manifesti e volantini in tutta fretta. Per non rischiare nulla, Renzi non ha ceduto neanche alle richieste di accorpare in unica data referendum e amministrative, risparmiando così trecento milioni di euro, salvo poi affermare che “con quella cifra avremmo potuto acquistare 350 nuove carrozze per il trasporto pendolare".

Così Renzi canta vittoria in una gara in cui non ha neanche partecipato. La nota stonata è che si annette una vittoria spacciando l’astensione con un consenso personale. Il presidente del consiglio finisce per somigliare a un atleta che non vuole correre la sua gara ma brinda alla vittoria, la propria, quando l'avversario non fa il tempo richiesto. Nello sport vince chi partecipa ma in politica abbiamo imparato un’altra regola: si vince anche contando chi non ha votato.

Ma 15 milioni e mezzo di persone che partecipano sono poi così pochi e insignificanti? Non esattamente, perché al prossimo referendum di ottobre (salvo non ci siano altri 80 euro da distribuire, sempre degli italiani) Renzi dovrà portarne molti di più a votare per il Sì alla Riforma costituzionale. Un compito non facile neanche con cittadini telecomandati e con la gioiosa macchina da guerra che il PD sta approntando.

Intanto il Comitato nazionale delle associazioni “Vota Sì per fermare le trivelle” , nato solo alla fine di febbraio, che comprende anche Legambiente, Slow Food Italia, LIPU, WWF Italia, A Sud, Greenpeace Italia, Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua Pubblica, Marevivo e centinaia di piccoli comitati sorti in molti comuni, in un comunicato emesso a referendum chiuso sottolinea la soddisfazione per “il consenso di 13.334.764 italiani che hanno votato le nostre ragioni. E’ un capitale eccezionale, impensabile anche solo pochi mesi fa, sta a noi non disperderlo. Il 22 aprile a New York si firmerà l’accordo di Parigi contro i cambiamenti climatici e il nostro Governo firmerà senza aver definito un Piano energetico climatico per superare le fonti fossili”.

Non è mancata la conclusione polemica e pungente: “Governo Renzi #staisereno, ti terremo d’occhio e riusciremo a dare una spallata alle fonti fossili. Ma quale #ciaone, abbiamo appena cominciato”.

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