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 Home page > Tribuna Libera > Ravanusa: TSO perché protestava contro il lockdown

Ravanusa: TSO perché protestava contro il lockdown

Di cittadini multati perché usciti di casa senza uno dei motivi consentiti dal governo (lavoro, acquisto farmaci o alimentari) si sapeva; ma che per questo fossero sottoposti persino a TSO (trattamento sanitario obbligatorio) per ordine del locale sindaco questa è una … notizia.

I fatti sono avvenuti a Ravanusa, centro di 11.000 anime alle porte di Agrigento, paese in grande crisi demografica se si considera che dal censimento del 1991 ad oggi ha perso circa il 30% dei residenti.

Di proteste contro la sospensione della Costituzione democratica, ne erano già stati segnalati diversi: a Roma, Milano, e Torino. In questi giorni, nel capoluogo lombardo alcuni commercianti sono stati multati per aver inscenato una pacifica manifestazione di protesta per i danni economici subiti dalla chiusura delle proprie attività imposta dal governo.

Il Video dell’intervento dei carabinieri e del personale sanitario

In quel di Ravanusa, le cose, purtroppo, sono trascese.

Il sindaco Carmelo D’Angelo (a capo di una lista civica facente riferimento alla destra) ha disposto il TSO per un uomo che stava protestando, forse agitato ma civilmente, in strada. L’uomo, un trentaquetrenne, è stato immobilizzato da carabinieri e personale sanitario e quindi trasportato all’ospedale di Canicattì (AG). Nella struttura psichiatrica l’individuo sarebbe stato legato manie piedi e avrebbe subito la sedazione con l’uso di psicofarmaci.

La sua colpa? Essere uscito di casa durante la soppressione del diritto umano di circolazione imposto d’autorità dal governo nazionale.

Il video mostra il soggetto che prima circolare in auto protestando, ma senza arrecare pericolo, e poi venire abbattuto e sedato senza opporre alcuna resistenza.

L’avvocato Musso difende il fratello e spiega come sono avvenuti i fatti

« Siamo difronte ad un’aberrante violazione della libertà individuale di una persona colpevole di avere manifestato pubblicamente il suo pensiero, per quanto espresso illecitamente con l’ausilio di un megafono e con il proposito di istigare la cittadinanza a comportamenti non necessariamente contra legem », dichiara il fratello dell’internato, l’avvocato Lillo Massimiliano Musso.

I fatti sono stati chiaramente illustrati dall’avvocato Musso in un ricorso presentato al Tribunale: «La persona soggetta a TSO – percorrendo le vie cittadine a bordo del suo veicolo dotato di un megafono a batterie – manifestava verbalmente la sua totale avversità al regime giuridico in atto, consistente nella privazione delle libertà personali dei cittadini, affermando l’inesistenza di una vera pandemia e invitando i cittadini a disobbedire al noto DPCM e a recarsi a Roma per manifestare contro la privazione delle libertà individuali».

Il sindaco di Ravanusa minaccia querele urbi et orbi

Carmelo D’Angelo, con un comunicato stampa, si difende così parlando di sé in terza persona: «il Sindaco agisce in qualità di Autorità Amministrativa e Sanitaria, nonché di tutore dell’ordine pubblico cittadino, che si avvale di operatori sanitari nell’espletamento delle sue competenze ».

Poi, naturalmente, come da pessima abitudine ormai diffusasi più del virus un po’ ovunque, annuncia querele per tutti: « L’Amministrazione, in ogni caso, darà mandato ad un legale per porre in essere tutte quelle iniziative giudiziarie per tutelare l’onore e la reputazione dei cittadini di Ravanusa, dell’Istituzione “Comune di Ravanusa” ed infine del Sindaco».

Dalla parte del sindaco un certificato medico dal quale risulta che quell’individuo con la propria condotta manifestava «scompenso psichico con agitazione psico motoria ».

Perchè sono intervenuti i carabinieri? Vigili indisponibili?

Sul fatto che l’esecuzione dei TSO spetti al servizio sanitario, mentre quella amministrativa spetta alla polizia municipale in quanto polizia sanitaria del Sindaco, non pare esserci dubbio alcuno. Il Sindaco, infatti, come Autorità Sanitaria agisce in qualità di Ufficiale di Governo e le sue ordinanze che l’Autorità di P.S. è tenuta a far rispettare attraverso la Polizia Locale, più comunemente detti Vigili Urbani e non tutte le altre forze di polizia.

Trattasi di dar esecuzione ad un provvedimento sanitario del Sindaco, quindi compito specifico della Polizia Municipale cui è indefettibile la contestuale presenza del personale sanitario.

Il TSO resta intervento con un duplice obiettivo:

  • 1) terapeutico, realizzato attraverso l’équipe psichiatrica;
  • 2) costrittivo di difesa sociale mediante l’intervento della Polizia Municipale.

È del Ministero della Sanità la disposizione divulgata con circolare del Ministero dell’Interno n. 5300 del 24/08/93 per l’esecuzione del trattamento sanitario obbligatorio (T.S.O.) nei confronti di soggetti malati di mente (artt. 33, 34, 35 della legge n° 833/78).

Il Ministero osserva che l’esecuzione del provvedimento di T.S.O. è compito esclusivo degli operatori dei Servizi Psichiatrici e l’accompagnamento ai luoghi di cura non è più da considerare operazione di Polizia.

L’avvocato Musso contesta il TSO e l’ordinanza del sindaco di Ravanusa

L’avvocato Musso ribatte: «Detto scompenso si traduce in un normale “stato di agitazione”, in una normalissima “arrabbiatura” di un cittadino, come milioni in Italia, che considerano i provvedimenti del Governo restrittivi delle libertà personali fondati pretestuosamente su una pandemia di cui si ha motivo di dubitare, a torto o a ragione ».

Poi l’accusa più grave: «nessuno ha sottoposto a visita medica l’interessato; nessuno ha proposto un trattamento sanitario all’interessato, che quindi non ha potuto optare liberamente tra le varie possibilità».

Naturalmente l’avvocato Musso ammette che «le condotte contestate all’interessato prevedono la denuncia a piede libero e l’applicazione di sanzioni pecuniarie », ma non certamente un TSO.

Il TSO, trattamento sanitario obbligatorio, invece – conclude l’avvocato Musso -, «è uno strumento di privazione della libertà personale concepito come extrema ratio quando una persona presenti patologie mentali che ne determino pericolosità per sé o per gli altri, in soggetti che manifestino minaccia di suicidio, minaccia o compimento di lesione a cose e persone, rifiuto di comunicare con conseguente isolamento, rifiuto di terapia, rifiuto di acqua e di cibo ».

Da qui la contestazione e il ricorso. Il Tribunale di Agrigento, tuttavia, ha stabilito che il caso sarà trattato solo il prossimo 4 giugno.

Nel frattempo centinaia di espressioni di solidarietà giungono dalla famiglia del cittadino. Ad esse si aggiungono, naturalmente, le nostre.

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