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 Home page > Attualità > Cronaca > Quell’ipocrita commozione sulla tragedia rom

Quell’ipocrita commozione sulla tragedia rom

Se non sarà domani, sarà dopo qualche giorno, ma alla fine saranno dimenticati quei quattro piccoli bambini morti bruciati in un campo rom di Roma. Basta poco, sarà sufficiente rigettare la condizione di vita nei campi rom nel buco nero della cronaca in diretta dalle mutande del presidente. E allora tutto tornerà al suo posto: parole commosse a far vibrare lingue ipocrite; lacrime che non saranno di umanità, ma di coccodrillo; proclami fatti di cose già sentite e utili solo alla diffusione di agenzie di stampa. Alemanno, sindaco di Roma e campione di tutte quelle versioni dell’ipocrisia, ha potuto dire, subito dopo il tragico rogo che «Non possiamo permettere che la gente continui a vivere in baracche di plastica, dove basta un cerino che cade nel posto sbagliato per farle diventare dei forni crematori a cielo aperto». Come se la baracca fosse la causa di quelle morti, e non fosse invece riconducibile ad una politica che in maniera quasi trasversale declina un problema sociale a questione di ordine pubblico.
 
Solo il velo di un’ipocrita commozione può fare apparire dignitosa la proposta di Alemanno di «arrivare a 10 campi autorizzati e legali» che sostituiscano quelli abusivi. Si tratta in realtà di una politica perfettamente in linea con quella annunciata a settembre dello scorso anno, quando il sindaco di Roma pianificava lo sgombero di 200 accampamenti, alleanze con la Francia che stava già adottando politiche razziste condannate dall’UE e la realizzazione di 10 campi autorizzati e, verosimilmente, controllati dalle autorità. Ordine pubblico, appunto, per affrontare una questione sociale.
 
E la questione è la considerazione di avere a che fare con “qualcosa” di diverso dagli italiani (dimenticando oltretutto che sono italiani moltissimi rom e sinti), che non potrà mai essere integrato ai purissimi del Belpaese, ma al massimo potrà essere sopportato se tenuto (quel qualcosa) a debita distanza. Come la spazzatura, che si getta in discariche possibilmente lontano dai nostri occhi, perché «i cittadini chiedono sicurezza e rispetto delle regole», ripeteva il sindaco di Milano Letizia Moratti, all’indomani del rogo avvenuto il 27 agosto scorso in un altro campo rom di Roma, nel quale morì un bambino di soli 3 mesi. E gli sceriffi con la fascia tricolore la sicurezza la regalano allontanando gli “indesiderati” dalla vista della brava gente e il rispetto delle regole è viene dall’autorizzazione stessa ai campi, dove gettare i rifiuti umani da utilizzare al momento opportuno dai solerti “imprenditori politici del razzismo”, come li definisce Alberto Burgio nel suo (ottimo) libro “Nonostante Auschwitz.
 
Così si parla ad esempio di “bonifica dei campi rom” per dire delle ruspe che spazzano via baracche con le poche (e uniche) cose che quella povera gente possiede, compresi i libri ed i quaderni di scuola elementare dei bambini (come avvenuto per lo sgombero del campo di Ponte Mammolo a Roma nel dicembre 2007, con l’allora sindaco Veltroni. Tanto per ricordare la trasversalità di certa “imprenditoria politica”). Oppure si parla, come Alemanno, di «accoglienza sostenibile». Un concetto apparentemente condivisibile, forse proprio perché istintivamente riconducibile alla sostenibilità ambientale. Ma in genere lo si dice con riferimento all’inquinamento sopportabile da un certo ambiente. E denota, quella frase, una netta chiusura sociale, perché ammette elementi (considerati nocivi) fintanto che il corpo (sociale) può assumerne senza conseguenze per la sua forma ordinata e stabilita gerarchicamente, dove ci sentiamo al sicuro, fintanto che ad essere ghettizzati sono gli altri.
 
[foto di inviatospeciale.com]

Commenti all'articolo

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.162) 9 febbraio 2011 13:10
    fernanda cataldo

    c’è una grande differenza tra rispetto e pietà, se non altro i "rom" meritano un grande "rispetto", perchè loro a differenza di "noi" non fanno la "guerra".

    ferni

    • Di Carmine Tomeo (---.---.---.94) 9 febbraio 2011 13:39
      Carmine Tomeo

      Hai perfettamente ragione Fernanda. Moni Ovadia propose giustamente, tre anni fa, di dare il premio nobel al popolo rom proprio per questo motivo.

    • Di Dany (---.---.---.118) 10 febbraio 2011 08:54

      Cara Fernada.. forse non hai mai avuto a che fare con loro...I rom rubano..rapiscono i bambini ...non lavorano e comunque girano in mercedes... sono parassiti della societa...costringono i loro figli a fare l elemosina ... a stare fermi per ore ... a fingeri zoppi e storpi... persone cosi secondo te meritano rispetto??? Andrebbero tolti loro tutti i bambini e mandati a vivere nelle fogne...dove è il loro posto naturale... 

