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Quel che rimane di Patricia Cornwell

Prosegue il mio piccolo viaggio nel mondo di Patricia Cornwell e della sua Kay Scarpetta. Questa volta è stato il turno di Quel che rimane, giallo a tinte molto scure che ci porta nel mondo del più classico serial killer, quello delle coppiette che si appartano in una zona poco visibile e fanno una fine brutta, brutta davvero.

Ovviamente non è proprio così ma ci avviciniamo molto. L’assassino con cui ha a che fare la patologa più famosa avvicina infatti giovane coppie, in qualche modo le costringe a scendere dalla macchina, a togliersi scarpe e calze e a seguirlo, mani legate, in un bosco. Qui la coppia viene eliminata e posizionata abbracciata, per poi essere trovata dagli inquirenti mesi dopo in condizioni di deterioramento notevoli.

E’ già successo tre volte, forse quattro, quando scompare la figlia di una politica importante, col suo ragazzo. Avranno fatto la stessa fine?


Da qui parte tutta l’indagine e l’approfondimento, come pure le inevitabili storie parallele, su tutte quella che coinvolge la mamma politica, che non prende benissimo la scomparsa della figlia, e la giornalista Abbey, amica di Kay, che si comporta in maniera alquanto strana proprio mentre si occupa di quella serie di omicidi.

La Cornwell approfondisce poi il rapporto tra il suo medico e Pete Marino, il poliziotto che la affianca come sempre nelle indagini.

L’intreccio è discreto, funziona, non ha grosse lacune. La tensione viaggia senza mai raggiungere picchi troppo elevati. Si gioca col DNA questa volta, anche in maniera decisamente spinta.
Il finale è ben costruito.

Ancora una volta quindi il romanzo funziona, si lascia leggere, seguire senza fatica, ma non è certo indimenticabile. Vedremo cosa mi riserverà nel proseguio la mia serie.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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