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Quel traditore di Virgilio. Troppo "terrone" per essere festeggiato a Mantova

Vincenzo Chizzini, proprietario di una tabaccheria in quel di Mantova, è assessore leghista al turismo nell’amministrazione comunale. Fatalità vuole che proprio in questi giorni Mantova sia sede della manifestazione “Virgilio a Mantova”, con la quale la città celebra il suo concittadino più famoso - il poeta latino Publio Virgilio Marone - con mostre, convegni, premi letterari, concerti, reading. Tutto questo però ha fatto indignare il tabaccaio Chizzini, che imprudentemente ha invaso un campo non suo, quello della cultura. Indignazione, sì perché Virgilio ha passato tutta la sua vita a scrivere poesie invece di produrre e contribuire alla crescita del Pil (un pessimo esempio per le giovani e laboriose generazioni padane). E poi perché scriveva le sue poesie in latino, l’antica lingua dell’odiata Roma ladrona, la lingua di Cesare, persecutore dei Galli e del loro condottiero Vercingetorige, dall’elmo cornuto. E infine perché Virgilio durante la sua vita si trasferì stabilmente prima a Roma e poi nel meridione d’Italia, facendosi seppellire infine a Napoli.

La celebrazione di un padano che tradì le sue origini andando a vivere nel Sud proprio non è andata giù al Chizzini, che ha proposto di celebrare invece Teofilo Folengo - noto per avere inventato il maccheronico, un mix pasticciato di parole italiane con desinenze latine, parole latine e dialetto mantovano del ‘500 - da celebrare come il vero interprete della “mantovanità”.

C’è un limite all’ignoranza e all’arroganza? Sembra di no. Ma forse c’è una spiegazione non banale. Ha cominciato Bossi parlando in modo incomprensibile. Tutti hanno pensato a una difficoltà di linguaggio dovuta all’ictus di anni fa, senza capire che quelli che sembrano farfugliamenti sono in realtà discorsi in lingua celtica. E il Chizzini ha colto l’occasione al volo per adeguarsi a modo suo all’evoluzione linguistica del Capo, senza capire però che ormai il celtico-padano sta evolvendo verso un vero e proprio linguaggio universale, una neolingua, a base di sbadigli, pernacchie ed esibizioni del dito medio. E questo non può andar bene neanche per una celebrazione in stile maccheronico.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.139) 6 settembre 2012 10:38

    Penso che sia necessario ascoltare tutti, specialmente chi è ignorante (nel senso, non offensivo: che ignora), e, invece di ’ammazzarlo’ con dotti interventi cui l’ignorante NON può opporsi, convincerlo che, in quello che, nelle sue rozze parole, abbozza, ha torto. Si ascolti quindi anche Chizzini, gli si spieghi che quello che dice è insostenibile, e di ciò lo si convinca. Nell’intervento incolto (sia detto senza offesa) di Chizzini, NON tutto è da buttare, e se per ’mantovanità’ si deve intendere ’un modo di pensare mantovano’, NON c’è dubbio che in Teofilo Folengo (mantovano come Virgilio, e come Virgilio morto altrove) codesto ’modo di pensare mantovano’ (nato dal latino maccheronico, che mescola dialetto mantovano e latino) c’è. E anch’io, che sono ignorante, mi chiedo, e chiedo ai dotti (che difficilmente ascoltano gl’ignoranti): Virgilio, nel suo poetare, esprime ’un modo di pensare mantovano’? 

    Dialettal-mantovanamente

    gianfranco mortoni 

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