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Quello strano concetto di produttività della Regione Sicilia

di Luigi Oliveri

Egregio Titolare,

la produttività, nell’ambito delle attività della Pubblica Amministrazione, dovrebbe consistere nella capacità di fissare obiettivi di particolare beneficio per la popolazione amministrata, indicando parametri per la loro misurazione e stabilendo modalità organizzative per raggiungerli.

 In Sicilia, ma la questione purtroppo riguarda in generale moltissime pubbliche amministrazioni, pare proprio che non sia questo il modo di intendere la ricerca dell’efficienza ed il collegamento di premi di produttività a questa.

In breve, i fatti avvenuti negli scorsi giorni sono questi. La Cassa integrazione in deroga passa attraverso le regioni, chiamate a confrontarsi con le aziende che possono accedervi per autorizzarla ed individuare i lavoratori beneficiari. Questo sta comportando una serie di ritardi, perché le regioni e le province autonome complessivamente sono 21: 21 modalità differenti di operare, 21 sistemi, e, soprattutto, 21 velocità.

La Sicilia è tra le regioni meno attrezzate per attivare velocemente le pratiche per consentire a circa 139.000 lavoratori di ottenere l’agognato ammortizzatore, perché ha un sistema informativo inadeguato e lento.

Mentre la Cassa in deroga aspetta, l’idea è stata semplice e banale: se la piattaforma informativa è lenta e farraginosa, è opportuno allora incrementare le attività dei dipendenti, non solo dedicandole maggiormente alle pratiche necessarie, ma aumentando anche il numero dei dipendenti da destinare a tale funzione: da 100 a 230, circa.

Ma, qui, è arrivato l’altolà dei sindacati. Che hanno chiesto una “negoziazione” ed un immancabile “tavolo”, nel quale proporre, a fronte della necessità di accelerare le pratiche a causa dell’inefficienza del sistema informatico, un “premio” di produttività di 10 euro per ciascuna pratica trattata dai dipendenti incaricati.

 

Per la verità, Titolare, tra i sindacati si è creato anche qualche distinguo: la Cgil nega che si sia inteso condizionare il trattamento delle pratiche per la Cig in deroga al bonus, sottolineando che i dipendenti regionali hanno iniziato da tempo l’attività, senza specifica remunerazione. Ma, comunque, conferma la “disponibilità a sottoscrivere un accordo che preveda una premialità in relazione alle prestazioni dei dipendenti inclusi nel processo di erogazione della Cassa integrazione guadagni in deroga”. Un accordo che, per la Cisl è “basato interamente sugli strumenti messi a disposizione dall’innovativo Contratto collettivo di lavoro regionale firmato lo scorso anno”. Un contratto “dove sono previsti istituti e fondi proprio per particolari attività straordinarie”.

Come dice, Titolare? La trattazione delle pratiche di Cig in deroga, per i dipendenti di un Assessorato al lavoro, non ha nulla di straordinario? È il grande equivoco esistente da anni, nella PA, sul tema della produttività. Purtroppo, alimentato anche dalla Corte dei conti e dall’Aran.

Si confonde, infatti, l’incremento della produzione di valore con lo svolgimento di attività straordinarie o, comunque, “aggiuntive”. Secondo la magistratura contabile, che sul punto interpreta un vademecum dell’Aran, per mettere a disposizione somme finalizzate al premio dei dipendenti occorre che

[…] siano correlate al grado di rilevanza ed importanza dei risultati attesi, nonché all’impegno aggiuntivo richiesto alle persone, calcolando, se possibile, il valore di tali prestazioni aggiuntive.

Un’attenzione spasmodica ed eccessiva verso l’impegno “aggiuntivo”, che finisce per svilire il concetto di produttività e ridurlo ad una sorta di premio a cottimo, “per pratica lavorata”, come se la PA dovesse cercare un “prezzo”, per altro rivolto a se stessa, per l’attività svolta dai propri dipendenti.

L’impegno aggiuntivo si paga con lo straordinario. E non ha nulla a che vedere con la produttività, che è il risultato finale di un impegno aggiuntivo o di un diverso modo di gestire le pratiche.

La stessa Aran, in uno dei tanti pareri che correlano impropriamente la produttività all’impegno “aggiuntivo”, evidenzia però che le connesse risorse sono

[…] rese disponibili solo a consuntivo e sono erogate al personale in funzione del grado di effettivo conseguimento degli obiettivi di performance organizzativa ai quali l’incremento è stato correlato.

Nel caso di specie, il “risultato” non è, Titolare la lavorazione della pratica, che per altro non è se non dovere d’ufficio. Un risultato, inteso come valore aggiunto, si avrebbe solo se la regione stabilisse di concludere tutte le pratiche di Cig in deroga entro un termine fisso e preciso, nell’ambito di un progetto di lavoro che indichi a ciascun dipendente quante pratiche trattare al giorno, con quali metodologie e livelli di qualità, per giungere al risultato, per altro non da commisurare al numero delle pratiche, ma a parametri di valutazione del valore aggiunto.

L’idea, invece, che la produttività consista in una sorta di cottimo per le pratiche è molto radicata. Specie se il lavoro richiesto sia rivolto al “recupero dell’arretrato”, indicato in maniera estremamente diffusa, nella PA, come addirittura “buona prassi” per progetti di performance”.

Infatti, l’“innovativo” contratto collettivo regionale della Sicilia, all’articolo 90, comma 4, stabilisce che le risorse destinate alla produttività

[…] sono utilizzate per l’attuazione di specifici progetti finalizzati all’incremento qualitativo e quantitativo dei servizi erogati alla collettività, per il recupero dell’arretrato corrente dei relativi carichi di lavoro nonché ai premi e trattamenti economici correlati alla performance organizzativa…

Come dice, Titolare? Comodo tenere il freno a mano, far insorgere arretrato e poi chiedere “bonus” per il recupero delle pratiche?

Sta di fatto che l’inquilina di Palazzo Vidoni si dichiara attonita per la vicenda siciliana. E ha deciso di inviare l’Ispettorato del dipartimento della Funzione Pubblica per chiarimenti.

Una buona notizia: l’Ispettorato viene mosso per attività realmente rilevanti, si spera distogliendolo dall’occupazione alacremente svolta nei giorni scorsi, per chiedere conto e ragione alle amministrazioni che hanno posto in ferie d’ufficio i dipendenti non utilizzabili in smart working ed in presenza.

È auspicabile che l’Ispettorato tenga le antenne dritte anche rispetto ad altre rivendicazioni che muovono sempre dalla Sicilia, relativamente alle attività in smart working, tra le quali quella, immancabile, del “buono pasto”. Sul tema, il ministro Dadone ha già espresso “dubbi”. Come dice, Titolare? Forse sarebbero opportune certezze ed indicazioni chiare, non solo sull’improponibilità del buono pasto per chi lavora da casa e sulle regole della remunerazione della produttività? E aggiungono questi pixel: sarebbero necessari anche controlli preventivi di legittimità sui contratti.

Anche perché la pancontrattualizzazione e sindacalizzazione di progetti legati alla produttività si scontra con le chiarissime previsioni della normativa, la quale, correttamente, attribuisce l’elaborazione ed approvazione di progetti ed obiettivi in via unilaterale al solo datore pubblico e non prevede, tra le materie di contrattazione, la determinazione delle risorse da destinare allo scopo.

Foto di Pixaline da Pixabay 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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