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Recovery Fund | Se pensate che il problema sia un tale Mark Rutte

Al momento in cui scrivo, non è chiaro quando, se e come finirà il vertice europeo per decidere le sorti del fondo di ripresa e resilienza, per gli amici Recovery Fund, legato alla cornice di bilancio settennale della Ue. Nulla di nuovo, in circostanze del genere: riunioni fiume, recriminazioni, stampa italiana che vede nemici ovunque, nel solito riflesso pavloviano del nostro nazionalismo lacero. Ma sin d’ora qualche valutazione si può distillare.

Intanto, è comodo a tutti trovare la figura del cattivone affamatore ottuso, e lanciargli contro i soliti dardi da bar. Questa volta è stato il premier olandese Mark Rutte, epitome di un paese malvagio, bottegaio, ottuso, incapace di guardare oltre il proprio naso. Eccetera. Almeno, secondo l’italica esecrazione.

Mi pare evidente che Rutte faccia gli interessi del suo paese; che tali interessi siano miopi, o non piuttosto il contrario, il tempo dirà. Ma Rutte non è solo: dietro di lui ci sono almeno altri quattro paesi. Piccoli? Si, certo. Ma nei fatti una minoranza di blocco, anche se si dovesse puntare alla soluzione del “freno di emergenza”, quello in cui alcuni paesi pongono una sorta di veto o meglio di freno alla deliberazioni comunitarie.

Vorrei essere noioso e ripetitivo: un gioco cooperativo con molti giocatori produce queste situazioni. Meglio l’unanimità o la cosiddetta maggioranza qualificata? Dipende dai casi e dalle costruzioni di volta in volta discusse. Ma direi che pensare a improbabili opt-out ogni volta che non c’è l’unanimità non è esattamente la soluzione migliore. Nel senso che sarebbe piuttosto ottuso pensare di poter andare avanti senza l’Olanda, esclusa da contribuzione ed ovviamente dai benefici. Anche perché, se togli un contributore netto, tutti gli altri contributori netti usciranno, prima o poi.

Perché ho scritto sopra che la strategia olandese potrebbe non essere miope? Perché è ormai chiaro che il problema, in Ue, al netto della pandemia, è uno ed uno solo: si chiama Italia. Un paese che appare sempre più staccato dal resto del gruppo, in termini di performance economica, e sempre più vocale per vittimismo e petulanza.

Per gli amanti della logica elementare, che poi non sono quelli che vedono complotti contro il nostro meraviglioso paese ad ogni angolo di strada, basterebbe chiedersi perché c’è uno ed un solo paese nelle condizioni di crescente affanno, pandemia o meno. Pensate sia la moneta unica? L’abbiamo solo noi, quindi?

Dell’insistenza italiana a chiedere erogazioni a fondo perduto e dell’obiettivo sottostante a tale condotta, ho già detto mesi addietro: non aumentare il debito pubblico, giunto alle soglie della insostenibilità. Si obietterà che il problema dell’esplosione di debito, sotto pandemia, riguarda tutta Europa e tutto il mondo. Verissimo. E non solo: gli Stati Uniti, dopo le riaperture precoci e demenziali, dovranno rimettere mano pesantemente al portafoglio.

Quindi, per essere chiari: stante la situazione globale e quello che sta accadendo al debito pubblico di tutto il pianeta o quasi, servirà trovare una soluzione per evitare che il mondo collassi sotto il peso del debito. Quella soluzione arriverà, statene certi, anche se al momento non sappiamo come. La gestiranno le banche centrali, siano esse private della loro “indipendenza” o meno, sul piano formale o nei fatti. O forse non sarebbe privazione dell’indipendenza ma rispetto del proprio mandato, a pensarci bene.

A parte ciò, molti diranno che “ogni paese ha i propri sovranisti”. È vero, ovviamente. Anche per questo a me pare del tutto idiota essere il paese più sovranista d’Europa, in termini di voti alle forze politiche, ed al contempo il più straccione nella petulanza di chiedere sussidi. Nessuno ha colto la contraddizione?

Torniamo alla “questione italiana”. È dalla crisi finanziaria del 2010 che in Europa si cerca di apprestare un cordone sanitario per evitare che l’esplosione italiana faccia troppi danni intorno. Non mi pare difficile giungere alla conclusione che anche queste resistenze verso il fondo perduto e l’embrione della mutualizzazione siano solo l’ennesima versione di tale cordone sanitario.

Tutto il cosiddetto track record italiano, nella gestione della spesa pubblica, “congiura” per portare gli altri paesi a rafforzare tale cordone sanitario. Pensate che fuori dai nostri confini nessuno si faccia domande sul paese che necessita di fare deficit come copertura al deficit dell’anno prima? Basta un’oncia di senso comune per arrivare alla conclusione: “questi non sanno spendere, anzi gettano i soldi nello sciacquone”. Chi arriva a tale conclusione è un arido bottegaio contafagioli, un perverso ragioniere che se ne frega della ricchezza culturale del paese più bello del mondo? Ma siete sobri, nel senso di non ubriachi?

E pensate davvero che fuori dai nostri confini nessuno si ponga domande, grattandosi la testa, circa l’approccio italiano alla moneta unica, di cui liberarsi per stampare a piacere e senza alcun vincolo di realtà prima che di bilancio? Ma davvero ci credete? Non è che troppi teatrini televisivi domestici vi hanno mandato il cervello in pappa?

Forse sì, se credete che il problema sia un tale Mark Rutte. Il problema è la credibilità di questo paese, o meglio l’assenza della medesima. E come si risolve, la “questione italiana”? Per chi paga le tasse fuori dall’Italia, e nota che gli italiani passano il tempo a decantare la propria ricchezza, culturale e materiale, in un solo modo: troppo debito pubblico italiano? Compensare con la ricchezza privata italiana. Punto. Invece, dal versante italiano, arriva la solita richiesta: niente prestiti, siamo poveri italiani ricchi.

A dirla tutta, è veramente patetico quello che si legge e si sente in questo paese. Che si sintetizza in un concetto del genere: pensate quante cose meravigliose potremmo fare, se solo ci regalassero del denaro. Eh, figlio mio. Provate a sfrondare la realtà dalla retorica: vi appariranno dei veri e propri mostri, spesso.

E quindi, come finirà? Che arriveranno dei sussidi e dei prestiti, immagino. Non tanti quanti si pensava. A quel punto, in Italia inizieranno le geremiadi: “ecco, se ci avessero dato i 90 miliardi di erogazioni a gratis, anziché i [30-40-50] che ci hanno dato! Ora non riusciremo a fare quello che volevamo, ecco perché i risultati economici non arrivano, non lo capite?” No, non lo capiranno. E avranno ragione.

Che poi, è la stessa canzoncina di sempre ma con altri arrangiamenti: “ah, se l’Olanda ci restituisse i 4 miliardi annui di gettito fiscale che ci ruba! Ah, se la Germania azzerasse il suo surplus commerciale (con gli americani), allora sì che l’Italia andrebbe a razzo”. L’unica certezza è che l’Italia non andrà a razzo ma finirà in un modo che con razzo fa rima baciata.

Foto: European Parliament/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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