    • Di Carmine Tomeo (---.---.---.94) 10 febbraio 2011 09:35
      Carmine Tomeo

      Dany, i rom rubano, certo, anche loro rubano, e chi lo nega? Rubano anche i gagè (cioè i "non zingari"); rubano i Tanzi; rubani i grossi finanzieri che hanno alla fine provocato la peggiore crisi economica dal 1929... Eppure ci si scaglia con le comunità rom e non contro gli altri. Evidentemente qualche problema di pregiudizio c’è e si vede. Che poi non è chiaro il motivo per cui, se in una comunità ci sono elementi che delinquono, l’accusa debba essere rivolta anche a tutti gli altri. I reati sono soggettivi, è la persona che delinque, non una comunità. Sennò, per analogia, gli italiani dovrebbero essere tutti mafiosi. Stessa cosa sulle altre accuse.

      Sui rom che rubano i bambini, dovrei ormai farmi una risata, tanto è dimostrato il contrario. Scusami Dany, ma è come credere ancora al lupo mannaro. Ricordo, tanto per fare un esempio, un’indagine commissionata dalla Fondazione Migrantes all’Università di Verona, nel quale è empiricamente dimostrato che prendendo in riferimento un periodo che va dal 1986 al 2007, non ha evidenziato NEMMENO UN CASO DI RAPIMENTO DI BAMBINI DA PARTE DI ROM.

      Dany, forse parli per sentito dire, e allora faresti bene ad informarti, prima di fare certe affermazioni. Oppure parli per esperienza personale, ma evidentemente la tua esperienza è tua e non di tutti e perciò sarebbe quanto meno presuntuoso generalizzarla e renderla Verità rivelata. Io, ad esempio, ho avuto un’esperienza non felice con il mio vicino di casa (non rom), ma non dico che tutti i vicini di casa sono come lui...

  • Di (---.---.---.230) 9 febbraio 2011 15:42

    gli zingari rubano, bruciano, avvelenano, sfruttano i bambini. a cagliari il comune permette la loro discarica a cielo aperto. nel silenzio dei media e dei politicanti. qui la prima parte di un’ inchiesta di un giornalista free lance cagliaritano censurata dai media. http://cagliari2.0.over-blog.it/art...

    • Di Carmine Tomeo (---.---.---.94) 9 febbraio 2011 16:09
      Carmine Tomeo

      Ho letto l’inchiesta e mi chiedo: ma tu, l’hai letta? Non si parla di zingari che rubano o che sfruttano bambini. Anzi, si dice di una condizione dalla quale la comunità rom da sola difficilmente potrebbe uscire.

      Già praticamente in premessa, in quell’articolo è scritto: "Per far capire di cosa parliamo, non bisogna pensare a un campo di (cosiddetti) nomadi con adiacente una discarica, bensì a una discarica con al suo interno una comunità. Poveri esseri umani che vivono in uno spiazzo di terra battuta , dove i furgoni, le auto, le roulottes e un paio di ormai fatiscenti edifici in muratura, fanno da cornice a donne, bambini, cani, detriti, spazzatura, cumuli di spazzatura e detriti, fumi venefici, pozze d’acqua putrida, carcasse di veicoli carbonizzate, panni stesi, escrementi. E poi spazzatura. Spazzatura, spazzatura e ancora spazzatura." Come a dire che i rom subiscono una condizione indegna loro malgrado.

      E poi, lì si parla di una situazione "tacitamente incentivata dall’amministrazione e dalle forze preposte a far rispettare le leggi"; di aziende delle vicinanze che "trovano vantaggioso liberarsi in tal modo dei loro rifiuti, piuttosto che rivolgersi ai servizi (comunali e/o privati) di smaltimento"; di "automobilisti che sfrecciano sulle strade adiacenti all’inferno rom, in una indifferenza pari solo a quella delle autorità municipali che ignorano la scandalosa discarica".

      Insomma, quei rom, secondo l’inchiesta che tu citi a sostegno del tuo pregiudizio nei confronti dei rom, dice di fatto, invece, che la comunità rom è l’unica vittima.

      Ripeto la domanda: ma tu, quell’inchiesta, l’hai letta?

  • Di geronimo54 (---.---.---.192) 9 febbraio 2011 19:32
    geronimo54

    Forse sarebbe il caso che qualcuno meditasse sul fatto che nei campi di sterminio nazisti si è consumato l’olocausto non solo degli ebrei, ma anche degli zingari e degli omosessuali; tutti con un’unica colpa: essere ciò che erano.
    E a chi difende certe tesi, basate sul pregiudizio, posso solo ricordare le parole di Primo Levi:
    "A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che "ogni straniero è nemico". Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari o incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora al termine della catena sta il lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano".

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