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Quella soldatessa arrestata perché aiutava i boss

Donne e "terroriste"...

Cronaca di una giornata di giugno, neanche troppo calda. "Nel segno di Venere".

Laura Titta ha venticinque anni. E' una donna - soldato. Oggi la sua residenza è presso il carcere militare di Santa Maria Capua vetere (Ce).

Guardi la sua immagine che la ritrae bella ed angelica, dalle pagine web di un quotidiano campano. Pensi a quel tatuaggio, che porta fiera su una gamba: "terrorista". E poi leggi; cronaca di un'esistenza prestata ai voleri di chi proprio non ti aspetteresti. Veste una divisa, Laura. Ha prestato giuramento, Laura. Sì. Ma a chi?

Cameriera, per i boss. "Favoreggiamento" - tecnicamente, l'accusa -. Accompagnava i latitanti, nei loro spostamenti; li cibava. Con la divisa stampata in petto e la scritta "terrorista", su quella gamba.

La tua mente non accetta e pensi: "sarà stata costretta; la minacciavano, l'avranno ricattata"... Ti ripugna, ammettere il contrario. Ti lascia interdetta, l'idea che chiedesse aiuto ad uomini del clan, per "punire" i fidanzati disubbidienti o dispettosi. Ma siamo nel fumoso ambito delle ipotesi e Laura, allo stato, è solo un'indagata.

Ma come fanno, le mafie, a prosperare? Quale, il sistema, per rigenerarsi? Come riescono a nascondersi e a sopravvivere, nonostante la caccia serrata, i criminali costretti come topi, nei propri "bunker" disseminati sul territorio?

Perché c'è chi lo ha costruito, il "bunker", conosce e tace; chi li accompagna negli spostamenti; chi materialmente li sfama; chi "gli regge il gioco".

Se queste pedine si frantumassero... anche questi finti sovrani senza trono, si sgretolerebbero come vampiri, alla luce del sole.

E' notte e il mio pensiero va a chi resiste e lotta; alle tante donne con la "D" maiuscola, novelle wonderwoman, cui spetta in molti casi "far quadrare il bilancio familiare" e fare i conti con mille difficoltà, ogni giorno.

Donne che hanno scelto e che mai venderebbero la propria anima, ancor prima del proprio corpo, ad alcuno.

Le stesse Donne dalle quali è partito un forte segnale di solidarietà, questa sera, a due uomini minacciati dalle mafie, circa 24 ore fa: il giornalista Michele Mignone ed il medico Renato Franco Natale, presidente di un'associazione baluardo di legalità, a Castelvolturno (Ce).

Laura Titta, la "terrorista" accusata di favorire il clan dei casalesi, resta in carcere, in attesa del suo destino, al momento.

"La mafia uccide. Il tuo silenzio pure". Così, Daniela e Paola, stasera.

Donne.

Libere.
 


 

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