• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Questo è l’Egitto che condanna a morte e annienta i diritti umani

Questo è l’Egitto che condanna a morte e annienta i diritti umani

Stanno, lentamente, facendo il giro della rete. La foto della moglie, che bacia, per l'ultima volta, nell'aula del palazzo di giustizia, in Egitto, il proprio uomo. Che verrà da lì a poco impiccato.

Uno dei 15 ammazzati dalla giustizia egiziana in questo mese di febbraio 2019. Cosa che ha determinato una dura reazione delle Nazioni Unite. Confessioni estorte tramite torture, come è stato denunciato a più livelli. Ma ciò non è servito a fermare la tremenda macchina della morte egiziana la cui dittatura è legittimata dalle più alte democrazie occidentali. 

Il tutto mentre si svolge, in Egitto, in modo vergognoso, il primo summit arabo-europeo, della storia. Come potrà l'Europa parlare ancora di diritti umani, non si sa. Ha perso ogni minima credibilità e attendibilità. E poi, un video. Da cui è tratto un fermo immagine. In un primo momento ti viene in mente tutta quella delicatezza, quell'umanità, quell'emozione profondissima che ti hanno offerto opere come la pietà vaticana, di Michelangelo, considerata come la più importante opera d'arte mai prodotta dall'Occidente. Ma questa non è una statua. Non è un quadro.

Non è Gesù e neanche la Madonna. Ma una mamma. Una mamma che accarezza il volto del proprio figlio. Giovane. Sembra dormire. Ma non dorme.Gli chiede, con forza, "Sei contento di me Abdullah? Sono contento di te. Dì qualcosa". Ma Abdullah non potrà rispondere. Per sempre. Ammazzato in età giovanissima dall'ingiustizia egiziana, anche lui. Questo è l'Egitto che ha ammazzato Giulio Regeni. Questo è l'Egitto con cui Italia, Francia, Inghilterra, Usa, Germania, fanno affari, invitano i turisti ad andarsi a fare i loro viaggi in un Paese non dichiarato insicuro. Questo è l'Egitto che l'Europa legittima e con cui vuole cooperare. Immagini, forti, potenti, ma drammaticamente reali. Questo è l'Egitto di Al Sisi la cui dittatura iniziata nel luglio 2013, dopo aver rovesciato il primo presidente democraticamente eletto nella storia del paese, si appresta a governare almeno fino al 2034 calpestando la Costituzione del Paese ed i diritti umani.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità